Attualmente finiscono in discarica, con costi notevoli per le casse del Comune e per l’ambiente, perché contribuiscono a formare la massa del cosiddetto rifiuto indifferenziato. Quello che marcisce produce percolato e cattivo odore. Invece, se ben sfruttati, potrebbero rappresentare una ricchezza, diventerebbero prezioso fertilizzante. Gli sfalci di potatura e le foglie dei parchi pubblici sarebbero una risorsa, se soltanto ci fossero capacità ed attrezzature, tutt’altro che proibitive, per trasformarli in compost. Dalla collaborazione tra la Facoltà di Agraria, la II Municipalità del Comune e l’associazione Parco Sociale Ventaglieri, parte ora una iniziativa interessante, una esperienza pilota che dimostra come, con un minimo di buona volontà ed a costo quasi zero, i rifiuti possano diventare ricchezza.
Tutto parte dal protocollo d’intesa siglato tra l’Università (Dipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio, diretto dal professore Nunzio Romano) e la Municipalità. Prevede che quest’ultima acquisti un biotrituratore, una sorta di cilindro in cui gli scarti di vegetazione e di potatura del Parco Ventaglieri saranno sminuzzati, miscelati con terriccio e matureranno fino a diventare fertilizzante. Quintali di materiali sottratti ogni mese alla discarica ed utilizzati per migliorare la qualità del terreno del Parco, oppure regalati ai napoletani, affinché li impieghino nelle aiuole, nei giardini privati e nei vasi di piante in balcone. La Facoltà di Agraria ci mette le sue competenze e s’impegna a svolgere la formazione nei confronti dei giardinieri del parco. L’attività fondamentale di sensibilizzare i cittadini sarà svolta dall’associazione. Quest’ultima, in futuro, potrebbe anche farsi carico di veri e propri laboratori per il compostaggio, magari estesi non più solo agli scarti di vegetazione del Parco, ma ai residui di frutta e verdura che quotidianamente si sprecano in pattumiera.
“Il biotrituratore – dice Francesco Giannino, che segue il progetto nella duplice veste di ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Agraria e di volontario dell’associazione Parco Sociale Ventaglieri – dovrebbe essere installato a novembre. Il primo compost, considerando i tempi necessari alla maturazione, potrà essere pronto un po’ prima dell’inizio della primavera”.
Aggiunge Francesco Chirico, Presidente della Municipalità: “L’iniziativa è praticamente a costo zero. Noi ci impegniamo solo ad acquistare il biotrituratore, per il quale occorrono circa 1000 euro. Con una cifra così esigua, con l’impegno dei giardinieri, grazie all’assistenza tecnica dell’Università ed al sostegno dei volontari, il parco dei Ventaglieri potrà essere la prima area verde cittadina che non manderà più rifiuti in discarica”.
Un esempio di buona pratica, in una città che continua a non avere impianti di compostaggio. Eppure questi ultimi rappresentano un nodo essenziale per voltare pagina rispetto all’emergenza. Permetterebbero, infatti, di trasformare in compost ed ammendante la parte umida del rifiuto (circa il 40% del totale), da raccogliere a parte: scarti alimentari e vegetali. Attualmente Napoli invia fuori regione con costi proibitivi – circa 200 euro a tonnellata – l’umido che differenzia attraverso il sistema del prelievo porta a porta. Gran parte degli scarti alimentari e vegetali, però, finisce in discarica.
“La mancata realizzazione degli impianti di compostaggio – sottolinea il prof. Massimo Fagnano, che coordina le attività sul compostaggio – è il frutto di una scelta chiaramente improntata al profitto garantito dagli inceneritori e dalle discariche, piuttosto che a minimizzare l’impatto ambientale. La prova è che il sito di compostaggio di Caivano, realizzato ormai molti anni fa, è stato utilizzato per tutti altri scopi. L’impegno della Facoltà al Parco dei Ventaglieri vuole essere anche un modo per sottolineare la centralità del compostaggio per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti”.
Fabrizio Geremicca
Tutto parte dal protocollo d’intesa siglato tra l’Università (Dipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio, diretto dal professore Nunzio Romano) e la Municipalità. Prevede che quest’ultima acquisti un biotrituratore, una sorta di cilindro in cui gli scarti di vegetazione e di potatura del Parco Ventaglieri saranno sminuzzati, miscelati con terriccio e matureranno fino a diventare fertilizzante. Quintali di materiali sottratti ogni mese alla discarica ed utilizzati per migliorare la qualità del terreno del Parco, oppure regalati ai napoletani, affinché li impieghino nelle aiuole, nei giardini privati e nei vasi di piante in balcone. La Facoltà di Agraria ci mette le sue competenze e s’impegna a svolgere la formazione nei confronti dei giardinieri del parco. L’attività fondamentale di sensibilizzare i cittadini sarà svolta dall’associazione. Quest’ultima, in futuro, potrebbe anche farsi carico di veri e propri laboratori per il compostaggio, magari estesi non più solo agli scarti di vegetazione del Parco, ma ai residui di frutta e verdura che quotidianamente si sprecano in pattumiera.
“Il biotrituratore – dice Francesco Giannino, che segue il progetto nella duplice veste di ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Agraria e di volontario dell’associazione Parco Sociale Ventaglieri – dovrebbe essere installato a novembre. Il primo compost, considerando i tempi necessari alla maturazione, potrà essere pronto un po’ prima dell’inizio della primavera”.
Aggiunge Francesco Chirico, Presidente della Municipalità: “L’iniziativa è praticamente a costo zero. Noi ci impegniamo solo ad acquistare il biotrituratore, per il quale occorrono circa 1000 euro. Con una cifra così esigua, con l’impegno dei giardinieri, grazie all’assistenza tecnica dell’Università ed al sostegno dei volontari, il parco dei Ventaglieri potrà essere la prima area verde cittadina che non manderà più rifiuti in discarica”.
Un esempio di buona pratica, in una città che continua a non avere impianti di compostaggio. Eppure questi ultimi rappresentano un nodo essenziale per voltare pagina rispetto all’emergenza. Permetterebbero, infatti, di trasformare in compost ed ammendante la parte umida del rifiuto (circa il 40% del totale), da raccogliere a parte: scarti alimentari e vegetali. Attualmente Napoli invia fuori regione con costi proibitivi – circa 200 euro a tonnellata – l’umido che differenzia attraverso il sistema del prelievo porta a porta. Gran parte degli scarti alimentari e vegetali, però, finisce in discarica.
“La mancata realizzazione degli impianti di compostaggio – sottolinea il prof. Massimo Fagnano, che coordina le attività sul compostaggio – è il frutto di una scelta chiaramente improntata al profitto garantito dagli inceneritori e dalle discariche, piuttosto che a minimizzare l’impatto ambientale. La prova è che il sito di compostaggio di Caivano, realizzato ormai molti anni fa, è stato utilizzato per tutti altri scopi. L’impegno della Facoltà al Parco dei Ventaglieri vuole essere anche un modo per sottolineare la centralità del compostaggio per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti”.
Fabrizio Geremicca