“Pedagogia scolastica è un esame che non dimenticheremo mai, ma non c’è nulla di positivo in questa storia”. Inizia così il racconto di Marilena, studentessa di Filologia Moderna, che nella giornata del 6 maggio ha sostenuto online uno degli esami necessari per conseguire i 24 crediti finalizzati all’accesso al concorso per l’insegnamento a scuola. Insieme a lei oltre mille gli studenti coinvolti (1077 per l’esattezza). Tra questi, alcuni intervistati hanno voluto condividere la propria esperienza, raccontando un’inadeguata gestione della prova a distanza. “È andata così: sveglia alle 6.30, collegamento con l’aula virtuale circa un’ora dopo, attesa dalle 8 in poi per l’esibizione del documento di riconoscimento. In teoria, alle 11 avremmo dovuto fare l’appello, ma ci comunicano che l’esame verrà posticipato di qualche ora. Il riconoscimento dei volti si conclude intorno alle 14.30, ma la prova viene rimandata di nuovo alle 16.00. Nel pomeriggio ci ricolleghiamo quindi alla piattaforma Esol per sostenere finalmente l’esame, ma mezz’ora dopo ci dicono che il sistema è andato in tilt per l’elevato numero di utenti. I docenti optano, quindi, vista la situazione, per una suddivisione dei candidati in gruppi per ordine alfabetico. Il primo gruppo comincia l’esame alle 17, il secondo alle 18 e il gruppo successivo alle 19. In sintesi: dieci ore di attesa per sostenere un esame”.
“È stata un’odissea”
Marilena è tra gli iscritti ai Corsi di Laurea Magistrale del Dipartimento di Studi Umanistici, il più direttamente implicato “per i numeri di studenti che ambiscono alla carriera da insegnante. È stata un’odissea, anche perché cercavamo di non allontanarci dalla postazione pc per evitare di perdere i nuovi aggiornamenti sulla prova. È stata così posticipata di ora in ora, quando in realtà era facilmente prevedibile che con tanti iscritti anche l’appello e le relative procedure di identificazione avrebbero richiesto molte ore. Si sarebbe, perciò, potuto risolvere sin dall’inizio organizzando una divisione spalmata su due-tre appelli, anche perché le piattaforme telematiche non sono capaci di reggere centinaia di collegamenti in diretta e soprattutto per una durata piuttosto estesa, oltre le due ore”, commenta Nunzia, della Magistrale in Filosofia. “Non immaginavo per gli esami da casa che valesse lo stesso sbattimento e attesa per quelli in presenza”, parla Mirella. Che continua: “il tutto è dovuto a una mancanza di organizzazione: quasi tutti a Lettere vogliamo insegnare, il nostro è un Dipartimento numeroso e circa l’80% degli studenti delle Magistrali sostiene gli esami per i 24 crediti (Pedagogia scolastica insieme a Psicologia sperimentale e Antropologia) nella speranza di poter accedere al concorso. La suddivisione in gruppi doveva avvenire già nei giorni precedenti all’esame. Conosciamo gli sforzi che l’Università tutta sta compiendo per assicurare agli studenti la regolarità degli esami e anche degli esami speciali FIT, ma è stato davvero penoso sentirsi dire di continuo ‘ancora un minuto’ mentre continuavano a passare le ore davanti al computer”. Si prospetta, inoltre, a venire un aumento del numero di esaminandi probabilmente scaturito anche “dai segnali che il MIUR ha mandato durante questa fase pandemica, pubblicando un bando per il concorso d’insegnamento. Ci si può iscrivere fino alla fine di luglio ed è possibile, quindi, che anche i laureandi meno convinti di sostenere il percorso dei 24 crediti abbiano poi cambiato idea e iniziato a studiare per questi esami, anche se non si sa se l’Università erogherà un nuovo ciclo PF24”. In ogni caso, si terrà un nuovo appello di Pedagogia nel mese di maggio, riservato a coloro che per problemi tecnici non sono riusciti a portare a termine la prova. “Non so se definirla più un’agonia o una barzelletta: siamo davvero amareggiati e ritengo che la confusione generata abbia inciso sui risultati per molti, anche perché Esol tendeva a incepparsi di continuo, nonostante i docenti l’avessero preferita ad altri software Google o a Teams proprio per la capacità di reggere numeri alti: ebbene, non è stato così”: è la testimonianza di Ilaria Rita, iscritta alla Magistrale di Lingue e Letterature Moderne Europee. E prosegue: “quando i ministri vari dicono che la didattica a distanza è stata un successo per tutti, vorrei sottolineare che per i Dipartimenti come il nostro, poco pratici con le videolezioni e i videoesami, non è stata affatto una passeggiata. In molti, inoltre, hanno perso le staffe, il che ha ritardato sempre di più i riconoscimenti: bastava velocizzarli con l’invio di un pdf al docente, anziché aspettare che lo studente condividesse la propria carta di identità o patente, davanti a 250-300 persone collegate, tra l’altro così su internet senza la minima preoccupazione legata alla nostra privacy. Si sono susseguite di ora in ora le polemiche anche perché molti studenti, che immaginavano naturalmente di finire a un orario ragionevole, si sono trovati a dover rimandare i propri appuntamenti lavorativi”. Interviene, tra le studentesse di Filologia Moderna, anche Alessandra: “sembrava di essere alle preselettive di un concorso nazionale, quando avremmo dovuto rispondere a un questionario di soli 15 quesiti. Non riuscivamo neanche a capire, dopo averlo completato, se fossimo riusciti a confermare l’esame, perché la piattaforma non dava segnali e neanche dai docenti avevamo notizie. È vero che siamo tutti a casa, ma questo dato di fatto non deve legittimare la scelta di un docente di poter fissare un esame alle dieci di sera, perché a quell’ora si è svolto l’ultimo turno. Si parla malissimo degli studenti che vanno a conseguire i crediti per l’insegnamento nelle Università telematiche, ma l’esempio del 6 maggio è stato di gran lunga più fallimentare”.
“Siamo i superstiti di una giornata epica”
Piattaforme intasate, estenuante attesa, tensione, stanchezza fisica: gli elementi che ricorrono nel racconto degli studenti ancora provati. “Siamo i superstiti di una giornata epica. Non tutti, inoltre, abbiamo un account Unina quindi per accedere al riconoscimento su Teams era necessario che qualcun altro del gruppo potesse invitarci all’interno della riunione programmata. Il giorno prima avevamo, tra l’altro, sostenuto la prova di Antropologia che si è svolta regolarmente, quindi chiediamo anche ai docenti di diffondere le buone pratiche di utilizzo dei software per evitare crash del sistema. Mi vergogno a dirlo, ma avevo timore che se mi fossi allontanata un attimo per andare in bagno mi avrebbero chiamato, anche perché l’appello non seguiva un ordine alfabetico. Dispiace anche perché l’anno scorso abbiamo pagato per sostenere questi esami integrativi e rientra tra i nostri diritti il principio per cui ogni esame venga erogato in maniera dignitosa. Non c’è stato neanche bisogno di portare il tema all’attenzione dei rappresentanti, molti dei quali coinvolti in prima persona come esaminandi. Il problema non è la modalità online, anche se questa adesso comincia a spaventarci per gli esami futuri, perché gli altri esami del FIT – altrettanto affollati – si sono svolti in un tempo assolutamente normale, senza che nessuno dei miei familiari in casa potesse sospettare di un sequestro di persona”, ironizza infine Donatella. Un paradosso per tutti gli studenti che “questo sia capitato proprio per un esame legato all’organizzazione puntuale ed efficace della didattica, che nella realtà dei fatti si è rivelato un disastro a causa della disorganizzazione e della mancanza di competenze tecnologiche. Forse sarebbe bene – conclude – che queste prove fossero precedute da attente simulazioni”.
Sabrina Sabatino