Quarto appuntamento alla Federico II per il Napoli Teatro Festival, la rassegna che fino al 27 giugno occuperà l’ex birreria di Miano. L’incontro, tenutosi il 27 maggio nell’aula Piovani, è il conclusivo di un ciclo intitolato “Dal testo alla scena: incontri e testimonianze sulla pratica della scrittura e della regia teatrale” che rientra nell’ambito del Master di II livello in Letteratura, scrittura e critica teatrale, coordinato dal prof. Pasquale Sabbatino. Durante gli incontri, la Facoltà di Lettere ha ospitato attori e registi e protagonisti della scorsa edizione della manifestazione. Per il gran finale non potevano mancare Renato Quaglia, direttore artistico del Festival, e Manuela Cherubini, traduttrice e regista di Bizarra. “Napoli è una città straordinaria – dice Quaglia – E’ naturalmente internazionale. Nelle altre città, ogni nuova dominazione con le sue architetture schiacciava le precedenti. A Napoli, invece, convivono l’una affianco all’altra”. Quaglia spiega come questo Festival può essere un’occasione di sviluppo per la città, una crescita che può avvenire anche attraverso il teatro. “Ovunque andiamo noi lasciamo segni. All’Albergo dei Poveri abbiamo rifatto i bagni. Quest’anno a Miano lasceremo una mostra organizzata insieme all’Accademia delle Belle Arti”. Inoltre, l’ex birreria sembra il posto ideale per ospitare un festival del genere che molto si avvale dell’ausilio delle tecnologie”. “Certe cose che abbiamo visto qui non me le aspettavo – spiega il prof. Francesco de Cristofaro, docente di Critica letteraria e letterature comparate, parlando del Festival – Ho visto uomini in carne ed ossa con immagini filmate, ci hanno bendati, esploravano lingue, ibridavano ma giocavano con le nostre percezioni”. Si parla del Festival, di teatro, ma soprattutto di una novità: Bizarra, la prima teatro novella scritta dall’argentino Rafael Spregelburd. Manuela Cherubini spiega che Bizarra nasce in conseguenza alla crisi che ha colpito l’Argentina nei primi anni del 2000. È una reazione al pauperismo, quando tutti gli artisti all’improvviso si sono ritrovati senza nulla. “Per poter mettere in scena quest’opera – spiega la regista – abbiamo riunito artisti provenienti da diverse scuole di formazione. Questi hanno dovuto imparare a guardarsi in faccia e riconoscersi al di là delle diversità apparenti”. Così, spogli da qualsiasi protezione esterna, gli attori di Bizarra reciteranno per 20 giorni e per altrettante ore. E se mi perdo una “puntata”? “Si chiede al vicino, è fatto apposta così – dice la Cherubini – per sollecitare la solidarietà tra spettatori”. Un amore per l’essere umano in quanto tale e la convinzione che non c’è nulla di irrappresentabile animano la regista. “Mi piace l’essere umano – spiega – Mi piace mettere in scena qualcosa che poi non è più mio, che esiste al di là di me e a prescindere da me”.
Marilena Passaretti
Marilena Passaretti