Un alleato, un supporto, e, a volte, un amico: la figura del tutor, presente in tutti i Dipartimenti dell’Ateneo federiciano, è una manna scesa dal cielo per gli studenti. Durante la carriera universitaria capita sempre un esame ostico, il cosiddetto scoglio da superare, non tutti i ragazzi affrontano però la battaglia allo stesso modo. Ci sono studenti che si pietrificano davanti alle difficoltà, altri che hanno bisogno semplicemente di una spinta: nasce così l’idea del supporto, di avere accanto un tutor che sappia ascoltare, indirizzare e comprendere. “Il progetto dei tutor si presenta diversi anni fa in Ateneo, per assecondare le svariate esigenze delle allora Facoltà – spiega Nella Prevete, ricercatrice universitaria presso la Scuola di Medicina e Chirurgia, e, insieme alla prof.ssa Giovanna Maria Pierantoni, Coordinatrice delle attività di tutorato – I tutor non sono altro che studenti universitari dell’ultimo anno o dottorandi della Scuola di afferenza, che vengono assegnati ai Corsi di Laurea, per cinquanta ore annuali (da ottobre a settembre dell’anno successivo). Non svolgono attività didattica, supportano i ragazzi, orientandoli. Sono una sorta di guida, cercano di dare un metodo di studio confrontandolo con quello già adoperato, per trovare il modo di affrontare l’esame”. Quest’anno alla Scuola di Medicina sono stati assegnati 7 tutor per altrettante discipline: “Le materie oggetto di tutoraggio sono scelte in base alle richieste pervenute dai ragazzi. Ad Ingegneria, per esempio, i primi anni veniva sempre adottato per Analisi I, vero spauracchio delle matricole. Le richieste cambiano di anno in anno perché i ragazzi sono diversi così come le difficoltà che si palesano”. Gli studenti tutor vengono selezionati in base alla media alta e all’aver svolto il maggior numero di esami, per i dottorandi occorre un voto di laurea che parta dal 105. “Una volta fatta questa selezione basata sul merito – continua la dott.ssa Prevete – si raccolgono le opinioni dei ragazzi grazie ai social media. Spesso ci serviamo di Facebook per contattare gli studenti e capire cosa serve. Poi si fa la stima di quanti ragazzi hanno bisogno del tutoraggio, in media a Medicina sono 250 – 300 studenti distribuiti nei primi due anni del Corso di Laurea. Una bella cifra considerando che vige il numero chiuso per le immatricolazioni”.
Qual è l’identikit dello studente che si rivolge al tutor? Che difficoltà incontra e soprattutto cosa chiede? “I casi che si presentano ogni anno sono due. Da un lato abbiamo le matricole che durante il primo semestre del primo anno credono di aver bisogno di un aiuto. Spesso sono ragazzi capaci e bravi ma che hanno paura degli esami, di cosa possa accadere, di come si devono regolare nell’approccio con il docente, in un nuovo ambiente e con nuove discipline”. E qui interviene l’azione di supporto: “Questi ragazzi hanno risorse metodologiche inaspettate, stimolano i colleghi in modo assurdo, organizzandoli in gruppo per farli lavorare in cooperazione. Parlare con un tutor-studente è più semplice, si trova la possibilità di porre domande e di avere conforto. Molti hanno paura del distacco con la scuola superiore e vedono il docente come una sorta di ‘nemico’”. Con l’attività di tutoraggio: “si hanno delle dritte, il ragazzo più grande che ha già sostenuto l’esame, in modo informale, rincuora la matricola, prima sul piano morale e poi su quello didattico. È questo il segreto, il rapporto di base fondato sulla complicità che mette a proprio agio”. Il secondo caso in cui si ricorre ad un’azione di sostegno concerne studenti che vanno in blocco: “Si chiama ansia da prestazione, molti studenti si fermano su una disciplina e non riescono più ad andare avanti. Sentono di non possedere un metodo di studio giusto, si credono incapaci e più di altri abbisognano del confronto. Insieme al tutor si fissa un calendario di incontri per studiare insieme, ripetere gli argomenti e farsi ascoltare. Di questo necessita chi resta indietro: vuol essere rincuorato, spinto oltre il blocco, ed essere ascoltato”.
Per lavorare con i problemi legati all’ansia che colpiscono gli studenti, i tutor sono supportati dal centro SInAPSi d’Ateneo: “Una psicoterapeuta del Centro incontra chi svolge il tutorato per capire le problematiche degli studenti. La loro azione, coordinata con chi è più esperto, mira a far star bene gli studenti. Tante volte indirizziamo i ragazzi al Centro SInApsi perché magari ci rendiamo conto che quel tipo d’ansia non è più di nostra competenza”.
Un lavoro svolto con dedizione e partecipazione. Non mancano le soddisfazioni e a volte le manifestazioni d’affetto. “Sono tanti i ragazzi che mi scrivono perché grazie al nostro lavoro ce l’hanno fatta. Sono riusciti ad andare avanti e a lottare contro le loro paure. Ricordo con affetto una mail di una studentessa. Mi scrisse non solo di aver superato un blocco, ma di aver riscoperto la materia che la bloccava, riuscendo a farsela piacere”. Spesso chi si blocca: “ci dice – perché lo crede erroneamente – di detestare quella disciplina. È bello invece far rinnamorare del proprio percorso, abbiamo recuperato un bel po’ di ragazzi durante gli anni, facendo superare non solo gli esami, ma l’ansia che li teneva ingabbiati. La soddisfazione maggiore è far amare di nuovo gli studi quando, invece, si credeva di odiarli. Al tutor, proprio perché giovane, arrivano manifestazioni d’animo molto forti, vedere riaccendere la passione negli occhi di chi voleva lasciar perdere ripaga di tutti i sacrifici fatti sul campo”.
Susy Lubrano
Qual è l’identikit dello studente che si rivolge al tutor? Che difficoltà incontra e soprattutto cosa chiede? “I casi che si presentano ogni anno sono due. Da un lato abbiamo le matricole che durante il primo semestre del primo anno credono di aver bisogno di un aiuto. Spesso sono ragazzi capaci e bravi ma che hanno paura degli esami, di cosa possa accadere, di come si devono regolare nell’approccio con il docente, in un nuovo ambiente e con nuove discipline”. E qui interviene l’azione di supporto: “Questi ragazzi hanno risorse metodologiche inaspettate, stimolano i colleghi in modo assurdo, organizzandoli in gruppo per farli lavorare in cooperazione. Parlare con un tutor-studente è più semplice, si trova la possibilità di porre domande e di avere conforto. Molti hanno paura del distacco con la scuola superiore e vedono il docente come una sorta di ‘nemico’”. Con l’attività di tutoraggio: “si hanno delle dritte, il ragazzo più grande che ha già sostenuto l’esame, in modo informale, rincuora la matricola, prima sul piano morale e poi su quello didattico. È questo il segreto, il rapporto di base fondato sulla complicità che mette a proprio agio”. Il secondo caso in cui si ricorre ad un’azione di sostegno concerne studenti che vanno in blocco: “Si chiama ansia da prestazione, molti studenti si fermano su una disciplina e non riescono più ad andare avanti. Sentono di non possedere un metodo di studio giusto, si credono incapaci e più di altri abbisognano del confronto. Insieme al tutor si fissa un calendario di incontri per studiare insieme, ripetere gli argomenti e farsi ascoltare. Di questo necessita chi resta indietro: vuol essere rincuorato, spinto oltre il blocco, ed essere ascoltato”.
Per lavorare con i problemi legati all’ansia che colpiscono gli studenti, i tutor sono supportati dal centro SInAPSi d’Ateneo: “Una psicoterapeuta del Centro incontra chi svolge il tutorato per capire le problematiche degli studenti. La loro azione, coordinata con chi è più esperto, mira a far star bene gli studenti. Tante volte indirizziamo i ragazzi al Centro SInApsi perché magari ci rendiamo conto che quel tipo d’ansia non è più di nostra competenza”.
Un lavoro svolto con dedizione e partecipazione. Non mancano le soddisfazioni e a volte le manifestazioni d’affetto. “Sono tanti i ragazzi che mi scrivono perché grazie al nostro lavoro ce l’hanno fatta. Sono riusciti ad andare avanti e a lottare contro le loro paure. Ricordo con affetto una mail di una studentessa. Mi scrisse non solo di aver superato un blocco, ma di aver riscoperto la materia che la bloccava, riuscendo a farsela piacere”. Spesso chi si blocca: “ci dice – perché lo crede erroneamente – di detestare quella disciplina. È bello invece far rinnamorare del proprio percorso, abbiamo recuperato un bel po’ di ragazzi durante gli anni, facendo superare non solo gli esami, ma l’ansia che li teneva ingabbiati. La soddisfazione maggiore è far amare di nuovo gli studi quando, invece, si credeva di odiarli. Al tutor, proprio perché giovane, arrivano manifestazioni d’animo molto forti, vedere riaccendere la passione negli occhi di chi voleva lasciar perdere ripaga di tutti i sacrifici fatti sul campo”.
Susy Lubrano