All’insegna dell’internazionalizzazione della ricerca, la Federico II incontra il Giappone. Martedì 25 febbraio, nel complesso di Monte Sant’Angelo, una rappresentanza della JSPS, Japane Society for the Promotion of Science, dalla sede di Strasburgo, ha presentato alcuni programmi di internazionalizzazione dedicati a dottorandi e ricercatori. Presenti docenti dei Dipartimenti di Farmacia, Fisica e Scienze Chimiche, che hanno già all’attivo collaborazioni scientifiche con il Paese del Sol Levante.
Storie personali e momento istituzionale si sono intrecciati nella mattinata, coordinata dalla prof.ssa Maria Valeria D’Auria (Farmacia) e introdotta dal prof. Piero Salatino, Presidente del Centro di Competenza MedITech Industria 4.0. Protagonisti, il prof. Kazuhiko Saigo, Direttore dell’Ufficio di Strasburgo JSPS, e Mr. Shigyo e i racconti dei docenti Alberto Aloisio e Antonio Molinaro.
La JSPS è arrivata a Napoli dopo aver visitato anche altre università italiane. Necessaria, dunque, una presentazione dell’Ateneo e della città. A parlare, in un video lanciato dal prof. Salatino, sono stati alcuni studenti internazionali, i quali, nel mostrare le diverse sedi federiciane, hanno descritto la nostra città come “la terra in cui il mare incontra il sole”. Tocca agli ospiti presentarsi: il prof. Kazuhiko Saigo illustra brevemente gli intenti della JSPS. Si tratta di un’importante agenzia che, all’insegna di scambi accademici internazionali, finanzia progetti di ricerca, in area sia scientifica che umanistica, da svolgersi in Giappone presso enti di ricerca accademici e non. L’agenzia promuove tre tipi di programmi: individuali, bilateriali e istituzione-istituzione. I dettagli forniti da Mr. Shigyo riguardano i quattro programmi individuali di cui potranno usufruire i ricercatori federiciani che lo vorranno e che si differenziano per tempo di permanenza in Giappone e finanziamento. A chi è appena entrato nel campo della ricerca, quindi dottorandi o dottori da non più di sei anni, viene proposto un programma breve da uno a dodici mesi con un finanziamento mensile di 1.600 euro per i dottorandi e 3.000 euro per i dottori di ricerca. Questi possono approfittare anche di un programma di maggiore durata, da uno a due anni, con il medesimo finanziamento mensile. Il programma suggerito ai ricercatori va da due a dieci mesi, con un supporto mensile di 3.200 euro. Ai docenti, che si presuppone siano maggiormente impegnati, se lo desiderano, è offerta l’opportunità di concordare un periodo di permanenza più breve che va dai quindici ai trenta giorni. Mr. Shigyo vuole sorprendere i suoi ascoltatori. Ha preparato un piccolo appunto nella nostra lingua che legge lentamente, ma con un’ottima pronuncia: “Mi piace molto l’Italia – dice – È la seconda volta che vengo qui. Quindici anni fa, sono stato a Roma con la mia famiglia. Ho un bellissimo ricordo. Ma parliamo di Napoli che è molto conosciuta in Giappone soprattutto per la pasta. Grazie per averci dato l’opportunità di presentare il nostro programma”.
L’interesse giapponese verso la nostra città è sicuramente ricambiato e lo testimoniano i racconti dei due professori federiciani. “Quella giapponese è una cultura millenaria, sedimentata da quattro-cinquemila anni di storia – afferma il prof. Antonio Molinaro, docente al Dipartimento di Scienze Chimiche e in Giappone Special Appointment Professor all’Università di Osaka dove si occupa di docenza e ricerca nell’ambito di un programma finanziato proprio dalla JSPS – Sono stato in Giappone otto volte. Quest’anno sono già partito e ho trascorso a Osaka un mese. La cultura giapponese è profondamente diversa da quella europea. I giapponesi hanno una filosofia di vita particolare per cui l’ospite è sacro. Se un amico esprime ad alta voce un desiderio, loro si adoperano immediatamente per accontentarlo”. Il prof. Alberto Aloisio, docente al Dipartimento di Fisica, ha brevemente tratteggiato due esperimenti di fisica sub nucleare, Belle II e T2K, che si svolgono rispettivamente nei laboratori giapponesi KEK e J-PARC: “Al momento sono in fase di presa e analisi dati, progettazione e rilevazione di strutture, upgrade dei rilevatori di particelle”. Quindici e dieci membri dal Dipartimento e dall’INFN compongono i team di Belle II e T2K. Il professore è nel gruppo che lavora al KEK, il laboratorio che si trova a Tsukuba. “Mi sono innamorato del Giappone – confessa – In genere parto quattro volte all’anno e, per dieci giorni, sono nel campus di KEK, il laboratorio di ricerca della Sokendai University. L’interazione con il Giappone si muove su due binari: alto il livello di questo contatto scientifico, grande e profonda la sua cultura”. A colpire il docente sono stati soprattutto gli spettacolari colori degli alberi giapponesi in autunno, che infatti ha mostrato in alcune slide, oltre che l’architettura, il cinema, la letteratura e la poesia. In Giappone ha scoperto, ad esempio, “Murakami, uno dei miei autori preferiti – che naturalmente non legge in lingua originale – la cui letteratura chiameremmo realista. Descrive molto bene la realtà giapponese e, quello che leggo, lo ritrovo nelle esperienze che vivo sul posto”. Il docente ha colto l’occasione per illustrare anche alcune azioni connesse con i due esperimenti come “JENNIFER, un programma europeo di finanziamento alla mobilità verso il Giappone”. Coordina lui stesso “un Academical Agreement proposto da Unina e che ci unisce agli istituti giapponesi KEK e NIMS e italiani INFN e CNR. Dura cinque anni, è rinnovabile ed è di più ampio respiro. Nell’ambito delle istituzioni partecipanti, supera i confini dei due esperimenti e permette la mobilità breve di ricercatori e studenti di dottorato sia di fisica che di chimica, ingegneria, biologia”. L’Academical Agreement necessita di buoni finanziamenti proprio come l’azione Erasmus+ Key Action 107 “che abbiamo proposto e che è in fase di valutazione. Anche in questo caso è un progetto di mobilità bilaterale Italia-Giappone e riguarda docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti di dottorato. La nostra partner giapponese è la Sokendai University”.
Carol Simeoli
Storie personali e momento istituzionale si sono intrecciati nella mattinata, coordinata dalla prof.ssa Maria Valeria D’Auria (Farmacia) e introdotta dal prof. Piero Salatino, Presidente del Centro di Competenza MedITech Industria 4.0. Protagonisti, il prof. Kazuhiko Saigo, Direttore dell’Ufficio di Strasburgo JSPS, e Mr. Shigyo e i racconti dei docenti Alberto Aloisio e Antonio Molinaro.
La JSPS è arrivata a Napoli dopo aver visitato anche altre università italiane. Necessaria, dunque, una presentazione dell’Ateneo e della città. A parlare, in un video lanciato dal prof. Salatino, sono stati alcuni studenti internazionali, i quali, nel mostrare le diverse sedi federiciane, hanno descritto la nostra città come “la terra in cui il mare incontra il sole”. Tocca agli ospiti presentarsi: il prof. Kazuhiko Saigo illustra brevemente gli intenti della JSPS. Si tratta di un’importante agenzia che, all’insegna di scambi accademici internazionali, finanzia progetti di ricerca, in area sia scientifica che umanistica, da svolgersi in Giappone presso enti di ricerca accademici e non. L’agenzia promuove tre tipi di programmi: individuali, bilateriali e istituzione-istituzione. I dettagli forniti da Mr. Shigyo riguardano i quattro programmi individuali di cui potranno usufruire i ricercatori federiciani che lo vorranno e che si differenziano per tempo di permanenza in Giappone e finanziamento. A chi è appena entrato nel campo della ricerca, quindi dottorandi o dottori da non più di sei anni, viene proposto un programma breve da uno a dodici mesi con un finanziamento mensile di 1.600 euro per i dottorandi e 3.000 euro per i dottori di ricerca. Questi possono approfittare anche di un programma di maggiore durata, da uno a due anni, con il medesimo finanziamento mensile. Il programma suggerito ai ricercatori va da due a dieci mesi, con un supporto mensile di 3.200 euro. Ai docenti, che si presuppone siano maggiormente impegnati, se lo desiderano, è offerta l’opportunità di concordare un periodo di permanenza più breve che va dai quindici ai trenta giorni. Mr. Shigyo vuole sorprendere i suoi ascoltatori. Ha preparato un piccolo appunto nella nostra lingua che legge lentamente, ma con un’ottima pronuncia: “Mi piace molto l’Italia – dice – È la seconda volta che vengo qui. Quindici anni fa, sono stato a Roma con la mia famiglia. Ho un bellissimo ricordo. Ma parliamo di Napoli che è molto conosciuta in Giappone soprattutto per la pasta. Grazie per averci dato l’opportunità di presentare il nostro programma”.
L’interesse giapponese verso la nostra città è sicuramente ricambiato e lo testimoniano i racconti dei due professori federiciani. “Quella giapponese è una cultura millenaria, sedimentata da quattro-cinquemila anni di storia – afferma il prof. Antonio Molinaro, docente al Dipartimento di Scienze Chimiche e in Giappone Special Appointment Professor all’Università di Osaka dove si occupa di docenza e ricerca nell’ambito di un programma finanziato proprio dalla JSPS – Sono stato in Giappone otto volte. Quest’anno sono già partito e ho trascorso a Osaka un mese. La cultura giapponese è profondamente diversa da quella europea. I giapponesi hanno una filosofia di vita particolare per cui l’ospite è sacro. Se un amico esprime ad alta voce un desiderio, loro si adoperano immediatamente per accontentarlo”. Il prof. Alberto Aloisio, docente al Dipartimento di Fisica, ha brevemente tratteggiato due esperimenti di fisica sub nucleare, Belle II e T2K, che si svolgono rispettivamente nei laboratori giapponesi KEK e J-PARC: “Al momento sono in fase di presa e analisi dati, progettazione e rilevazione di strutture, upgrade dei rilevatori di particelle”. Quindici e dieci membri dal Dipartimento e dall’INFN compongono i team di Belle II e T2K. Il professore è nel gruppo che lavora al KEK, il laboratorio che si trova a Tsukuba. “Mi sono innamorato del Giappone – confessa – In genere parto quattro volte all’anno e, per dieci giorni, sono nel campus di KEK, il laboratorio di ricerca della Sokendai University. L’interazione con il Giappone si muove su due binari: alto il livello di questo contatto scientifico, grande e profonda la sua cultura”. A colpire il docente sono stati soprattutto gli spettacolari colori degli alberi giapponesi in autunno, che infatti ha mostrato in alcune slide, oltre che l’architettura, il cinema, la letteratura e la poesia. In Giappone ha scoperto, ad esempio, “Murakami, uno dei miei autori preferiti – che naturalmente non legge in lingua originale – la cui letteratura chiameremmo realista. Descrive molto bene la realtà giapponese e, quello che leggo, lo ritrovo nelle esperienze che vivo sul posto”. Il docente ha colto l’occasione per illustrare anche alcune azioni connesse con i due esperimenti come “JENNIFER, un programma europeo di finanziamento alla mobilità verso il Giappone”. Coordina lui stesso “un Academical Agreement proposto da Unina e che ci unisce agli istituti giapponesi KEK e NIMS e italiani INFN e CNR. Dura cinque anni, è rinnovabile ed è di più ampio respiro. Nell’ambito delle istituzioni partecipanti, supera i confini dei due esperimenti e permette la mobilità breve di ricercatori e studenti di dottorato sia di fisica che di chimica, ingegneria, biologia”. L’Academical Agreement necessita di buoni finanziamenti proprio come l’azione Erasmus+ Key Action 107 “che abbiamo proposto e che è in fase di valutazione. Anche in questo caso è un progetto di mobilità bilaterale Italia-Giappone e riguarda docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti di dottorato. La nostra partner giapponese è la Sokendai University”.
Carol Simeoli