La parola agli studenti

“Il problema principale della Facoltà sono le infrastrutture”, dice Nadia D’Ambrosio, rappresentante degli studenti al Senato Accademico. “Le aule sono piccole e, soprattutto al primo anno, i ragazzi seguono seduti a terra in spazi sovraffollati, con microfoni o proiettori spesso non funzionanti. Anche se abbiamo ottenuto di usare lo spazio del cinema Astra, persino per fare esami, il problema del sovraffollamento rimane comunque; dopo il primo anno, però, gradualmente diminuisce. Nonostante questo mi riscriverei nuovamente, la  Laurea Triennale mi è piaciuta e la Specialistica in Società, Politica e Territorio mi sta  piacendo ancora di più, anche perché essendo in pochi si eliminano i problemi logistici e organizzativi che sono il problema principale del triennio”. Suggerimenti sul versante della didattica: “forse alcune nozioni dovrebbero essere insegnate prima: ad esempio il programma di Statistica Spss, che comunque come sociologi dobbiamo imparare ad usare, viene rimandato alla Specialistica, mentre potrebbe essere già inserito nei programmi della Triennale”. Per quanto riguarda le prospettive lavorative, “rimane tutto da vedere!”. 
“Mi sono iscritta a Sociologia per ripiego perché non sono riuscita a superare i test di ammissione a Psicologia – ammette Federica – Ora sono molto indecisa: inizialmente volevo sostenere alcuni esami per poi passare a Psicologia l’anno prossimo, ma il primo anno di corso mi è piaciuto, nonostante le condizioni terrificanti in cui ho seguito alcuni corsi. Quello che mi lascia perplessa è il mio futuro professionale: mi piace questo campo di studi ma non ho ancora ben chiaro come trasformarlo in un lavoro a tutti gli effetti”. 
“Mi è sempre piaciuto capire come si organizzano le persone e i gruppi tra di loro”, spiega Alessandro, “ho sempre cercato di studiare i ruoli, le regole sociali non scritte che si possono ritrovare in ogni organizzazione. Non so se ci riuscirò, ma mi piacerebbe provare a fare ricerca”.  
“La Facoltà è interessante e il carico di studio sostenibile, ma il rischio è che come formazione possa essere dispersiva, a meno che non hai un’idea ben precisa su come vuoi utilizzare queste conoscenze”, sostiene Sara.
“La mancanza di spazi per le lezioni e per lo studio si sente, siamo tantissimi ai corsi del primo anno! – si sfoga Valeria – Ed è un peccato perché magari in queste condizioni non si apprezzano le qualità dei docenti. Spero che l’anno prossimo con queste nuove aule a S. Marcellino si risolva”.
Per Culture Digitali il discorso è diverso, dice Paolo, “siamo meno e meglio organizzati. Mi sono iscritto quest’anno, quindi non so ancora valutare bene dove mi porterà il Corso, ma mi piaceva l’idea di potere unire l’interesse per l’informatica con quello dello studio della società. Spero di poter lavorare nel campo dei social network”.
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