La vera sfida “è migliorare la quotidianità”

In una lettera inviata via mail a fine marzo alle varie componenti dell’Ateneo, il professore Gaetano Manfredi annuncia di volersi confrontare con tutte le realtà della Federico II, a partire dai Dipartimenti, prima di presentare formalmente la sua candidatura al rettorato. “Per ascoltare e discutere”, scrive. Allega alla missiva quattro pagine, “idee per il futuro”, nelle quali tratteggia l’Ateneo che vorrebbe contribuire a realizzare. Quasi un programma, insomma.
“La via maestra”, scrive, “è una politica del merito senza compromessi, che valorizzi le eccellenze. Tutte le azioni devono essere guidate da processi di valutazione, attraverso un monitoraggio continuo dei risultati scientifici e didattici. Bisogna puntare sull’impegno e sulla qualità di tutta la comunità accademica, per far sì che i migliori studenti ambiscano a frequentare le aule della Federico II e che i migliori laureati aspirino ad intraprendere l’attività di ricerca presso i nostri Dipartimenti”. Prosegue Manfredi: “Semplificazione e riorganizzazione amministrativa devono essere un obiettivo concreto da raggiungere in tempi rapidi. Il problema burocrazia nasce dall’eccesso di norme e regole nazionali che si sommano alle nostre interne. Bisogna sburocratizzare al massimo l’applicazione di queste regole all’interno dell’Ateneo e puntare alla semplificazione dei processi” Ancora, “vanno migliorati i sistemi informatici di gestione, va costruita una base dati di Ateneo, continuamente aggiornata, da cui sia possibile estrarre tutte le informazioni relative alle attività centrali e dipartimentali, in modo da realizzare un efficace sistema di monitoraggio”. Manfredi dedica poi un passaggio specifico alla Scuola di Medicina, “che rappresenta uno dei punti di forza del nostro Ateneo. Nella negoziazione con la Regione vanno affrontate, in maniera definitiva, le questioni del turn over del personale a esclusiva funzione assistenziale e quelle dei necessari investimenti infrastrutturali e tecnologici. In tale ambito va definito un piano edilizio, individuando i necessari finanziamenti. Un nuovo modello di Policlinico non è più rinviabile, a meno di assistere ad un progressivo impoverimento delle funzioni e delle prestazioni scientifiche e didattiche”.
Lancia, inoltre, un piano per migliorare le attività di orientamento dedicate agli studenti: “Di concerto con il sistema scolastico, bisogna investire per portare l’università nella scuola, anticipando i test di ingresso e sviluppando programmi formativi specifici nell’ultimo anno delle superiori. In itinere, va revisionata l’offerta didattica con una più attenta valutazione dei tempi di apprendimento ed una più graduale e solida acquisizione di contenuti e strumenti metodologici. Vanno monitorati gli esami – scoglio, utilizzando in maniera diffusa azioni specifiche di tutorato”. Prosegue: “Le opportunità offerte dalla didattica a distanza attraverso Federic@ vanno sfruttate fino in fondo. Allo stesso tempo dobbiamo attrarre gli studenti più talentuosi innovando la didattica e creando percorsi di eccellenza a cavallo tra la Laurea Magistrale ed il Dottorato, per contrastare il marketing aggressivo degli Atenei del Nord”. Ammette: “Oggi la nostra offerta complessiva nei servizi non è ancora soddisfacente. Possiamo e dobbiamo migliorare, continuando il programma di manutenzione straordinaria delle aule, aumentando gli spazi studio e di aggregazione, potenziando le opportunità di fruizione di laboratori e biblioteche. La vera sfida, poi, è migliorare la quotidianità, dalla pulizia alla funzionalità delle strutture. Non sempre alle risorse investite corrispondono risultati accettabili. L’attività di controllo deve essere più rigorosa ed i tempi di risposta devono essere più celeri”. Un passaggio sul programma edilizio della Federico II: “È necessario il completamento dei Poli di San Giovanni a Teduccio, per l’area tecnologica, di Portici–Ercolano per Agraria e del Frullone per Veterinaria. Va ridisegnato il ruolo dell’area di Mezzocannone con la realizzazione di una grande Insula Umanistica che soddisfi le esigenze didattiche della Scuola di Scienze Umane e Sociali e rappresenti un polo di divulgazione culturale in grado di integrare e valorizzare il Sistema Museale, le Accademie, le Aule Storiche e le grandi Biblioteche”. Per i docenti, scrive Manfredi, “bisogna cogliere tutte le opportunità di avanzamento di carriera consentite dagli stringenti vincoli finanziari e normativi, privilegiando la continuità nell’impegno scientifico didattico ed il costante miglioramento. Analogamente vanno introdotti meccanismi di incentivazione economica per i docenti che vogliono impegnarsi in una didattica ed in una ricerca di qualità”. Ancora, “vanno rafforzate le condizioni per attrarre vincitori di bandi competitivi (ERC, Firb ed altri) e per richiamare docenti da università ed istituzioni straniere. Va proseguita e consolidata la politica di accesso dei giovani ricercatori”. Per il personale tecnico amministrativo, propone, tra l’altro, “un piano di riqualificazione che valorizzi le professionalità e le competenze esistenti, ottimizzando l’impiego. Analogamente va implementato un piano di reclutamento, compatibile con i vincoli di bilancio, che colmi le lacune numeriche e professionali presenti”. 
Conclude con una riflessione sul “fare cultura”. Sottolinea Manfredi: “Svolgere attività culturali rivolte alla Comunità Accademica, ma soprattutto alla Città, per diffondere il sapere, deve essere un obbligo quotidiano al quale non possiamo sottrarci. Le tante manifestazioni, i seminari tematici, gli incontri culturali realizzati nelle nostre splendide strutture vanno meglio coordinati e pubblicizzati. Le iniziative già sperimentate, come i Concerti, o quelle ancora in corso, come Alla Corte di Federico o i Cineforum, vanno riprese o rafforzate”.
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