Una piccola rivoluzione è avvenuta alla Facoltà di Lingue de L’Orientale nei mesi scorsi, quelli dedicati alle iscrizioni delle nuove matricole e alla elaborazione dei loro piani di studi. E’ stato avviato il programma di completa informatizzazione dei piani di studio e delle carriere degli studenti, che ha permesso ai neoiscritti di redigere e far approvare i loro piani di studio direttamente on-line, e che consente ai vecchi studenti di essere monitorati attraverso gli strumenti informatici per quanto concerne il loro percorso universitario: esami sostenuti e superati, votazioni conseguite. Il Preside, prof. Domenico Silvestri, commenta con soddisfazione i dati risultanti da questa prima fase di innovazione: “sul numero totale di 1.070, ben 842 sono i piani approvati. Si tratta di una cifra altissima, e va sottolineato che gli studenti che hanno scelto in questo modo il loro piano di studi possono stare tranquilli per tutti e tre gli anni del corso di laurea. Chi ha eseguito quest’anno la compilazione on-line, infatti, non è tenuto a rifarla l’anno prossimo, a meno che non voglia modificarne qualche aspetto, possibilità che resta comunque aperta”. Nella statistica rientrano anche 67 piani annullati e 152 piani in bozza: “questi ultimi sono quelli redatti da ragazzi che hanno bisogno di un po’ di assistenza – dice il Preside-magari hanno incominciato a compilare il piano e poi lo hanno lasciato a metà perché hanno trovato difficoltà. In ogni caso non è possibile proporre nuovi piani on-line perché il sistema informatico ne ha di già predisposti e non si può andare oltre un menù fisso. Tutti coloro che non sono riusciti a redigere o a farsi approvare il piano on-line sono stati contattati direttamente per cercare di risolvere il problema insieme. Molti si erano già presentati spontaneamente”. Probabilmente con la prossima sessione estiva di esami sarà possibile anche effettuare la prenotazione tramite internet, nel frattempo si gode dei frutti di questa prima tappa dell’informatizzazione della facoltà. Per l’approvazione dei piani di studio non solo non è stato necessario ricorrere ad alcun passaggio cartaceo, ma non si è dovuto neppure consultare nessuna commissione di orientamento. Soprattutto, con questo sistema la facoltà si trova a disposizione “una straordinaria documentazione precisa sugli studenti, dal primo all’ultimo, che consente una programmazione didattica ottimale”, dice il prof. Silvestri. “I riscontri sono stati talmente positivi che ne possiamo ricavare vantaggi anche per un corretto governo della didattica”, sottolinea, “e c’è di più. Siccome il programma prevede che ogni studente diventi un sito informatico della facoltà, noi docenti possiamo essere informati ogni momento sulla sua carriera, sulle sue eventuali difficoltà. Lo studente potrà essere contattato da un team di responsabili, composto dal preside, dal presidente del collegio di area didattica e dai responsabili dei singoli corsi di studio”.
Tre Collegi di
Area Didattica
Area Didattica
Il prof. Silvestri introduce così un’altra novità di quest’anno. La Facoltà di Lingue ha infatti attivato dei Collegi di Area didattica, organismi che riuniscono i corsi di studio omogenei di primo e di secondo livello. Sono presieduti da un docente eletto dall’organismo stesso, il quale ha accanto a sé come giunta di presidenza alcuni responsabili dei singoli Corsi eletti nello stesso modo. “Non ho voluto creare organismi separarti di primo e secondo livello – dice il Preside- bensì un principio di interazione e di corresponsabilità per l’organizzazione dei primi e dei secondi livelli didattici”. I Collegi sono tre. Il primo, Collegio di Lingue, Letterature e Culture, comprende due Corsi di primo livello collaudati da tre anni (Lingue, letterature e culture dell’Europa e delle Americhe; Plurilinguismo e multiculturalità) e tre specialistiche (Culture e letterature di lingua inglese; Lingue e letterature romanze e latino americane; Germanistica). Il secondo, Collegio di Lingue, linguistica e traduzione, comprende un solo corso di primo livello (Mediazione linguistica e culturale, cioè l’ex Traduzione ed interpretariato per usi linguistici speciali) e due Corsi di secondo (Teoria e prassi della traduzione; Lingue e linguaggi, modelli descrittivi e cognitivi). Il terzo, Collegio di Lingue e linguaggi della letteratura, dell’arte e dello spettacolo, comprende un corso di primo livello (Linguaggi multimediali e informatica umanistica) e uno di secondo (Produzione multimediale. Arte, teatro, cinema). Dice il Preside: “attraverso questi organismi si attua un decentramento importantissimo delle funzioni organizzative dei singoli Corsi di studio a persone competenti, mentre alla Facoltà resta un compito di organizzazione complessiva. In essi dovrà esserci un numero paritario di docenti e studenti, e infatti a febbraio verranno indette le elezioni dei rappresentanti degli studenti nei collegi. Gli studenti saranno eletti secondo questo criterio: uno studente per ciascun Corso di primo o secondo livello”.
Esami e lezioni,
basta con l’anarchia
basta con l’anarchia
Di questi nuovi organi collegiali ci si servirà per organizzare tutta la didattica, a partire dal calendario degli esami, che dalla prossima sessione estiva sarà redatto dal preside, sentiti i presidenti dei collegi che sentiranno le giunte di presidenza. Il singolo docente non sarà interpellato direttamente. “In questo modo si evita l’accavallamento degli esami negli stessi giorni, che tante volte ha indotto gli studenti a recarsi da me per reclamare- spiega il Preside- Basta con l’anarchia. La riforma prevedeva rigore nei contenuti, al quale però deve corrispondere funzionalità nell’offerta, ed è questo l’obiettivo che noi ci proponiamo di raggiungere. Per gli esami così come per le lezioni, dove un ostacolo oggettivo è dato dalla carenza di aule ma dove al contempo è indispensabile conseguire un obiettivo che io definisco minimo, e cioè che non coincidano gli insegnamenti che hanno un maggior numero di utenti. Si tratta delle lingue, delle letterature e degli insegnamenti obbligatori. Questi sono impegni che assumo di fronte agli studenti, lo possiamo anche chiamare manifesto politico per il futuro”.
Il pensiero del prof. Silvestri torna ai cambiamenti determinati dalla riforma e alle difficoltà che si sono dovute superare per recepirli. Torna al lavoro fatto negli ultimi anni per riuscire ad adeguarsi prima e a crescere poi. “Di fronte alla chiusura mentale e culturale del Ministero che ci ha fatto fare la riforma, ci ha dato risorse aggiuntive per il primo anno e poi ce le ha negate – dice- ci siamo organizzati in due modi. Prima di tutto, aumentando le ore dedicate alla didattica per ciascun docente, in secondo luogo, chiedendo e ottenendo dagli studenti, i quali hanno risposto con grande senso di responsabilità, contributi per i laboratori professionalizzanti. Dopo la riforma l’università è stata abbandonata. Risorse ulteriori sono state previste solo per alcuni percorsi di eccellenza”. Prosegue: “anche le strutture non erano preparate all’epoca, dato che all’attuazione della riforma non corrispose un rafforzamento amministrativo. Le nostre ne sono state investite come da uno tsunami e solo una sinergia tra la presidenza e la segreteria ha fatto sì che si riuscisse ad andare avanti. Di tutto il lavoro fatto per realizzare il programma di informatizzazione, ad esempio, dobbiamo ringraziare alcune giovani laureate, collaboratrici a contratto, che hanno salvato una situazione destinata al tracollo”. Tuttavia il Preside si dice ottimista per il futuro. Il peggio è passato? “Semplicemente, le cose si devono sperimentare”, risponde, “le cose non sono né buone né cattive, non è tutto bianco o tutto nero”. Così è anche per la riforma dell’università, dunque. E dopo la sperimentazione di questi anni possiamo guardare al domani con occhi più fiduciosi.
Sara Pepe
Il pensiero del prof. Silvestri torna ai cambiamenti determinati dalla riforma e alle difficoltà che si sono dovute superare per recepirli. Torna al lavoro fatto negli ultimi anni per riuscire ad adeguarsi prima e a crescere poi. “Di fronte alla chiusura mentale e culturale del Ministero che ci ha fatto fare la riforma, ci ha dato risorse aggiuntive per il primo anno e poi ce le ha negate – dice- ci siamo organizzati in due modi. Prima di tutto, aumentando le ore dedicate alla didattica per ciascun docente, in secondo luogo, chiedendo e ottenendo dagli studenti, i quali hanno risposto con grande senso di responsabilità, contributi per i laboratori professionalizzanti. Dopo la riforma l’università è stata abbandonata. Risorse ulteriori sono state previste solo per alcuni percorsi di eccellenza”. Prosegue: “anche le strutture non erano preparate all’epoca, dato che all’attuazione della riforma non corrispose un rafforzamento amministrativo. Le nostre ne sono state investite come da uno tsunami e solo una sinergia tra la presidenza e la segreteria ha fatto sì che si riuscisse ad andare avanti. Di tutto il lavoro fatto per realizzare il programma di informatizzazione, ad esempio, dobbiamo ringraziare alcune giovani laureate, collaboratrici a contratto, che hanno salvato una situazione destinata al tracollo”. Tuttavia il Preside si dice ottimista per il futuro. Il peggio è passato? “Semplicemente, le cose si devono sperimentare”, risponde, “le cose non sono né buone né cattive, non è tutto bianco o tutto nero”. Così è anche per la riforma dell’università, dunque. E dopo la sperimentazione di questi anni possiamo guardare al domani con occhi più fiduciosi.
Sara Pepe