“L’iniziativa nasce dalla spinta di Ateneapoli verso il digitale. Da maggio, infatti, anche il giornale, oltre alla versione cartacea, avrà questo nuovo formato presente in tutte le edicole della rete. Ringrazio l’Università Federico II ed in particolare il Coinor, che ha subito sposato la nostra idea di fare un concorso rivolto alla comunità federiciana”, afferma il direttore di Ateneapoli Gennaro Varriale nella conferenza stampa di presentazione del concorso letterario “Inchiostro digitale” che si è tenuta il 20 aprile, nell’Aula della Biblioteca Guarino. “Non capita spesso l’occasione di poter pubblicare i propri scritti, specialmente se si tratta di poesie. È difficile tirar fuori ciò che si ha dentro ed è ancor più difficile sottoporlo al giudizio degli altri, ma farlo è un modo per crescere e per avere un riscontro, positivo o negativo che sia. Ovidio, dice, che un autore che non viene letto è come un grande ballerino costretto a danzare al buio”, sottolinea il Preside della Facoltà di Lettere Arturo De Vivo, nonché giurato del concorso. Il Rettore Massimo Marrelli scherzosamente invita gli studenti a “guardarsi dai professori”, perché molti docenti hanno l’ambizione di scrivere e il concorso è un modo per portarla alla luce. “Siamo deboli di creatività in questo Paese, ciò ha una ricaduta immediata sulla qualità della didattica. Uno dei modi per stimolare la nostra creatività è quello di scrivere”. A questo proposito racconta una storia vera agli studenti presenti, quella descritta nel diario di John von Neumann, una delle personalità scientifiche preminenti del ventesimo secolo. “Le sue idee, che hanno dato un importantissimo contributo nei campi della matematica, informatica, fisica ed astrofisica, gli venivano mentre scriveva fiabe per i nipoti. Perciò sono convinto che qualunque sia la vostra estrazione, se matematici, fisici o letterati, potete cimentarvi nella scrittura”. Il progetto letterario di “Inchiostro digitale” invita alla scrittura ma con un nuovo modo d’intenderla, il formato digitale. “È in atto una rivoluzione travolgente. Tra poco più di dieci anni il cartaceo verrà spazzato via, sarà un oggetto d’antiquariato, poiché il costo della scrittura è eccessivo. Stampare libri significa anche distruggere foreste, occupare spazio e impiegare un notevole dispendio di energie”, commenta il prof. Luciano De Menna. L’affermazione suscita una scossa in coloro che sono abituati a capire al tatto se le pagine di un volume sono antiche o meno, a sentire l’odore della carta stampata e a “fare le orecchiette”, come lo scrittore Maurizio De Giovanni. “Ho bisogno di leggere in controluce, di sfogliare le pagine e appuntarvi pensieri. Non nego la portata rivoluzionaria delle nuove tecnologie, ma resto legato al vecchio libro”. Il prof. De Menna prosegue: “L’iPad ha dei vantaggi, come quello di trovare il testo che cerchi in pochi click e leggerlo immediatamente, o abbandonarlo a favore di un altro se le prime pagine non ti hanno colpito. La rivoluzione in atto porterà conseguenze radicali da studiare, come la tendenza alla superficialità del linguaggio”. Sulla stessa linea di pensiero del docente, il giornalista Antonello Perillo. “Io vado in giro con iPad e iPhone, non sono affatto legato al cartaceo e penso che il digitale abbia un fascino straordinario. Il forte segnale del concorso sta proprio nel termine ‘digitale’, che si rivolge ai giovani, principali fruitori delle nuove tecnologie”. Perillo ricorda che fu proprio un ragazzo, di nome Paolo Iannotti, ad avere la grande intuizione di fondare il primo quindicinale d’informazione universitaria, Ateneapoli, ed aggiunge: “sarebbe oggi orgoglioso di sapere che quest’iniziativa è rivolta principalmente agli studenti, protagonisti del suo giornale”. Il nostalgico autore De Giovanni, sostenitore del cartaceo, racconta del percorso che lo ha portato al successo, dopo aver sottolineato l’importanza della scrittura creativa, tenuta spesso colpevolmente ai margini della formazione universitaria. Non è necessario, sottolinea, aver già scritto per partecipare al concorso perché “il vero cassetto è nella testa di ognuno di noi, basta solo aprirlo per portare alla luce ciò che c’è dentro. È importante, però, che si abbia qualcosa da dire, perché scrivere è come parlare. Quello che si vuole esprimere deve valere la pena di essere ascoltato”. Sarà proprio la comunità della Federico II ad ascoltare ciò che viene espresso dagli autori emergenti, “una comunità che si riconosce nei punti di vista e nella dialettica comune e si ricostruisce intorno ad un progetto”, come evidenzia il prof. Andrea Mazzucchi. Quindi non una sola Facoltà, “ma l’intero Ateneo contribuirà alla riuscita del concorso, che pubblicizzeremo il più possibile”, conclude il Preside di Giurisprudenza Lucio De Giovanni.
Allegra Taglialatela
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