Insegnamento e precariato

“Come si diventa insegnanti? Tutto quello che c’è da sapere sul mondo dell’insegnamento” è il titolo dell’incontro svoltosi il 4 novembre in Aula LI, promosso da Francesca Esposito, senatrice accademica del gruppo Run, volto a far luce sull’iter da seguire una volta conseguita la Laurea Magistrale principalmente in Lettere, il cui sbocco immediato è appunto l’insegnamento nelle scuole. “Ci proponiamo di offrire una panoramica su classi di concorso, abilitazioni, crediti, supplenze, graduatorie, punteggi e corsi di formazione, ovvero tutte zone d’ombra per i molti neolaureati e laureandi”, spiega Francesca. Intervenuti all’evento: il sindacalista CGIL Scuola Norberto Gallo e il professore di Letteratura Tobia Toscano. “Sono un precario storico e spero di entrare di ruolo in questo secolo. Alla pensione ho rinunciato da tempo. La risposta su come si diventa insegnanti è in divenire, perché cambia ogni anno il sistema di reclutamento. Laddove prima c’era una luce in fondo al tunnel del precariato, che prevedeva una stabilizzazione, ora non c’è più”, spiega Gallo. “Oggi la procedura unica è tramite i corsi abilitanti TFA (Tirocinio Formativo Attivo) il cui accesso è vincolato ad un concorso, che in teoria dovrebbe essere bandito ogni anno. Al termine del TFA seguirebbe, ogni due anni, un concorso finalizzato all’inserimento a tempo indeterminato”. Su questo percorso teorico tracciato s’innesta quello reale: “il TFA è stato bandito una sola volta, così come il concorsone per l’inserimento in ruolo, che mancava da più di dieci anni. In realtà ci sono graduatorie ad esaurimento pregne di precari storici, da cui lo Stato attinge. Così questo doppio canale risulta fittizio, perché non c’è corrispondenza tra la quantità di persone in attesa del ruolo e posti disponibili”, senza contare che per i neolaureati oggi le graduatorie a esaurimento sono chiuse. Proprio sull’abilitazione all’insegnamento il prof. Toscano, che si è dimesso dalla Commissione TFA del 2012, racconta la sua esperienza: “ho consumato la mia carriera di docente osservando il progressivo declino della scuola italiana. Mi sono dimesso perché non volevo avallare un tipo di selezione basata sul nozionismo puro. Non me la sentivo di bocciare un candidato solo perché non conosceva a memoria i confini del Tennessee”. Il problema restano le leggi attuali, grazie alle quali: “una scuola legalmente riconosciuta e gestita con criteri da bunga-bunga (ovvero conosco il dirigente ed ho la possibilità di ottenere l’incarico) dà lo stesso punteggio di chi fa una lunga trafila all’interno della pubblica”. Risulta inoltre un’inadempienza da parte dello Stato: “che non vuole immettere i precari in ruolo, altrimenti dovrebbe riconoscere loro una serie di diritti, come lo stipendio nei mesi estivi”. La scuola è diventata la Cenerentola dell’amministrazione pubblica: “solo tagli e zero innovazione, queste oggi sono le parole d’ordine. Chi s’iscrive a Lettere deve sapere che i posti realmente disponibili per l’insegnamento sono pochissimi”.
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