Influenza suina: emergenza o psicosi?

Influenza A-H1N1: emergenza o psicosi? Per chiarire i reali rischi connessi alla suina i rappresentanti degli studenti del Corso di Laurea in Medicina il 17 novembre hanno organizzato un incontro-dibattito nell’Aula Magna della Facoltà.
“Quando le iniziative partono dagli studenti e sono di questa qualità è segno che l’Università è in buona salute – esordisce il Rettore Guido Trombetti – L’informazione dei mezzi televisivi sull’A-H1N1 è stata molto carente. L’approssimazione con cui i media trattano i problemi della salute è intollerabile. Confido nel fatto che tutti gli studenti presenti, della cui numerosità mi compiaccio, diventino degli ambasciatori di quanto sentito oggi”.
“Sono particolarmente contento che l’Aula Magna si riempia anche quando si parla di temi estremamente seri – concorda il Preside Giovanni Persico – La nostra Facoltà si deve impegnare per dare un serio contributo scientifico. In occasione delle pandemie succede che, invece di investire nuove risorse per trovare la soluzione a nuovi problemi, si ridistribuiscono le medesime risorse. Questa è un’occasione per gridare a voce alta il possesso delle competenze ma anche per richiedere risorse aggiuntive”.
L’incontro nasce dall’esigenza di sapere, da fonti attendibili, se questa influenza sia pericolosa e se il vaccino possa provocare gravi effetti collaterali. La manifestazione intercetta, così, un bisogno concreto della popolazione ed, in primis, degli studenti di Medicina. La Presidente del Corso di Laurea Paola Izzo riconosce il merito del successo dell’iniziativa ai rappresentanti: “Voglio ringraziarli perché, come al solito, si sono impegnati tantissimo per coinvolgere studenti e docenti”.
I rappresentanti del Corso di Laurea Beniamino Giordano e Costantino Mancusi raccontano perché hanno deciso di organizzare l’evento: “In tv si scontrano catastrofisti e negazionisti. La patologia sta destando una preoccupazione superiore alla sua reale pericolosità. Tra i media c’è la corsa all’ultimo decesso. Creare allarmismo è paradossale e pericoloso. Gli studenti sono sballottati dalle informazioni ricevute. Per ridimensionare il fenomeno abbiamo invitato i professori Borgia, Triassi e Guarino”.
Il primo intervento chiarificatore è quello della prof.ssa Maria Triassi: “La pandemia è un fenomeno nuovo. Le risposte che valgono oggi potrebbero non valere domani. Il virus influenzale per riemergere deve continuamente modificarsi. Quando il virus trova la popolazione scoperta dal punto di vista immunitario, crea la pandemia”. Viene subito precisato che la suina si trasmette per via aerea o portando le mani o gli oggetti alla bocca e che mangiare carne di maiale o derivati non può essere responsabile di trasmissioni. La preoccupazione generale è alta perché il numero dei deceduti a causa del virus aumenta di giorno in giorno: “La proliferazione dei casi nelle varie zone della Penisola dipende esclusivamente dalla popolosità delle varie Regioni – spiega la professoressa – Stiamo quasi per raggiungere il picco di diffusione della malattia. Però potremmo avere anche una seconda ed una terza ondata, soprattutto se farà molto freddo tra gennaio e febbraio”.
L’A-H1N1 si manifesta con un esordio brusco di febbre oltre i 38 gradi con cefalea, raffreddore, spossatezza, tosse o difficoltà di respirazione. “I sintomi sono gli stessi dell’influenza stagionale ma le complicanze possono essere gravi – sostiene il prof. Guglielmo Borgia, intervenuto di recente su questo tema nella trasmissione Porta a Porta – E’ molto rara in soggetti con età superiore a 65 anni. Rischiano di più i soggetti portatori di malattie croniche e i bambini fino a 5 anni”. Il prof. Borgia ribadisce che è essenziale non farsi prendere dal panico: “E’ la psicosi che crea l’emergenza. Nel nostro ambulatorio non arrivano solo malati gravi. Molti di loro potrebbero essere curati a casa”.
Il virus ha colto di sorpresa l’organizzazione sanitaria perché è arrivato in Europa alcuni mesi prima del previsto. La metà delle infezioni avviene nei soggetti al di sotto dei 40 anni che non hanno sviluppato gli anticorpi contro i virus delle più recenti pandemie: la Spagnola del 1918, l’Asiatica del 1957 e la Hong Kong del 1968.
“Il virus colpisce prevalentemente ma non esclusivamente le persone a rischio – mette in guardia il professor Alfredo Guarino – La fascia più colpita è quella pediatrica. Al Policlinico abbiamo vaccinato prima di tutto i bambini con gravi patologie”. 
Il vaccino va somministrato prima o almeno 21 giorni dopo il normale vaccino stagionale. Ne esistono di tre tipi ma il Ministero di ciascun Paese stabilisce di renderne disponibile uno solo entro i propri confini. I pareri sono discordi sui possibili effetti collaterali causati dallo squalene, un audiuvante contenuto nel vaccino commercializzato in Italia. “Ci troviamo di fronte a una scelta monopolistica discutibile”, afferma la prof.ssa Triassi, mentre il prof. Guarino, tranquillizza sulla sicurezza del vaccino: “Gira l’errato messaggio che la diffusione del vaccino sia legata agli interessi della ditta che lo produce. Sulle pubblicazioni scientifiche autorevoli non esiste alcuna dimostrazione degli effetti collaterali”. Consiglia il vaccino anche ai soggetti sani?, chiediamo al professore. “Il vaccino è una strategia di comunità per contenere il rischio, per limitare il numero dei casi nei prossimi mesi o l’anno prossimo – risponde – Tuttavia se si moltiplicano le richieste di farmaci e vaccini ed i ricorsi in ospedale, aumentano i costi per la Regione. E’ difficile gestire la situazione straordinaria con i tagli attuali”. 
Sapone e
asciugamani
in Facoltà?
Un’utopia
Dagli studenti presenti in sala viene sollevata una domanda: “Se i medici non si vaccinano perché dovremmo farlo noi?”.
Prima di rispondere occorre ricordare che dal 1 novembre negli USA chi non è vaccinato non può svolgere la professione medica: “Nel rispetto dei pazienti a rischio dovremmo costringere anche i medici a vaccinarsi. E’ un’occasione per fare un salto di civiltà”, afferma il prof. Guarino. 
Felice, uno studente, si informa sulle modalità e i tempi della sperimentazione del vaccino. “3 mesi su 200 soggetti – risponde la prof.ssa Triassi – La procedura è la medesima per tutti i vaccini. Ma gli effetti collaterali emergono sui grandi numeri. Al di là della scelta individuale, non possiamo negare che il vaccino è oggi l’unico strumento che abbiamo per scongiurare il rischio di eventuali complicanze”. 
Gli esperti consigliano, in presenza di sintomi, di restare a casa nel proprio e nell’altrui interesse. “Il più valido mezzo di prevenzione indicato dal Ministero consiste nel lavarsi le mani di frequente – asserisce Agostino Buonauro, Presidente del Consiglio degli Studenti – Da tre anni stiamo cercando di migliorare i servizi igienici della Facoltà. Trovare sapone e asciugamani da noi è ancora un’utopia”. “Ormai in tanti portano il disinfettante nella borsa. Ha una valenza più che altro psicologica, fa sentire più sicuri”, affermano gli studenti Alfonso Sforza e Giovanni Cerullo.
“L’influenza è un’occasione unica per far capire l’importanza della ricerca di base. Il riassortimento del genoma virale nel passaggio da una specie ad un’altra è affascinante”, sottolinea il prof. Giancarlo Vecchio, anticipando che dedicherà all’A-H1N1 una lezione del corso del III anno di Patologia Generale. 
Manuela Pitterà
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