L’odontoiatra “un mestiere usurante”

Solo 24 matricole ad Odontoiatria, tra i Corsi di Laurea a numero programmato della Federico II senz’altro uno di quelli nei quali il rapporto numerico tra i candidati ed i posti a disposizione rende particolarmente dura la selezione. In media, accede al primo anno un aspirante dentista su 25 iscritti alla prova. Ma ci sono buone possibilità che il Ministero analizzi le richieste dei singoli Atenei e incrementi i posti. “Abbiamo 56 poltrone odontoiatriche e potremmo richiedere 56 studenti, ma sarebbe problematico perché gli allievi devono svolgere attività pratiche e serve un tot di docenti che possano seguire i ragazzi. Ciascun professore può seguirne tre o quattro, al massimo cinque. Ciò detto, è indubbio che, anche in relazione alle offerte formative delle altre sedi, da Roma in giù – Napoli Sun, Foggia, Catanzaro, Bari – alla Federico II siamo penalizzati. Per questo ho chiesto un aumento a 50 immatricolazioni al primo anno. Non me lo daranno mai, ma sarei contento di mantenere almeno la posizione di 12 mesi fa”, afferma il professore Sandro Rengo, Presidente del Corso di Laurea.
Come prepararsi alla prova? “La formazione di base indispensabile al buon esito dei quiz non si consegue in un mese, ma è il frutto di un percorso scolastico e culturale ben più lungo. Quel che si può fare adesso è di esercitarsi alla specificità dei quiz, che hanno una propria particolarità ed una propria logica. 
Considera positiva la novità dell’anticipazione delle prove ad aprile? “Il problema dal quale deriva il cambiamento è che, a causa dei molteplici scorrimenti di graduatoria, ci si ritrovava, svolgendo il test a settembre, con studenti che si immatricolavano a febbraio, in pratica alla fine del primo semestre. Nel prossimo anno accademico non dovrebbe accadere”.
Lavoreranno i futuri odontoiatri? “Anche l’odontoiatria soffre della crisi. Quando io mi laureai ed Odontoiatria era ancora una Specializzazione di Medicina e non un Corso di Laurea autonomo, tutti aprivano studi. Oggi è l’eccezione. La maggior parte dei laureati inizia a svolgere consulenze nei grossi centri sanitari privati, che offrono varie specializzazioni”. 
C’è un mito da sfatare, a proposito dei dentisti? “Nell’immaginario collettivo il dentista è un signore che guadagna, evade le tasse e fa la bella vita. Nella realtà, premesso che ci sono le eccezioni, è un mestiere faticoso. Fondamentalmente, se lavori guadagni, certo, ma è un lavoro fisicamente stressante. Hai a che fare col paziente, sei concentrato su una piccola zona del suo corpo, il paziente è timoroso. È un lavoro usurante. Assumi per 4 o 5 ore al giorno posture innaturali. Te ne stai piegato e col collo girato. Inoltre, ripeto, anche il nostro settore risente della crisi”. 
Un consiglio alle future matricole? “Sono giovani e rischiano, per immaturità, di affrontare l’università come il liceo, dove si punta a raggiungere la sufficienza con tutti i metodi. Ragazzi, dico io, dovete capire che il periodo di formazione non ritornerà più e dovete puntare alla qualità. Dopo la laurea, la gente non verrà a farsi curare da voi perché siete simpatici o raccomandati o belli. Verrà da voi perché si fida. I pazienti capiscono presto se uno non è bravo e non ritornano più”. 
Esiste una specificità del Corso di Laurea in Odontoiatria della Federico II? “Siamo, nelle singole materie, quasi tutti Presidenti delle società scientifiche di riferimento. Non pochi tra noi posseggono i 23 requisiti che oggi sono necessari per accedere alle commissioni concorsuali. Insomma, è un Corso di Laurea di ottima qualità. Merito, tra l’altro, del professore Valletta, un caposcuola, che volle e seppe formare una bellissima squadra di giovani”. 
Odontoiatria, qualche anno fa, è passata da cinque a sei anni. Come si è riorganizzata la didattica? “Il sesto anno è interamente dedicato alle attività pratiche. I nostri primi laureati in sei anni arriveranno nel 2015”. 
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