Visita al carcere di Carinola per un gruppo di studenti di Diritto Processuale Penale

Rumore di cancelli, le sbarre alle finestre, la perquisizione delle guardie. Varcare la soglia di un istituto penitenziario è come entrare in una bolla: un’esperienza contrastante che 20 ragazzi del corso di Diritto Processuale Penale hanno avuto la fortuna di vivere. Grazie alla collaborazione della Casa di Reclusione ‘G. B. Novelli’ di Carinola, infatti, la prof.ssa Carla Pansini, titolare dell’insegnamento, ha organizzato, venerdì 26 maggio, una visita nel penitenziario casertano. “È stata un’esperienza molto interessante per gli studenti sia dal punto di vista formativo che umano – commenta la docente – Per quanto sia una struttura a pena attenuata, abbiamo dovuto superare tutta una serie di controlli rigorosi, e il rumore della chiusura dei cancelli ogni volta che passavamo da una sezione all’altra provoca delle sensazioni davvero singolari. Inoltre, ho potuto portare con me solo 20 ragazzi, selezionati tramite sorteggio, perché questo è stato il limite massimo impostomi dalla direttrice, Carmela Campi”. La visita ha toccato diverse aree del carcere, come la palestra, “fornita di diversi attrezzi ginnici di ultima generazione donati dalla moglie di Pietro Taricone dopo la sua morte”, la grande biblioteca e gli spazi comuni come le aule. Gli studenti, inoltre, hanno avuto modo di incontrare e confrontarsi con un gruppo di detenuti inseriti nei programmi di studio, racconta la prof.ssa Pansini: “Alcuni si stavano preparando per la licenza media, ed altri per la scuola superiore, tra cui due extracomunitari. I ragazzi, con grandissimo entusiasmo, hanno rivolto molte domande agli educatori, ma anche ai detenuti, chiedendo loro cosa pensassero dell’occasione che gli era stata data e se l’istruzione poteva rappresentare davvero uno strumento di riabilitazione e re-inclusione sociale”. Gli studenti, abituati ad analizzare il processo penale sui libri di testo, hanno avuto modo così di vivere, per qualche ora, il carcere, la pena inflitta al termine di un processo, capirne i meccanismi e le procedure interne. “I miei allievi studiano tutti i principi del processo penale, come la presunzione di non colpevolezza, l’accertamento della colpevolezza contro ogni ragionevole dubbio, ma si scontrano anche a volte con la ferocia dell’opinione pubblica. Il carcere, che è la giusta pena per il reato, può diventare anche un momento di rinascita. Nella nostra Costituzione è stabilita la funzione riabilitativa della pena. Non si tratta purtroppo di percentuali alte di soggetti recuperati, ma spiegavano gli operatori che per loro anche la riabilitazione di due detenuti su dieci è un gran successo”, aggiunge la docente. E un gran successo sono state anche queste visite, tanto che con la direzione del carcere si è deciso di calendarizzarle ogni anno a fine corso.
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