“Armatevi di ardente pazienza”. La prof.ssa Roberta Amirante, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Architettura, trae spunto dalla poesia di Jean Nicolas Rimbaud per spronare le matricole a cominciare il loro percorso di studi universitario con serenità e tolleranza anche di fronte a qualunque probabile difficoltà o problematica di tipo organizzativo. “Quest’anno – ha detto la Amirante alla folta platea di giovani studenti che, il 4 ottobre, hanno partecipato all’incontro di accoglienza – abbiamo deciso di ampliare il numero dei posti disponibili, passando da 200, dell’anno scorso, a 250. E’ stata, senza dubbio, una scelta difficile e, tenuto conto della complessa condizione strutturale delle Facoltà, vi chiediamo un minimo di comprensione”. Tre sono i corsi del primo semestre che i ragazzi, divisi in altrettanti tre gruppi, a seconda dell’iniziale del proprio cognome (A-D; E-O e P-Z), seguono al primo semestre: Storia dell’Architettura contemporanea, Analisi matematica e Disegno dell’Architettura. In apertura dell’incontro, il saluto del Preside prof. Claudio Claudi, docente al primo anno di Costruzioni delle opere di Architettura (corso del secondo semestre), che ha cercato di spiegare ai ragazzi le ragioni del numero programmato fissato dal Ministero. “In Italia, gli architetti sono tanti, e molte competenze e compiti vengono assolti da altre figure professionali. Quindi, orami dal ’96, è stato istituito il numero chiuso. Con rammarico, devo registrare che le domande di iscrizione alla Federico II sono tre volte maggiori dei posti disponibili”. Ai tanti ragazzi rimasti in piedi, nell’aula Franco Jossa, al quarto piano della struttura in via Forno Vecchio, Claudi ha detto: “I nostri spazi sono questi. Qualche altra aula è in via Tarsia e nella nostra sede storica di Palazzo Gravina, tutte nell’arco di pochi metri, ma questo è il cuore della Facoltà, in cui sono localizzate tutte le principali attività didattiche nonché gli uffici di Dipartimento”. Un accenno ai cambiamenti in corso d’opera. “Alla fine dell’anno, con l’applicazione della Legge Gelmini – ha spiegato – la Facoltà diventerà un unico Dipartimento, ma tutto continuerà a funzionare bene, senza alcun riflesso problematico per voi. Vi chiedo solo di cominciare con entusiasmo, perché fare l’architetto significa doversi divertire a trovar soluzioni di progetti; da parte nostra, cercheremo di inculcarvi questo interesse fondandolo su solide basi scientifiche e rigorosi criteri di metodo”.
La matematica
è ovunque
è ovunque
Le discipline di studio, fin dal primo anno, spaziano dal settore scientifico a quello urbanistico e artistico, e ciò comporta, senza dubbio, una capacità di adattamento ogni qual volta si passa da una branca all’altra del sapere. “Tutti gli esami sono obbligatori – chiarisce la Amirante – in quanto considerati sostanziali nel percorso formativo, e, al primo anno, i crediti liberi sono solo due”. Rispetto alla frequenza, “indipendentemente dagli obblighi, è fondamentale e impegnativa: le lezioni sono tutti i giorni, tranne il venerdì, quando, appunto, sono previsti i crediti liberi”. Tra le materie di base che gli studenti ritengono più ostiche c’è l’Analisi matematica. “Ormai, la Matematica si incontra in ogni percorso universitario, voi stessi comincerete a vederla sotto una prospettiva diversa da quella scolastica. Vi accorgerete che farà da supporto alle altre materie – ha detto il prof. Alberto Fiorenza, docente per il gruppo E-O – Il mio suggerimento è quello di imparare a seguire con assiduità senza perdere nemmeno una parola”. Da una disciplina teorica, quale la Matematica, ad una pratica: il Disegno. “Imparare a disegnare – ha spiegato il prof. Riccardo Florio – significa riuscire ad avere il controllo di qualcosa, saper riconoscere l’Architettura, che non sempre è facile o immediato, al fine di trasferire una realtà tridimensionale su supporti bidimensionali, quali possono essere il foglio o la lavagna”. I corsi di Storia cominceranno con una settimana di ritardo (il 15 ottobre). La prof.ssa Amirante ha spiegato quella che può sembrare una scelta errata o azzardata: programmare al primo anno Storia dell’Architettura contemporanea e solo l’anno successivo Storia dell’Architettura. “La Storia non viene superata ma si accumula. Dunque, da questo punto di vista, è come se tutte le Storie dell’architettura fossero contemporanee, – ha sottolineato la docente – In seconda battuta, poi, è più facile stabilire un livello di comunicazione con gli studenti partendo da cose più vicine a loro e più note”. A marzo, con l’inizio del secondo semestre, le discipline assumeranno un taglio più concreto con l’introduzione dei corsi di Costruzione delle opere di architettura e Laboratorio di Architettura. “Si lavorerà praticamente – ha detto la prof.ssa Antonella Falotico – E sarà fondamentale seguire e lavorare insieme a noi, spronando il docente a sapere sempre più”.
Storia e Restauro,
le passioni
le passioni
Tanti i ragazzi che scelgono Architettura, attratti dall’arte e dal restauro. “Durante le scuole medie, ho partecipato ad un corso di Restauro, durato quattro anni – ha detto Marianna Sergio, 19enne originaria di Cava dei Tirreni – e sono rimasta affascinata dall’aspetto pratico relativo al restauro di tele e dipinti. Non so da grande cosa farò, ma penso che gli studi di Architettura siano la strada giusta per me”. Francesca è scoraggiata in partenza a causa della profonda crisi che investe il mercato del lavoro del Sud Italia, ma non per questo rinuncia al suo sogno. “Voglio fare l’architetto, – ha affermato – Voglio occuparmi della realizzazione di edifici ed opere pubbliche. So bene che è una strada in salita e che, in Campania, non sarà semplice trovare lavoro, ma ce la metterò tutta”. Meno convinto Giulio Parente, anche se più proiettato su obiettivi a breve termine. “Ho scelto Architettura perché mio padre svolge la professione di architetto a Napoli – ha detto – e potrebbe aiutarmi in futuro. Per ora, non voglio fare grandi progetti: penso a seguire e superare gli esami, magari già nella prima sessione”. Francesca Laviola è una studentessa fuori-sede, originaria di Matera, la quale, pur avendo un’Università a pochi chilometri da casa, ha optato per la Federico II “perché ho pensato che Napoli potesse stimolare maggiormente il mio interesse. Il mio obiettivo è quello di diventare architetto il più presto possibile, riuscire ad inserirmi nell’ambiente e lavorare”. Dopo il primo giorno in aula, restano comunque tanti dubbi. “I professori danno per scontato che conosciamo già molte cose – afferma Giancarlo, 20enne di Ercolano – come il sistema dei crediti formativi o l’organizzazione delle lezioni. Spero che, quando cominceranno i corsi, entreremo più nello specifico dei meccanismi della vita accademica”. Carolina Mongiello, studentessa avellinese, sta pensando a come conciliare i tempi dei viaggi da Avellino a Napoli e le ore di studio. “Diventare architetto è sempre stato il sogno di mia madre, la quale, poi, per altri motivi, non ha frequentato l’Università. So che non sarà un percorso semplice, ma ormai ho cominciato e voglio arrivare fino alla fine, – ha affermato con grinta – ciò che mi preoccupa è l’obbligo di frequenza: alcuni giorni, dovremo seguire anche di pomeriggio e saremo impegnati in lavori di gruppo. Dovrò organizzarmi bene”. Secondo Rosa Elifante, di Boscotrecase, “i tempi si possono ottimizzare rimanendo in Facoltà anche dopo le lezioni, sfruttando tutti i buchi per studiare. Per chi, come noi, non abita a Napoli, il vero stress è il viaggio”. Rosa vorrebbe specializzarsi in Restauro ed Arte: “Al liceo, la mia insegnante di Storia dell’Arte era architetto e, seppur in solo due ore a settimana, è riuscita ad inculcarci l’amore per l’arte in generale”. Francesca Mollo, invece, è affascinata dall’anima storica dell’Architettura e per seguire i corsi senza grosse difficoltà sta pensando di prendere casa a Napoli. “Venendo da Capri, sarebbe impossibile seguire tutte le lezioni e tornare a casa tutte le sere, soprattutto in inverno”. L’aumento dei posti a disposizione, fatto positivo per tutti, fa nascere, però, qualche critica. Secondo Davide e Marta, “è giusto dare la possibilità a chiunque voglia studiare, ma quando ci sono i mezzi e le strutture adatte. Quando ci siamo iscritti, non eravamo a conoscenza delle difficoltà di spazi cui hanno fatto riferimento i docenti, tra le righe”.