Studiare inglese all’Orientale? Per alcuni una cosa “impossibile”, per altri “una passeggiata”. Di certo non sono in pochi gli studenti che scelgono questo percorso. Sono circa 3000 i ragazzi che alla Facoltà di Lettere scelgono di frequentare inglese come quinquennalisti. Situazione che non va sempre a vantaggio degli studenti. “Se si va a fare un corso di lingua inglese ad Oxford, si segue in gruppi di massimo venti persone. È quella la situazione didattica ideale”, spiega la prof.ssa Maria Giovanna Fusco, docente di Inglese III alla Facoltà di Lettere. Ovviamente sarebbe quasi impossibile riprodurre la stessa situazione all’Università. Ma aule così affollate non permettono ai docenti di ascoltare di volta in volta tutti i loro studenti. Ad esempio, il corso di Inglese III della prof.ssa Fusco è frequentato da più di cento persone. “L’aula in cui svolgo la lezione ha una capienza di 60 posti, ma la frequenza è una questione particolare – spiega la docente – il Corso di Laurea nel quale insegno (Lingue comparate) dà la possibilità di studiare le lingue più disparate e il percorso di studi è più autonomo. Questo comporta l’impossibilità per uno studente di seguire tutte le lezioni. Ci sono ragazzi che vengono due volte a settimana, altri solo una alternandosi con un compagno”. La docente, per accompagnare anche nello studio autonomo della lingua, attiva ogni anno uno spazio multimediale insieme alla lettrice. “È un ambiente virtuale pensato per gli studenti che non solo possono accedere e trarre informazioni, ma possono anche scrivere – spiega – Diamo a tutti la possibilità di diventare parte attiva e cerchiamo di canalizzare la loro attenzione verso testi, video, canzoni, file audio che per loro possono essere utili”. Il corso è pensato per consolidare le conoscenze acquisite in passato dagli studenti. Coloro che lo seguono sono al termine del percorso triennale di apprendimento della lingua e devono cominciare a pensare all’inserimento nel mondo del lavoro. Quindi occorre imparare ad usare l’inglese nel mondo reale e nei contesti più vari. “Le difficoltà che trovano gli studenti in una fase di pre intermediate o advanced stanno nel superare una fase di stallo nella quale si capisce e si parla abbastanza per comunicare ma non si hanno gli strumenti per farlo in ambienti formali o lavorativi”. Anche la prof.ssa Claudia Bonaiuto insegna Inglese III all’Orientale: “Nella mia parte di corso al 3° anno della Laurea Triennale – spiega la docente – si studia la lingua inglese attraverso la cultura cinematografica. Il livello di riferimento è quello B2 del Quadro di Riferimento della Comunità Europea. S’impara ad analizzare la lingua dei film e a scrivere di un film come per una recensione, a leggere testi complessi da riviste specialistiche e a scrivere un commento articolato su quello che si legge”. Le difficoltà maggiori per gli studenti? Secondo la Bonaiuto sono superare l’esame scritto e adeguarsi al livello a loro richiesto. “La parte scritta dell’esame è divisa in due prove: – spiega la docente – una di test di comprensione generale e l’altra di produzione critica. L’esame è propedeutico all’orale. Anche quest’ultimo è diviso tra abilità linguistica generale e produzione sugli argomenti d’esame”. Gli errori più frequenti che commettono gli studenti: “allo scritto, errori di comprensione e sintattici; all’orale di produzione lessicale”. Ma c’è anche un altro problema che riguarda l’insegnamento di questa lingua: di tutti i docenti della Facoltà, solo a un ricercatore è stato confermato il contratto a tempo determinato. “Credo che questo punto sia centrale nella valutazione dell’offerta formativa della lingua inglese, – continua la prof.ssa Bonaiuto – poiché la Facoltà di Lettere investe troppo poco, considerato il numero di ragazzi che studiano la lingua. Inoltre, i docenti a contratto per l’inglese sono dai quattro ai sei l’anno, per integrare un vuoto evidente, ma sono i meno retribuiti dell’Ateneo, nonostante non siano i meno qualificati a svolgere quel ruolo”. “Quando gli studenti ci chiedono ‘perché non si capisce nulla?’ – spiega la prof.ssa Fusco – Perché ognuno di noi è stato assunto per un determinato tipo di ore. Finite quelle è chiuso”. La Fusco è l’unica docente di Lingua inglese strutturata, e grazie a lei finalmente gli studenti possono avere almeno un punto di riferimento. “E’ difficile anche per l’Ateneo tenere le fila di un insegnamento in cui non c’è un singolo docente strutturato. Fino a poco tempo fa, l’unico docente strutturato era quello di Letteratura, il prof. Amalfitano”, dice la docente. I contrattisti per risolvere questo problema hanno lavorato insieme agli uffici dell’Ateneo, l’Università non è sorda di fronte alle loro richieste ma quando può aiuta.
“Sfruttate i laboratori”
“I corsi di Inglese hanno una logica di gradualità. Si parte dal livello B1. Non si potrebbe mai partire da zero come qualcuno vorrebbe, perché si arriverebbe a un livello di competitività troppo basso. Noi cerchiamo di offrire agli studenti sia gli strumenti tecnici che quelli di una Facoltà di Lettere: quindi una conoscenza linguistica che sia utile per rapportarsi alle discipline umanistiche”, spiega il prof. Fiorenzo Iuliano che insegna sia Inglese I che II. Per gli studenti del primo anno la difficoltà maggiore è l’impatto. Hanno difficoltà a parlare ad alta voce in inglese davanti a tutti. Eppure, a quanto pare, è molto importante fare questo tipo di esercizi. “È inutile parlare la lingua da soli davanti allo specchio”, sottolinea il docente. Al secondo anno, invece, i problemi cambiano. Gli studenti conoscono il docente e sanno già cosa aspettarsi. Per chi deve sostenere l’esame, un avvertimento: non crediate di conoscere la grammatica inglese solo perché la considerate semplice. Molti degli errori che si commettono all’esame sono dovuti proprio a questa convinzione diffusa. E per rimettersi in pari, nel caso in cui l’inglese studiato al liceo non arrivi al livello di partenza richiesto dall’università, il professore consiglia di frequentare il CILA: “Il laboratorio è una delle risorse meno sfruttate. Forse è anche un po’ colpa nostra che non ne parliamo molto. Però ci sono ottimi film e se si vuole recuperare non basta studiare il manuale di grammatica”. Un ultimo appunto: se state seguendo un corso di preparazione al British per poter superare gli esami di inglese è consigliabile che andiate prima a consultarvi con il vostro docente. Non sempre gli studenti sanno quale livello seguire e quali sono i punti da approfondire e rischiano di perdere tempo e soldi!
Marilena Passaretti
Marilena Passaretti
Gli studenti
L’esame è più difficile
delle esercitazioni
L’esame è più difficile
delle esercitazioni
“Studio questa lingua perché mi è sempre piaciuta – spiega Flavio Maione, studente di Cinese e Inglese a Lettere che al momento segue Inglese I – l’ho fatto bene al liceo e ora non ho molte difficoltà. Non ho paura dell’esame, il professore mi sembra molto bravo e preparato. In futuro voglio andare a lavorare in Inghilterra”. Anche Stefano, ventenne iscritto al Corso di Laurea in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, segue Inglese I e dice: “Io sono venuto qui da Pescara. Studio questa lingua perché è internazionale e molto utile per trovare lavoro. Ho un po’ di difficoltà perché quando il professore non parla in italiano, non sempre lo capisco. Purtroppo non l’ho studiato bene al liceo. Però mi rendo conto che anche questo serve. Ti permette una full immersion nella lingua e ti abitua ad ascoltarla. Certo, vedendo il livello dei miei compagni ho un po’ di paura, infatti vorrei andare in Inghilterra per approfondire”. Anche Serena segue Inglese I ma non è una matricola. È al terzo anno e ha già tentato quest’esame due volte. “La prima volta che sono stata bocciata, ad essere sinceri, non avevo studiato molto – ci confessa – ma ora mi rendo conto che sono anche i libri utilizzati, non sono adatti. L’esame è più difficile rispetto alle esercitazioni. Le mie difficoltà? Sono i modi di dire e la diversità della grammatica”.