“Cerchiamo principalmente infermieri, ma anche medici e fisioterapisti. Assumiamo soprattutto per conto di ospedali pubblici”, spiega la dott.ssa Elida Bardelli, dell’HCL recruiting, agenzia specializzata nel reclutamento del personale sanitario nel Regno Unito. Ad ascoltarla, il 13 maggio, nell’Aula Magna del Complesso di Santa Patrizia, sede del Corso di Laurea di Napoli in Medicina, laureati e laureandi in Infermieristica, in Infermieristica pediatrica e in Ostetricia, chiamati a raccolta per l’evento promosso dalla prof.ssa Nadia Barrella, delegata al Job Placement d’Ateneo. La dott.ssa Bardelli ha fornito informazioni in merito ad attività svolte, strutture ospedaliere di riferimento, contratti e occasioni professionali. Ma cosa serve per lavorare nel Regno Unito? “Innanzitutto l’iscrizione all’IPASVI – Federazione Nazionale Collegi Infermieri – poi la traduzione giurata del diploma di laurea, del casellario giudiziale e del certificato della carta d’identità”. A chiudere il cerchio, l’application pack che viene spedito a casa dopo aver effettuato la registrazione al sito Nursing and Midwifery Council. Richiesto anche un curriculum in lingua inglese e una conoscenza della lingua straniera pari a “un livello B1 – intermedio – Se lo avete, bene. Altrimenti noi, come agenzia, abbiamo predisposto del materiale per aiutarvi a raggiungerlo”. Corsi di lingua previsti anche sul posto: “tutti gli ospedali organizzano due settimane di inglese scientifico, ripercorrendo la vostra laurea in questa lingua. Si svolgono fuori dal reparto, ma sarete stipendiati normalmente”. Le condizioni contrattuali parlano di “21500 pound l’anno di base per un neolaureato”. Molti gli ospedali che richiedono infermieri. A far crescere la domanda, un fatto di cronaca: “l’obiettivo è ridurre i tempi d’attesa. Tempo fa è emerso che un paziente ha aspettato per due ore di essere visitato. Per loro è uno scandalo”. A conclusione della giornata, per i presenti è stato possibile sostenere dei colloqui di preselezione. Prima, però, c’è stato spazio per alcune domande. Una studentessa ha chiesto come fare per non perdere questa occasione, visto che non è ancora laureata. Il consiglio della dottoressa Bardelli: “tenerci in contatto e allenarvi con l’inglese. Tra il colloquio e la partenza trascorrono circa due mesi, quindi potete sostenerlo anche un mese prima della laurea”. Lo stipendio è alto, ma lo è anche il costo della vita. Questa la considerazione di un altro dei presenti al quale è arrivata una rassicurazione: “al centro di Londra è tutto più caro, ma, se lavorate lì, avrete un 15% in più di stipendio per sopperire ai costi”. “Quante persone reclutate?”. Una cinquantina, la risposta, con una precisazione: “il Colchester General Hospital sta cercando abbastanza disperatamente infermieri pediatrici. In Inghilterra questi professionisti sono merce preziosa perché lì ci si specializza in questo con un Master, quindi sono pochi”. Concluse le domande “pubbliche”, i ragazzi hanno avuto modo di sciogliere altri dubbi personali attraverso colloqui privati. Una chiacchierata che è servita ad Achille, al terzo anno di Infermieristica: “ero scettico sulla possibilità di andare in Inghilterra. Stare qui e parlare con una persona che è molto vicina a noi per età è stato molto rincuorante”. Con lui c’era Francesca: “non sapevo cosa bisogna fare per trasferirsi. Avevo molti dubbi su stipendi, sull’agenzia, sugli ospedali e sullo stile di vita. Lei me li ha chiariti”. Si è mosso in anticipo Antonio: “cercano neolaureati. Io mi laureo a novembre. Però, comunque, è stato un primo impatto importante. Spero organizzino un altro incontro a ottobre”. Ha scoperto una possibilità in più da riservarsi per il futuro Gaetano Manzo: “La mia idea è rimanere il più vicino possibile a casa, però conoscere questa agenzia è un ottimo asso nella manica, magari anche per i primi tempi dopo la laurea”. Armando Di Cecio, anche lui aspirante infermiere da tre anni, afferma: “abbiamo un’ottima opportunità di trovare lavoro all’estero, senza confinarci qui, al sud. L’Inghilterra è la mia prima scelta dato che la lingua mi piace e già ci sono stato in passato. Appena mi sono iscritto, avevo in progetto di andarmene lì o in Germania, perché voglio viaggiare”. Meno netta la posizione di Ilenia D’Ambrosio: “l’idea è di andare a vedere com’è la vita lì”. È pronta a dire basta, invece, Cristina Seggiotti, laureata in Infermieristica: “sono venuta qui per cercare risposte che in Italia non ho trovato. Ho capito che in questo paese c’è difficoltà anche per fare un semplice volontariato. Per il lavoro è ancora più difficile”. È laureanda in Infermieristica pediatrica Angela Zarino, che vorrebbe interfacciarsi con la HCL senza intermediari: “stiamo cercando di prendere contatti direttamente con l’Agenzia, così da non passare per l’università, vista una disorganizzazione che rende difficile anche solo il prenotare un esame”. Ha speso parole meno severe per la Sun Rosaria Aprea, laureata in Infermieristica pediatrica alla Federico II: “sono venuta qui perché la Federico II non organizza eventi del genere”. Sul suo indirizzo professionale: “sembra che in Gran Bretagna siamo merce rara. Spero sia veramente così, perché almeno i nostri studi e i nostri sacrifici servirebbero a qualcosa”. Soddisfatta delle presenze la prof.ssa Barrella: “oggi abbiamo avuto un’ottima affluenza, ne sono contentissima, a maggior ragione perché era un’iniziativa rivolta solo agli ultimi anni di tre Corsi di Laurea. Mi fa piacere che siano in tanti a immaginare questa esperienza. L’idea nostra non è di mandarli via, ma di favorire uno scambio con gli altri Paesi”. La palla passa ai laureati. Per loro, assicura la dott.ssa Bardelli, nessun onere a carico “perché l’agenzia è sovvenzionata direttamente dagli ospedali”.
Ciro Baldini
Ciro Baldini