In pensione il Rettore Ferrara, il Consiglio di Economia lo festeggia

Il Consiglio della Facoltà di Economia dello scorso 13 ottobre è stato l’occasione per una cerimonia emozionante. Si è trattato dell’ultima riunione per il prof. Gennaro Ferrara, Rettore dell’Ateneo e docente di Economia Aziendale, che dal prossimo primo novembre cesserà il ruolo per raggiunti limiti di età. Il professore ha pronunciato davanti ai colleghi docenti e al personale tecnico-amministrativo un discorso commosso ma lieve, in cui ha accennato anche all’altra scadenza importante (il primo novembre del 2010) che lo riguarda, quella del mandato di Rettore.
Presenti non solo il Preside della Facoltà di Economia, prof. Claudio Quintano, ma anche i Presidi delle altre Facoltà, il Direttore amministrativo e i Direttori dei Dipartimenti. Il Consiglio della Facoltà di Economia si è così trasformato in un festeggiamento corale in onore del prof. Ferrara, al quale è stata consegnata dal prof. Quintano una medaglia d’oro. L’evento è durato più di due ore: praticamente tutti i presenti hanno voluto prendere la parola per un saluto al Rettore, il quale non ha nascosto la delicatezza del momento in cui termina l’attività di professore ordinario, aggiungendo però anche una nota di colorata umanità. “L’ineluttabilità dell’evento, sebbene atteso con serenità, non elimina la commozione di chi ha dedicato la propria vita all’attività di ricerca e al rapporto con gli studenti. Ricordo che quando comunicai al mio Maestro la notizia che oggi mi riguarda e che ieri lo riguardava, corsi a comprare l’enciclopedia della cucina e quella del giardinaggio. Della prima ho fatto un discreto uso pratico, della seconda molto meno perché faticosa; la consiglierei comunque ai colleghi più giovani perché possano farne adesso ricorso per essere allenati in età più avanzata”. Il professore si è definito fortunato per “avere esercitato per così lungo tempo un’attività che reca felicità”, e il riferimento non è solo alla ricerca e alla didattica, ma anche alla partecipazione agli organi di governo dell’Università.
Un altro anno 
da Rettore
L’avvicinarsi del termine della carica di Rettore, riconfermatagli per oltre 20 anni, deve necessariamente indurre l’Ateneo ad una riflessione. E’ la speranza che il prof. Ferrara stesso ha espresso al termine del suo discorso: “Mi auguro che questa scadenza rappresenti un’occasione per avviare un proficuo approfondimento dei reali problemi della nostra Università, che oggi si trova in un punto di snodo della propria evoluzione, avendo essa raggiunto una dimensione ottimale ma che richiede l’individuazione di una forte linea strategica sul terreno della qualità per la ricerca, la didattica e i servizi da offrire agli studenti”. 
Toccante l’intervento del prof. Quintano, l’ideatore di questo saluto speciale, che ha ripercorso le tappe della carriera del prof. Ferrara, rievocando, inoltre, episodi di una vita di amicizia e di esperienze comuni. Dall’inizio della carriera accademica a Bari, dove Ferrara vinse il concorso di assistente ordinario nella Facoltà di Economia e Commercio alla cattedra di Tecnica Bancaria con il prof. Menghini, al trasferimento, nei primi anni ’70, nella Facoltà di Economia Marittima dell’Istituto Universitario Navale. Dalla permanenza per 17 anni al CNR, a quella per 6 anni al CUN. Dalla presidenza dell’A.I.D.E.A. alla carica di Rettore nel 1986. Il prof. Quintano ha ricordato tutto, anche i maestri del prof. Ferrara: De Rosa, Quadrio Curzio, Daboni, Fuà, Gasparini. Ha raccontato aneddoti interessanti, come quelli della battaglia, alla fine degli anni ’70, per rivendicare l’abolizione della libera docenza quale titolo necessario per permanere nella qualifica di assistente ordinario. O come quelli riguardanti la collocazione dell’Istituto Navale nel sistema universitario campano. Fino ad arrivare al racconto dell’oggi, la trasformazione in Università Parthenope, di cui la Facoltà di Economia è naturalmente uno dei protagonisti: “Ma il lavoro non è ancora concluso e sappiamo che, mentre lo salutiamo come membro della nostra Facoltà, possiamo ancora contare sulla sua maturata saggezza ed esperienza per poter far fronte alle sfide difficili che i prossimi anni stanno per lanciare al mondo universitario”. 
Rinnovamento 
della governance 
e qualità
Abbiamo incontrato il prof. Ferrara nei giorni seguenti il Consiglio. In forma come al solito, super impegnato anche per via dell’incarico di Vicepresidente della Provincia di Napoli che attualmente ricopre. Ci ha spiegato che in realtà il suo rapporto con gli studenti non finisce qui, perché continuerà ad insegnare a contratto. “Nella vita bisogna imparare a riorganizzarsi, sapere come adeguarsi ai cambiamenti”, ci ha detto, “ma questo cambiamento io lo vivo in maniera un po’ virtuale. Di fatto è tutto come prima, la mattina insegno, e lo farò anche l’anno prossimo, perché mi è stato assegnato con contratto lo stesso insegnamento di cui ero titolare. Così contribuisco a mantenere i requisiti minimi…”. Inoltre, continua ad essere in servizio come Rettore. “Sì, ma per quello c’è la scadenza l’anno prossimo ed è impossibile rinnovare. Chi mi succederà si troverà in una fase molto delicata. Dovrà fare i conti con la nuova legge sulla governance e raggiungere l’obiettivo della qualità della didattica avendo a disposizione scarse risorse. Non sarà semplice”. Come dovrà essere il nuovo Rettore? Quali qualità dovrebbe possedere? “Non ho nulla da dire su questo. Dico soltanto che dovrà lavorare per raggiungere questi due obiettivi: rinnovamento della governance e qualità. Ormai siamo un Ateneo di dimensioni medie per numero di iscritti, con strutture soddisfacenti. E’ in via di approvazione anche l’acquisto di un edificio nella zona orientale di Napoli candidato a diventare la sede della Facoltà di Scienze Motorie. Per il futuro il problema non è quello di ingrandirsi ma di migliorare la qualità”. 
Convenzioni e 
polemiche
L’Università Parthenope entra periodicamente nell’occhio del ciclone. La polemica più recente, che ha riempito pagine di quotidiani nazionali e locali, riguarda la convenzione dello scorso febbraio con il sindacato UIL, che consente ai suoi iscritti il riconoscimento di ben 60 crediti formativi. Amareggiato? “Sono polemiche che tradiscono quello che è stato davvero il percorso di questa Università, l’impegno profuso da tutto il suo corpo accademico. Ho sempre cercato di capire il perché di ciò. Ci attaccano per quattro studenti che hanno usufruito della convenzione, quando decine di altre Università, ovunque, hanno stipulato convenzioni perfino con Università telematiche. Ci sono state due interrogazioni parlamentari su iniziativa della destra. Tutto questo non avviene per caso: misura il grado di indipendenza di questa Università dai partiti politici. Quello che dico non significa agnosticismo. Io stesso faccio politica, ma fuori da queste aule. Da noi la politica resta fuori dal cancello, mentre le altre Università non possono dire la stessa cosa”. Se è così, allora come si spiega questi attacchi? “Evidentemente succede perché abbiamo una forte richiesta di immatricolazioni, che contribuisce a ridurre l’emigrazione degli studenti nelle Università del Nord. Non a caso alcune delle testate che si sono occupate di questa questione hanno sede in città del Nord. Ci tengo a dire, comunque, che siamo l’unico Ateneo in Italia che sul suo sito ha l’elenco di tutte le convenzioni stipulate”.
La funzione sociale
 dell’Università
E adesso passiamo alle soddisfazioni. La più bella che le viene in mente, dopo tanti anni di insegnamento e di governo nell’Università? “Risponderò raccontando un episodio. Ero a Nola, nel periodo in cui incominciavamo a pensare di istituirvi la Facoltà di Giurisprudenza. Era un sabato mattina e stavamo visionando un edificio. Passò una ragazza, che evidentemente mi scambiò per un custode, e mi chiese se era vero che arrivava lì la Facoltà di Giurisprudenza. Ci fermammo un po’ a parlare, mi spiegò che avrebbe voluto iscriversi all’Università, ma non poteva andare a Napoli tutti i giorni perché doveva accudire la nonna. Noi, poi, Giurisprudenza a Nola l’abbiamo fatta. Non so se lei si sia iscritta, ma mi piace pensare di aver dato la possibilità di avvicinarsi all’Università a chi, come lei, altrimenti non avrebbe potuto. La più grande soddisfazione è quella di adempiere correttamente ad una funzione sociale. Che poi è la stessa ragione per cui abbiamo stipulato la convenzione di cui si è parlato tanto”.
Sara Pepe
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