La storia dell’arte “non è un lusso per ricchi”

44 anni, nato a Firenze, studia il Barocco romano e insegna Storia dell’Arte Moderna alla Federico II. Convinto che gli storici dell’arte servano a fare entrare le opere nella vita intellettuale ed emotiva di chi si occupa di tutt’altro, pensa che l’amore per la disciplina che insegna non debba essere un fatto privato, ma pubblico e politico. Così si presenta nel suo ex blog del Fatto Quotidiano Tomaso Montanari, oggi blogger su La Repubblica, nonché  docente ordinario dal primo ottobre nel Dipartimento di Studi Umanistici. “Mi sono laureato alla Normale di Pisa e, come credo sia giusto, la mia carriera si è svolta in tutta Italia. Sono stato ricercatore a Viterbo, poi trasferito a Tor Vergata e poi a Roma, poiché per uno storico dell’arte è molto importante il contatto con la città. Dal 2008 sono qui a Napoli e insegno alla Magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte. Gli studenti sono molto aperti agli stimoli esterni. Ho moltissime richieste di tesi, anche se il nostro Corso non permette sbocchi immediati. Ciò dimostra il sincero interesse per la materia e la grande motivazione”. Un impressionante curriculum accompagna il giovane docente: Premio Giorgio Bassani nel 2012, poiché distintosi per i propri scritti e interventi a favore della tutela del patrimonio storico, artistico, naturale, paesaggistico del nostro Paese; nel febbraio 2013 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito «per il suo impegno a difesa del nostro patrimonio» in occasione dell’inchiesta sulla devastazione e il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini; nell’agosto dello stesso anno è stato nominato dal Ministro Massimo Bray nella Commissione per la riforma del Ministero per i Beni Culturali. “Sono convinto che bisogna andare oltre la lezione in aula, ecco perché coinvolgo gli studenti in sopralluoghi, dibattiti pubblici, convegni e incontri, avendo un ruolo pubblico. L’approccio che preferisco non vede la storia dell’arte come fuga dalla realtà, separata dal mondo in cui viviamo o lusso per i ricchi, ma parte della contemporaneità. Si dice che il passato serve a comprendere il presente, ma penso che bisogna tenere in tensione passato e presente, perché l’uomo si ritrovi nel corso del tempo”. Tra gli imminenti impegni del docente: “un libro su Bernini, edito da Einaudi, che sto cercando di terminare e un nuovissimo corso, mai tenuto in Italia: Storia del Patrimonio culturale, qui alla Federico II”. Il corso si inserisce nel nuovo Corso di Laurea Triennale, che sarà attivo dal prossimo anno denominato ‘Archeologia, Storia dell’arte e Scienze del patrimonio culturale’. Inizierà con l’articolo 9 della Costituzione: “che ha mutato irreversibilmente il ruolo del patrimonio storico e artistico italiano, facendone un segno visibile della sovranità dei cittadini, dell’unità nazionale e dell’eguaglianza costituzionale, perché ciascuno di noi, povero o ricco, uomo o donna, cattolico o musulmano, colto o incolto, ne è egualmente proprietario”, come spiega ancora nel suo blog. “Sarà un normale corso sulla storia della cultura, sull’idea civile e politica di patrimonio. I compiti del docente universitario non si esauriscono infatti con la ricerca e la didattica, ma necessitano di impegno civile. L’Università è spesso troppo autoreferenziale, mentre dovrebbe cambiare in meglio la nostra società, aprirsi alla comunità nazionale. C’è purtroppo un diffuso provincialismo che porta i docenti ad insegnare nell’Ateneo in cui si laureano, mentre dovrebbero aprirsi maggiormente”. 
A.T.
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