Sfiducia sul futuro dell’Università, incertezza sul TFR: il prof. Lucev lascia l’insegnamento 5 anni prima

Pensione anzitempo per il prof. Donato Lucev. Il docente, che, come ha sottolineato il Preside Quintano nel suo saluto, “ha retto per lungo tempo la titolarità di insegnamenti nel settore statistico”, è stato anche Direttore del Dipartimento di Statistica e Matematica, oltre che membro del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione della Parthenope. Originario di Calitri (Avellino), si è laureato in Economia alla Federico II nel 1973, ateneo nel quale è rimasto fino al 1987. Per un anno ha insegnato all’Università di Messina, dove è diventato professore associato, mentre è entrato nel ruolo ordinario nel 1995 nell’Istituto Universitario Navale di Napoli, oggi Università Parthenope. Lucev è stato molto amato dagli studenti, grazie al rispetto di quella che lui definisce una regola fondamentale: “Li ho sempre trattati come persone, prima che come studenti”. In concreto cosa significa, professore? “Trattarli con rispetto ed educazione, ascoltarli anche quando si è stanchi, farli accomodare nel proprio studio. Faccio un esempio. Quando uno studente va a parlare con un professore può facilmente sentirsi in uno stato di soggezione. Io ho sempre cercato di mettere a proprio agio i ragazzi. A volte qualcuno è venuto a chiedermi la tesi e io gli ho fatto capire che non era vantaggioso, ma anche in quel caso lo studente andando via mi ha salutato e mi ha ringraziato. Mi ha ringraziato perché lo avevo fatto sedere e lasciato parlare”. Dunque riusciva a creare un bel clima con i ragazzi. Perché allora va via? E con quanto anticipo? “Vado via con un anticipo di circa 5 anni esclusi i 2 di fuori ruolo, quindi quasi 7 anni. I motivi sono tanti, ma non riguardano la Parthenope, né i miei colleghi, con i quali ho un ottimo rapporto e che ringrazio per l’affetto e la stima. La verità è che mi sento complessivamente sfiduciato per il futuro dell’università. Non mi piace il sistema che si sta creando, non mi sembra valido. Si dice di puntare a un’università di qualità, ma qualità significa anche bocciare. Se si boccia, aumentano i fuori corso, però l’elevato numero di fuori corso è considerato dagli indicatori di qualità come fattore negativo, e si rischia di vedersi tagliare i fondi. Non è un controsenso? E poi io continuo ad avere nostalgia della laurea quadriennale, il 3+2 non mi ha mai convinto. Infine, c’è grande incertezza sul Tfr, non si capisce che fine farà… Ho preferito fare questa scelta”. E adesso di cosa si occuperà? “Non lo so, vedremo giorno per giorno. Me lo chiedono tutti, ma io non sono preoccupato, sto bene così. Ringrazio la Facoltà che mi ha subito offerto un contratto per insegnare ancora, ma ho declinato perché ormai ho deciso di recidere. Fino ad aprile continuerò a svolgere esami e a seguire le tesi, ma non tengo più il corso curricolare, ovviamente. Quello che farò verrà man mano, certe cose non vanno programmate, altrimenti si corre il rischio di sminuirle”. Magari si dedicherà alla musica. Ci incontrammo una sera della scorsa estate a uno dei concerti di Villa Doria. Lei mi disse che amava la buona musica e che fuori dalle aule non le andava di parlare di lavoro. Ricorda? “Certo. E infatti è arrivata lei e abbiamo parlato di lavoro. Vede che non si devono fare programmi?”.
(Sa.Pe.)
- Advertisement -




Articoli Correlati