Seminario sul nucleare

L’utilizzo del nucleare come fonte di energia alternativa è attualmente una questione controversa nel nostro Paese. Dopo il referendum per l’abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari del 1987, l’Italia abbandonò ufficialmente il progetto di ricorrere all’energia nucleare come forma di approvvigionamento. Di questo tema si è discusso durante il seminario Ritentazioni nucleari. L’Italia e la questione atomica: storia e problemi, svoltosi presso la Facoltà di Scienze Politiche. “Questo incontro nasce con la volontà di chiarire che non fu il famoso referendum abrogativo a chiudere le porte al nucleare in Italia, ma le leggi entrate in vigore a partire dall’anno successivo, ossia il 1988 –ha detto Vincenzo Tafuri, rappresentante degli studenti e Presidente di ‘Demios–l’associazione del popolo’, il quale ha introdotto la discussione– E’ utile discutere della questione, soprattutto perché in generale c’è una scarsa e cattiva informazione sull’uso del nucleare”. 
L’ing. Claudio Laterza, esperto sulle problematiche energetiche, non si è espresso direttamente in maniera favorevole o contraria sull’uso di questa fonte di energia, ma ha sottolineato che se si desidera un cambiamento nell’ambito dell’economia italiana,  bisogna puntare meno sulle industrie e più sul turismo: “L’Italia è ricchissima di bellezze naturali e per questo potrebbe investire molto in questo settore”. Dello stesso avviso il prof. Tullio D’Aponte, ordinario di Geopolitica Economica, il quale ha sottolineato la “falsa moralità dell’Italia, che investe in maniera troppo superficiale sul nucleare e nel frattempo prende energia dalla Francia”.
Oltre trecento gli studenti presenti al seminario, che darà diritto all’acquisizione di 3 crediti a coloro che, in seguito alla partecipazione, sosterranno una verifica delle conoscenze acquisite. Uno di loro ha chiesto agli esperti presenti delucidazioni sulla giusta collocazione delle centrali nucleari. A rispondere, il dott. Armando Vittoria, ricercatore di Storia delle Istituzioni Politiche: “Le centrali nucleari non possono essere dislocate su tutto il territorio, ma vanno costruite in prossimità dei corsi d’acqua. A necessitare di questa condizione è il loro processo di funzionamento. Purtroppo, dal momento della costruzione fino a quello della messa a regime di una centrale passano circa dieci anni. In Italia i tempi sono sicuramente più dilatati, per cui il rischio è che se anche si dovesse pensare alla costruzione di una centrale di ultima generazione questa sarebbe già vecchia prima ancora di iniziare l’attività”.
(A.M.P.)
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