La vela: una passione, uno sport, un lavoro

Vele al vento all’Università Parthenope, il 17 maggio, per un appuntamento promosso dall’Unione degli Universitari, precisamente dagli studenti del Corso di Laurea in Scienze Nautiche ed Aeronautiche, interamente dedicato ai segreti della navigazione che sfrutta Eolo. “Una giornata importante – ha detto
in apertura del convegno il prof. Giorgio Budillon che nel Dipartimento di Scienze e Tecnologie svolge studi e ricerche nei settori della Climatologia, Meteorologia ed Oceanografia – in una città come Napoli, che vanta eccellenze nello studio del mare. A voi tutti auguro di avere la mia stessa fortuna: trasformare la passione in un lavoro. È la via per essere felici”. In mattinata, il primo ad intervenire, dopo i saluti di Budillon e di Francesco Peluso, uno degli studenti che hanno promosso l’evento, è stato Francesco Lo Schiavo, Presidente per la Campania della Federazione Italiana Vela (FIV), che ha descritto attraverso numeri e immagini, quelle del filmato nel quale sono stati ripresi i momenti salienti di alcune delle più importanti regate svoltesi nelle acque del litorale campano nell’ultimo anno, la realtà della sua federazione. “La FIV – ha esordito – ha appena compiuto 90 anni e si propone di diffondere lo sport velico in tutte le sue discipline. Fa parte della World Sailing, la federazione internazionale”. La federazione campana conta 6.200 tesserati, il 30% dei quali pratica attivamente lo sport velico. Quarantatré le società affiliate. “Portiamo avanti – ha ricordato Lo Schiavo – numerosi progetti per avvicinare i giovani al mare. Uno dei più importanti, che condividiamo con le altre sezioni italiane della federazione, si chiama Velascuola e coinvolge, in Campania,
15 istituti”. Sono più di 200 gli appuntamenti annuali del calendario delle regate promosso dalla sezione campana della FIV. Il 75% sono regate di altura e di mini altura. Il 15% circa sono eventi destinati esclusivamente ai ragazzi. Il resto sono regate di vela latina e kitesurfing. Si va a vela soprattutto per passione, per stare bene o per competizione. Ci sono, poi, anche i velisti che salgono su una barca con l’obiettivo di diventare ambasciatori della necessità di rispettare il mare e di tutelarlo. Uno di essi è un generale dei carabinieri in pensione e si chiama Antonio Gagliardo. È il Presidente della Lega Navale in Campania e da alcuni anni organizza a bordo dell’imbarcazione Fedelissima il giro dei mari che bagnano l’Italia. “Nella prima edizione percorremmo il Tirreno. Nella seconda l’Adriatico, toccando le coste italiane e quelle slovene e croate. Lo scorso anno ci spingemmo in Sicilia ed a Malta. La prossima
edizione, che si svolgerà dall’otto al ventisette luglio, condurrà Fedelissima lungo le coste occidentali della Sardegna. Portiamo in giro un messaggio di amore per il mare ed a bordo ospitiamo una biologa marina, la quale, nel corso delle traversate, preleva campioni e monitora i parametri marini”. Alla Lega Navale – una istituzione che fu fondata nel 1897 a La Spezia, vanta 60.000 soci ed ha circa 250 strutture periferiche – fa riferimento anche il Centro Studi delle Tradizioni Nautiche, diretto da Paolo Rastrelli ed ospitato a Napoli al Molosiglio. “Siamo nati – ha raccontato Rastrelli – nel 1998 con l’obiettivo di
raccogliere e catalogare giornali, libri e riviste che trattano di vela. La nostra prima sede fu a Castel dell’Ovo, la seconda in via Sedile di Porto. La Regione ci ha riconosciuti come biblioteca di interesse regionale. Oggiabbiamo 6.860 volumi, 262 riviste,  per complessivi 10.460 numeri, 270 immagini nell’archivio fotografico e 360 filmati. Abbiamo ospitato anche studenti universitari che hanno utilizzato il nostro materiale per le loro
tesi di laurea. Sono venuti a svolgere ricerche presso di noi da Bari, Siena, Firenze, Pisa ed altre città”. Sul modello del celebre Museo del mare di Lisbona, il Centro Studi delle Tradizioni Nautiche ha attrezzato anche un laboratorio di modellismo navale. Tra i pezzi più affascinanti un modello di feluca sorrentina. Nel pomeriggio, la giornata dedicata alla vela è proseguita con la presentazione di un sistema di navigazione per diporto che integra in un computer un software cartografico con la cartografia digitale e con strumenti e sensori di bordo ad esso collegati. Lo ha realizzato Bruno Stanzione, che si è laureato poco più di un mese fa e che, per la sua tesi di laurea, ha approntato un sistema di navigazione destinato alle barche da diporto mediante cartografia digitale. “È un sistema a basso costo – racconta – perché gli strumenti utilizzati sono comuni. La novità è che, mettendoli in connessione, possiamo vedere l’imbarcazione nella sua precisa posizione su carte digitali e addirittura guidare la barca da remoto, semplicemente collegando
gli attrezzi della barca con il tablet. Sulla piattaforma con Gps si vede la posizione sovrapposta alla cartografia digitale”. Un altro sistema di navigazione, che si chiama Fair Wind, è stato progettato dal prof. Raffaele Montella ed è finalizzato a condividere, a fini di ricerca scientifica, i molteplici  dati che raccolgono le barche mentre veleggiano. “Si tratta – spiega il docente – di un sistema di navigazione basato su tecnologie aperte. Lo possono utilizzare piccole imbarcazioni. I dati acquisiti sono condivisi sulla rete cloud, resi anonimi e sono utilizzabili per fini scientifici. Le barche moderne hanno decine di sensori e producono dati relativi, per esempio, al vento, alla batimetria, alle correnti”. Fair Wind trasforma, dunque, ogni velista in un collaboratore di coloro i quali studiano i fenomeni meteomarini. Tra gli organizzatori della giornata della vela c’era anche una studentessa, la cilentana Rosa Palumbo, la quale, in attesa di laurearsi, vive del mare e sul mare. “Sono skipper – racconta – e vado in barca a vela da quando ero bambina. È il modo di navigare di quelli che lo amano davvero e che non pretendono di dominarlo, ma lo osservano e lo rispettano. La prima sensazione che ho provato in barca a vela è stata di pace per il silenzio, interrotto solo dal suono del mare e dal vento tra le vele. Una sensazione impagabile, un modo di navigare assolutamente antitetico rispetto a quello di chi va sui rombanti motoscafi o sui gommoni”.
Fabrizio Geremicca
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