A Psicologia si esce dall’Università per applicare le conoscenze nel mondo reale. Dalle carceri alle scuole, passando per le organizzazioni aziendali e le associazioni onlus: i luoghi che accolgono gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Applicata ai Contesti Istituzionali. Intervento Psicologico nei Contesti Educativi, Psicosociologia delle Organizzazioni e Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico sono le materie più apprezzate dagli studenti in virtù della presenza di laboratori pratici. “Fino ad ora, soprattutto alla Triennale, molti laboratori sono stati inutili: ci hanno riempito la testa di ulteriori lezioni teoriche! Ora, per la prima volta, abbiamo avuto una buona occasione per entrare veramente a contatto con la realtà vera e propria, praticando ciò che studiamo”, spiega Imma Bencivenga, iscritta al secondo anno. Applicare le conoscenze acquisite ai corsi può aiutare gli studenti a rivalutare campi applicativi diversi dalla psicoterapia con sofà e lettino, “come la Psicologia del Lavoro. Sarebbe bello se tutte le materie prevedessero un risvolto pratico”, continua. Il suo gruppo di lavoro, formato con i colleghi di corso Francesco Gallo e Valentina Carandente, ha appena concluso, con risultati eccellenti, un progetto realizzato all’interno di un carcere, realizzato per l’esame di Psicosociologia delle Organizzazioni. L’esame prevedeva la formazione di triadi; ogni gruppo doveva scegliere un contesto organizzativo nel quale tenere una lezione formativa su alcuni temi lasciati al corso; la lezione doveva essere videoregistrata e successivamente riportata su relazione cartacea. Ognuno di loro ricopriva un ruolo: osservatore, conduttore e cameraman. Tra i progetti spicca proprio quello di Imma, Francesco e Valentina. All’interno del carcere per un giorno: è questo il contesto istituzionale nel quale hanno lavorato, allo scopo di formare Ufficiali di Polizia Penitenziaria in materia di dinamiche psicologiche all’interno dei gruppi di lavoro, ossia “clima organizzativo e benessere a lavoro, con particolare riguardo al tema della leadership. Tra gli argomenti indicati dal professore Alessandro Lo Presti, abbiamo scelto le dinamiche sociali perché ci sono sembrate più consone al contesto”, illustra Imma. È stato Francesco, però, a scegliere il tema della leadership, “quello dell’agente è un lavoro competitivo: c’è competizione non solo tra colleghi, ma soprattutto nel rapporto tra ufficiale e detenuto; la leadership sembrava il tema migliore ed è stato facile stimolare la comunicazione pescando tra le loro esperienze personali. I partecipanti si sono sentiti talmente a ‘casa’ che mi hanno chiesto come comportarsi al lavoro, aprendo così una situazione di aiuto”, spiega Francesco. La loro lezione formativa è stata intervallata da attività pratiche, quali l’ideazione di uno slogan, rappresentativo dello spirito di gruppo. Un’esperienza altamente formativa per lo studente, perché lungi dall’essere una semplice simulazione: “Mi sono trovato in paradiso perché non si è trattato di un semplice laboratorio ma abbiamo sperimentato proprio quello che realmente in futuro si fa. Lo so perché lavoro già in questo contesto come docente di Tecniche di comunicazione, al 168° corso di allievi e agenti presso la SFAP di Portici (Scuola di Formazione Allievi della Polizia Penitenziaria)”. Nonostante i disagi tecnici con le video-riprese dell’intervento, i tre studenti non si sono persi d’animo. A quanto pare ne è valsa la pena, “abbiamo avuto eccellente per la conduzione e per il report; 30 e lode il voto finale”, conclude Imma.
In Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico si entra a scuola per osservare da vicino le dinamiche dei gruppi classe, stilare report osservativi e somministrare il Test Sociometrico, “uno strumento che permette di rilevare le relazioni tra i compagni di classe e sapere se ci sono elementi emarginati o quali sono i popolari. Ciò permette di attuare, successivamente, degli interventi nell’ambito di progetti più ampi, obiettivo dell’esame Intervento Psicologico nei Contesti Educativi”, spiega Rosanna Ferraro, iscritta al secondo anno. “La materia non è tra le mie preferite, ma il risvolto applicativo è stato interessante. L’esperienza è stata positiva e a scuola ho ricevuto una buona accoglienza sia da parte di dirigenti che insegnanti. All’inizio c’è un po’ di imbarazzo perché paradossalmente sei lì per osservare e sei anche tu osservato dai bambini”. Anche qui, il risvolto applicativo sembra avvicinare gli studenti a materie finora poco apprezzate: “mi sono appassionata alla Psicologia dello Sviluppo, fino ad ora ostica, nonostante tutta la teoria studiata!”, conclude Rosanna.
Ad Intervento Psicologico nei Contesti Educativi gli studenti sono impegnati nella progettazione di programmi di intervento o preventivi, per favorire il benessere comunitario e individuale. Si entra a scuola, nelle carceri e negli ospedali, per conoscere disagi comportamentali e psicologici su cui intervenire. “Dopo aver condotto delle interviste e fatto delle osservazioni, si stilano progetti ad hoc, per esempio: interventi anti-bullismo, di gestione dei disturbi del comportamento alimentare, di integrazione sociale per giovani disabili o, ancora, progetti per interventi mirati al supporto alla genitorialità e ai rapporti con gli insegnanti”, spiega Maddalena Pannone, iscritta al secondo anno. “A Scuola Per Passione” è il titolo del suo progetto, il cui obiettivo è quello di combattere la dispersione scolastica nelle scuole medie superiori, “ai margini della periferia di Afragola, in un quartiere in cui molti ragazzi provengono da famiglie con un forte disagio psicosociale, per casi di prostituzione o con genitori carcerati. È un territorio dove essere onesti e lavorare è una cosa che viene derisa; è una piccola Scampia”. In un luogo in cui i ragazzi eludono la scuola aggirando i servizi sociali, si contestualizza il suo brillante lavoro, con il compito di aiutare non solo i ragazzi: “ho proposto questo progetto anche per supportare genitori e insegnanti nel loro difficile compito educativo e introdurre metodologie alternative alla lezione frontale. La scuola non deve prepararti alla vita ma essere la vita stessa, ed è quindi importante stimolare i ragazzi con attività collaborative e cooperative per facilitare la consapevolezza dei loro stati interiori ed emotivi”, sottolinea Maddalena. Scendere in strada per entrare a contatto con le persone e il territorio non è solo un’opportunità per sperimentare le competenze acquisite duranti gli anni, ma anche “un’occasione di self marketing dal quale possono nascere collaborazioni future. Inoltre, credo sia uno stimolo anche per i docenti, grazie al quale possono trovare nuovi spunti di riflessione; leggere i nostri lavori può permettere loro di essere aderenti alla realtà, al di là dell’ambito accademico”.
Antonietta Caputo
In Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico si entra a scuola per osservare da vicino le dinamiche dei gruppi classe, stilare report osservativi e somministrare il Test Sociometrico, “uno strumento che permette di rilevare le relazioni tra i compagni di classe e sapere se ci sono elementi emarginati o quali sono i popolari. Ciò permette di attuare, successivamente, degli interventi nell’ambito di progetti più ampi, obiettivo dell’esame Intervento Psicologico nei Contesti Educativi”, spiega Rosanna Ferraro, iscritta al secondo anno. “La materia non è tra le mie preferite, ma il risvolto applicativo è stato interessante. L’esperienza è stata positiva e a scuola ho ricevuto una buona accoglienza sia da parte di dirigenti che insegnanti. All’inizio c’è un po’ di imbarazzo perché paradossalmente sei lì per osservare e sei anche tu osservato dai bambini”. Anche qui, il risvolto applicativo sembra avvicinare gli studenti a materie finora poco apprezzate: “mi sono appassionata alla Psicologia dello Sviluppo, fino ad ora ostica, nonostante tutta la teoria studiata!”, conclude Rosanna.
Ad Intervento Psicologico nei Contesti Educativi gli studenti sono impegnati nella progettazione di programmi di intervento o preventivi, per favorire il benessere comunitario e individuale. Si entra a scuola, nelle carceri e negli ospedali, per conoscere disagi comportamentali e psicologici su cui intervenire. “Dopo aver condotto delle interviste e fatto delle osservazioni, si stilano progetti ad hoc, per esempio: interventi anti-bullismo, di gestione dei disturbi del comportamento alimentare, di integrazione sociale per giovani disabili o, ancora, progetti per interventi mirati al supporto alla genitorialità e ai rapporti con gli insegnanti”, spiega Maddalena Pannone, iscritta al secondo anno. “A Scuola Per Passione” è il titolo del suo progetto, il cui obiettivo è quello di combattere la dispersione scolastica nelle scuole medie superiori, “ai margini della periferia di Afragola, in un quartiere in cui molti ragazzi provengono da famiglie con un forte disagio psicosociale, per casi di prostituzione o con genitori carcerati. È un territorio dove essere onesti e lavorare è una cosa che viene derisa; è una piccola Scampia”. In un luogo in cui i ragazzi eludono la scuola aggirando i servizi sociali, si contestualizza il suo brillante lavoro, con il compito di aiutare non solo i ragazzi: “ho proposto questo progetto anche per supportare genitori e insegnanti nel loro difficile compito educativo e introdurre metodologie alternative alla lezione frontale. La scuola non deve prepararti alla vita ma essere la vita stessa, ed è quindi importante stimolare i ragazzi con attività collaborative e cooperative per facilitare la consapevolezza dei loro stati interiori ed emotivi”, sottolinea Maddalena. Scendere in strada per entrare a contatto con le persone e il territorio non è solo un’opportunità per sperimentare le competenze acquisite duranti gli anni, ma anche “un’occasione di self marketing dal quale possono nascere collaborazioni future. Inoltre, credo sia uno stimolo anche per i docenti, grazie al quale possono trovare nuovi spunti di riflessione; leggere i nostri lavori può permettere loro di essere aderenti alla realtà, al di là dell’ambito accademico”.
Antonietta Caputo