È di questi giorni la notizia dell’avvenuta archiviazione dei procedimenti nei confronti di molti degli indagati per i presunti illeciti commessi presso le commissioni tributarie di Napoli nell’inchiesta scoppiata del marzo del 2012 sul gruppo imprenditoriale Ragosta, con ramificazioni negli ambienti dell’acciaio, degli immobili pubblici e del mercato alimentare che ha coinvolto ottantadue persone tra imprenditori, professionisti, docenti, funzionari e giudici tributari napoletani. Fra questi la prof.ssa Paola Coppola, commercialista, consulente finanziaria, docente di Diritto Tributario ad Economia dell’Università Federico II e Delegata del Rettore per la Gestione delle problematiche connesse alle questioni di carattere tributario e fiscale, per la quale è stata disposta l’archiviazione in relazione ai capi d’imputazione a lei ingiustamente ascritti. Dopo tre anni, il Pubblico Ministero di Roma Giuseppe Deodato ha riscontrato, infatti, ciò che già era stato accertato dal Tribunale del Riesame di Roma nel maggio dello stesso anno riguardo la presunta corruzione in atti giudiziari e accesso abusivo al sistema informatico delle commissioni tributarie, ovvero che tali azioni non vi erano mai state così come non vi erano mai state controprestazioni offerte da cui si sarebbe potuto desumere che la prof.ssa Coppola avesse richiesto o ricevuto favori e notizie riservate.
“Assolutamente privo di fondamento, dunque, il provvedimento adottato a suo tempo nei miei confronti”, afferma la prof.ssa Coppola, la quale sottolinea di aver dovuto patire “l’onta (anche mediatica) della misura restrittiva del divieto di dimora, aggravata all’epoca da distorte informazioni sul mio coinvolgimento nell’inchiesta, mentre oggi risulta marginale il risalto sulla mia persona nelle notizie diffuse a mezzo stampa”.
“Assolutamente privo di fondamento, dunque, il provvedimento adottato a suo tempo nei miei confronti”, afferma la prof.ssa Coppola, la quale sottolinea di aver dovuto patire “l’onta (anche mediatica) della misura restrittiva del divieto di dimora, aggravata all’epoca da distorte informazioni sul mio coinvolgimento nell’inchiesta, mentre oggi risulta marginale il risalto sulla mia persona nelle notizie diffuse a mezzo stampa”.