Saltata la prova d’accesso alla Facoltà di Lingue de L’Orientale: garantito il libero ingresso ancora per un anno accademico. “L’Ateneo versa in condizioni di grave precarietà finanziaria e non può sostenere 25mila euro per l’allestimento di un test – spiega il Preside Domenico Silvestri – Personalmente, non ho voluto caricare sugli studenti i costi (si parla di 25 euro a testa, ndr)”. Viene a mancare così uno dei requisiti indispensabili, secondo il docente, per accedere a questa Facoltà: una minima conoscenza di una lingua straniera. “Quel quiz non significava numero chiuso – spiega Silvestri, promotore e convinto sostenitore della prova d’ingresso – dal momento che non avevamo posto alcun limite alle iscrizioni. Era solo un modo per avere studenti motivati ed un pizzico competenti”. “Ci riproveremo il prossimo anno – annuncia – magari attingendo i fondi dal budget per la didattica”.
Oltre quattromila iscritti, un migliaio di immatricolati all’anno, Lingue è la Facoltà più gettonata tra tutte quelle dell’Ateneo, “perché la tradizione dell’offerta linguistica de L’Orientale è la più consolidata in Campania”. Gli studenti la scelgono anche per “l’impegno profuso sul piano didattico, malgrado un organico insufficiente”. Già, perché a L’Orientale, e in particolare alla Facoltà di Lingue, si vive un paradosso: un Ateneo famoso per la sua offerta linguistica che manca di docenti di lingue. “A L’Orientale, ricercatori a parte, su trecento professori ci sono solo tre ordinari d’Inglese, che è la lingua maggiormente opzionata dagli studenti; per lo Spagnolo, che è la seconda per preferenze, c’è un solo docente a tempo pieno”, fa notare, affranto ed irato, il prof. Silvestri. Bandire concorsi? Neanche a parlarne, non ci sono fondi. Si ripiega, allora, sui contratti. “Nella precarietà cerchiamo in qualche modo di organizzarci. Per esempio, il prossimo anno accademico arriveranno nove docenti d’inglese a contratto per coprire il tetto di dodici ed assicurarne uno per ogni duecento studenti; e a contratto sarà anche per la cattedra di francese, il cui unico professore che avevamo è pronto a trasferirsi altrove”.
L’impegno dei docenti, ma anche un’offerta didattica “originale e vincente”, i punti di forza della Facoltà. Cinque le lauree triennali – Mediazione linguistica e culturale, Linguaggi multimediali e informatica umanistica, Plurilinguismo e multiculturalità, Lingue, letterature e culture dell’Europa e delle Americhe, Mediazione linguistica e culturale con l’Europa orientale (quest’ultima interfacoltà con Lettere) – che confluiscono nelle Specialistiche in Teoria e prassi della traduzione, Produzione multimediale, arte, teatro e cinema, Lingue e linguaggi: modelli descrittivi e cognitivi, Culture e letterature di lingua inglese, Germanistica, Lingue e letterature romanze e latinoamericane, tutte a numero chiuso (100 i posti per ciascuna) eccetto Germanistica.
“Abbiamo costruito un bellissimo progetto didattico che va dalla conoscenza dell’Europa e delle Americhe, alla traduzione, allo spettacolo, al teatro, al cinema – commenta il docente – Lo scorso anno, il Corso di Laurea in Linguaggi multimediali ha superato le 230 matricole. Comunque, un po’ tutti i nostri corsi sfiorano quei numeri, tranne Mediazione linguistica e culturale, che raggiunge addirittura quota 500. Un successo, quest’ultimo, legato al fascino che la carriera di interprete e traduttore ancora esercita”.
Inglese, francese, spagnolo, tedesco, ma anche olandese, svedese, portoghese, arabo, alcune delle lingue che si studiano in Facoltà, cui si affiancano insegnamenti di Storia (medievale, moderna e contemporanea, Storia dell’America latina, Storia del Nord America), Sociologia, Antropologia culturale, Archivistica, Filosofia, Geografia. “Abbiamo laboratori di informatica, di scrittura, di traduzione. Insomma – dichiara soddisfatto – siamo attrezzati per essere una Facoltà moderna, anche se senza mezzi. Come dire, se l’acqua è poca, la papera non galleggia”. Imparare le lingue non è una passeggiata, “equivale a dover pensare in modo diverso: non basta studiare, occorre vivere la lingua, andare sul posto, scoprirlo ed amarlo. Chi vuole conoscere le lingue deve sempre aver pronta la valigia”, ammonisce il docente.
Quanto agli sbocchi occupazionali, se si pensa di studiare Lingue per diventare insegnanti, è meglio accantonare l’idea. “Il mondo della scuola assorbe solo in minima parte i nostri laureati, considerato il numero limitato di posti alle Scuole di specializzazione per l’insegnamento”. Per Silvestri, quindi, meglio lanciarsi in settori più strettamente legati alla mediazione linguistico-culturale: piccole e medie imprese, turismo culturale, luoghi d’accoglienza per stranieri, o semplicemente provare a lavorare all’estero. “Si è aperto il grande mercato cinese: sarebbe opportuno formare ragazzi che parlino il cinese commerciale”. Quale che sia la scelta, è preferibile proseguire gli studi con la Specialistica, “perché col titolo triennale, allo stato attuale delle cose, c’è bisogno d’inventarselo un lavoro”.
A metà ottobre partiranno i corsi della laurea triennale, che si terranno tra via Duomo, Palazzo del Mediterraneo e Palazzo Giusso. “M’impegnerò molto di più per fare spostare il meno possibile gli studenti da una sede all’altra – annuncia, convito, Silvestri – Per esempio, farò in modo che i corsi dell’accoppiata inglese/spagnolo, la più opzionata dagli studenti, resti nello stesso edificio. Eviterò, inoltre, sovrapposizioni di corsi ed esami, concentrando le attività di laboratorio e dei lettori all’inizio e fine settimana ed organizzando le lezioni frontali nei giorni centrali”. Quanto agli studenti, “tocca studiare, soprattutto frequentare e dialogare con i docenti, senza dimenticare di andare all’estero, assolutamente”.
Paola Mantovano
Oltre quattromila iscritti, un migliaio di immatricolati all’anno, Lingue è la Facoltà più gettonata tra tutte quelle dell’Ateneo, “perché la tradizione dell’offerta linguistica de L’Orientale è la più consolidata in Campania”. Gli studenti la scelgono anche per “l’impegno profuso sul piano didattico, malgrado un organico insufficiente”. Già, perché a L’Orientale, e in particolare alla Facoltà di Lingue, si vive un paradosso: un Ateneo famoso per la sua offerta linguistica che manca di docenti di lingue. “A L’Orientale, ricercatori a parte, su trecento professori ci sono solo tre ordinari d’Inglese, che è la lingua maggiormente opzionata dagli studenti; per lo Spagnolo, che è la seconda per preferenze, c’è un solo docente a tempo pieno”, fa notare, affranto ed irato, il prof. Silvestri. Bandire concorsi? Neanche a parlarne, non ci sono fondi. Si ripiega, allora, sui contratti. “Nella precarietà cerchiamo in qualche modo di organizzarci. Per esempio, il prossimo anno accademico arriveranno nove docenti d’inglese a contratto per coprire il tetto di dodici ed assicurarne uno per ogni duecento studenti; e a contratto sarà anche per la cattedra di francese, il cui unico professore che avevamo è pronto a trasferirsi altrove”.
L’impegno dei docenti, ma anche un’offerta didattica “originale e vincente”, i punti di forza della Facoltà. Cinque le lauree triennali – Mediazione linguistica e culturale, Linguaggi multimediali e informatica umanistica, Plurilinguismo e multiculturalità, Lingue, letterature e culture dell’Europa e delle Americhe, Mediazione linguistica e culturale con l’Europa orientale (quest’ultima interfacoltà con Lettere) – che confluiscono nelle Specialistiche in Teoria e prassi della traduzione, Produzione multimediale, arte, teatro e cinema, Lingue e linguaggi: modelli descrittivi e cognitivi, Culture e letterature di lingua inglese, Germanistica, Lingue e letterature romanze e latinoamericane, tutte a numero chiuso (100 i posti per ciascuna) eccetto Germanistica.
“Abbiamo costruito un bellissimo progetto didattico che va dalla conoscenza dell’Europa e delle Americhe, alla traduzione, allo spettacolo, al teatro, al cinema – commenta il docente – Lo scorso anno, il Corso di Laurea in Linguaggi multimediali ha superato le 230 matricole. Comunque, un po’ tutti i nostri corsi sfiorano quei numeri, tranne Mediazione linguistica e culturale, che raggiunge addirittura quota 500. Un successo, quest’ultimo, legato al fascino che la carriera di interprete e traduttore ancora esercita”.
Inglese, francese, spagnolo, tedesco, ma anche olandese, svedese, portoghese, arabo, alcune delle lingue che si studiano in Facoltà, cui si affiancano insegnamenti di Storia (medievale, moderna e contemporanea, Storia dell’America latina, Storia del Nord America), Sociologia, Antropologia culturale, Archivistica, Filosofia, Geografia. “Abbiamo laboratori di informatica, di scrittura, di traduzione. Insomma – dichiara soddisfatto – siamo attrezzati per essere una Facoltà moderna, anche se senza mezzi. Come dire, se l’acqua è poca, la papera non galleggia”. Imparare le lingue non è una passeggiata, “equivale a dover pensare in modo diverso: non basta studiare, occorre vivere la lingua, andare sul posto, scoprirlo ed amarlo. Chi vuole conoscere le lingue deve sempre aver pronta la valigia”, ammonisce il docente.
Quanto agli sbocchi occupazionali, se si pensa di studiare Lingue per diventare insegnanti, è meglio accantonare l’idea. “Il mondo della scuola assorbe solo in minima parte i nostri laureati, considerato il numero limitato di posti alle Scuole di specializzazione per l’insegnamento”. Per Silvestri, quindi, meglio lanciarsi in settori più strettamente legati alla mediazione linguistico-culturale: piccole e medie imprese, turismo culturale, luoghi d’accoglienza per stranieri, o semplicemente provare a lavorare all’estero. “Si è aperto il grande mercato cinese: sarebbe opportuno formare ragazzi che parlino il cinese commerciale”. Quale che sia la scelta, è preferibile proseguire gli studi con la Specialistica, “perché col titolo triennale, allo stato attuale delle cose, c’è bisogno d’inventarselo un lavoro”.
A metà ottobre partiranno i corsi della laurea triennale, che si terranno tra via Duomo, Palazzo del Mediterraneo e Palazzo Giusso. “M’impegnerò molto di più per fare spostare il meno possibile gli studenti da una sede all’altra – annuncia, convito, Silvestri – Per esempio, farò in modo che i corsi dell’accoppiata inglese/spagnolo, la più opzionata dagli studenti, resti nello stesso edificio. Eviterò, inoltre, sovrapposizioni di corsi ed esami, concentrando le attività di laboratorio e dei lettori all’inizio e fine settimana ed organizzando le lezioni frontali nei giorni centrali”. Quanto agli studenti, “tocca studiare, soprattutto frequentare e dialogare con i docenti, senza dimenticare di andare all’estero, assolutamente”.
Paola Mantovano