L’italiano e i suoi usi: un corso per acquisire consapevolezza della lingua

Dai primi documenti in volgare agli usi e le forme dell’italiano contemporaneo raccogliendo l’eredità del latino: un rito di passaggio obbligatorio per gli studenti che si iscrivono a Lettere Moderne quello di intraprendere un viaggio attraverso la Storia della Lingua Italiana. Il corso, impartito al primo semestre e suddiviso in tre cattedre, è strutturato intorno ad alcuni macro-argomenti essenziali, utili per una ricognizione approfondita sulle trasformazioni che la nostra lingua ha subito nel tempo. Innanzitutto, come si evince dal nome della disciplina, non si può prescindere dalla componente storica: “attraverso la lettura di testi significativi e con l’ausilio della grammatica diacronica per andare alla ricerca dei fenomeni di mutamento e delle linee evolutive della lingua”, spiega il prof. Francesco Montuori, docente del corso per il gruppo O-Z. Una particolare attenzione è rivolta ai dialetti: “alle loro interferenze e coesistenze con la lingua italiana in un rapporto di reciproca influenza”. La nozione di dialetto, infatti, non ha nulla di degradante, tutt’altro. “Un dialetto identifica un sistema linguistico a sè stante di un ambito geografico o culturale specifico con una struttura autonoma, che tuttavia ha perduto prestigio rispetto a un’altra entità linguistica”, quale può essere una lingua nazionale. Nel gergo della materia, infatti, si usa dire ‘il dialetto è una lingua che non ha fatto carriera’. Ripercorrendo le tappe storiche dagli albori alle prime attestazioni in volgare fino agli snodi cruciali, come ad esempio la nobilitazione del dialetto fiorentino, l’opera di Dante o la dibattuta ‘Questione della lingua’, si procede spediti verso uno standard comune, per cui “gli studenti saranno introdotti allo studio delle strutture dell’italiano contemporaneo, sostanzialmente una rivisitazione in chiave linguistica di ciò che si è appreso a scuola in forma di grammatica”. Dunque, storia sì ma con qualche nozione basilare di linguistica, necessaria per compiere una descrizione accurata dei processi di variazione. “La lingua non è affatto da considerarsi un blocco monolitico, piuttosto un materiale dinamico, plasmabile, un corpus vivo e soggetto a continue metamorfosi dovute all’interazione tra culture, società e popoli”. Prova ne sia che il linguaggio giovanile non ha nulla a che vedere con la lingua letteraria. Varietà che il corso si propone di approfondire con l’obiettivo di “acquisire una buona familiarità con i testi italiani e dei registri ad essi relativi”. Chiaramente i materiali testuali a cui si attinge presentano anche riferimenti icastici all’oggi, l’era di Internet, con esempi tratti da “canzoni, social media, articoli di giornale e, perché no, anche tweet”.
Perché l’esame è considerato al contempo il più difficile e anche il più bello dalle matricole? “Perché della lingua si indaga insieme la storia e la teoria, riscoprendo vecchie parentele: latino e italiano che a scuola erano materie separate si scoprono indissolubilmente legate, innumerevoli forme ed espressioni dell’una sono state assorbite nell’altra e noi ripercorriamo il cammino nell’uno e nell’altro senso. Si studia, cioè, come una regola delle origini si sia tramutata pian piano nella regola attuale attraverso numerosi stadi intermedi”. 
Un insegnamento fissato al primo anno perché costituisce un pilastro fondante nella formazione di un potenziale umanista e, inoltre, per “viaggiare in parallelo al corso di Letteratura italiana”. Altrettanto utile sarebbe che “gli studenti arrivassero al corso avendo già sostenuto l’esame di Linguistica generale – innestato invece al terzo anno – così già padroneggiare alcuni rudimenti del campo”. Tuttavia, “non è un corso per imparare a parlare l’italiano, ma fornisce in proposito qualche arma in più di cui servirsi per potenziarne l’uso adeguandolo all’argomento e al contesto”. Ed è anche vero che non tutti gli studenti arrivano all’Università con fondamenti saldi al riguardo. “Il nostro compito è insegnare loro a leggere, analizzare e interpretare un testo, che sia attuale o non esattamente coevo, trovare l’informazione pertinente, intercettare impliciti, compresa la produzione in dialetto”. È proprio sulla letteratura dialettale di età moderna che, infatti, si sofferma una parte del programma. Perché “non c’è età per migliorare la propria consapevolezza della lingua, e anche del napoletano”.
Sabrina Sabatino
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