“L’università forma un atleta, il master un decatleta”

Dei cinquanta allievi Stoà che lo scorso 18 gennaio avrebbero dovuto partecipare alla cerimonia di consegna dei diplomi Master in Direzione e Gestione di Impresa (MDGI) e in Human Resource Management, quasi la metà non si è presentata. Impegni di lavoro: una giustificazione che da sola può essere indice del valore dei corsi seguiti. “Da un lato siamo dispiaciuti per queste assenze, ma dall’altro ci fanno piacere”, ha detto il prof. Marcello Lando, direttore del Master MDGI, giunto alla quindicesima edizione. Anche tra i diplomati presenti erano in pochi quelli attualmente in attesa di risposte. Il periodo di stage svolto durante la seconda parte del master si è concluso quasi sempre con la proposta agli stagisti di rimanere; sporadici i casi in cui, per problemi di riassetto delle aziende, sono state bloccate le assunzioni. Più frequente il caso di allievi che hanno rifiutato l’offerta nella speranza di trovare una collocazione non tanto diversa, quanto più vicina. Valentina Moscariello, 26 anni, laureata in Economia all’Università di Salerno con la votazione di 106 ha svolto i sei mesi di stage a Milano presso L’Orèal, ma ha poi deciso di rientrare in Campania per spendere la sua esperienza sul territorio di provenienza. Stesso discorso per Paolo Catapano, ventiquattrenne laureato in Economia alla Federico II, anch’egli stagista all’Orèal di Milano. Lo ha colpito molto l’ambiente di lavoro: giovane, dinamico e multietnico, con quotidiani contatti internazionali. Eppure, nonostante gli abbiano chiesto di restare, Paolo ha preferito tornare a Napoli. Non è l’atteggiamento di chi non sa staccarsi dal mare e dal Vesuvio o dalle gonne di mammà, ma piuttosto la giusta aspettativa di laureati brillanti che, come da logica, vorrebbero che le proprie qualità fossero riconosciute prima a casa e poi altrove. Inoltre ci sono coloro che per esigenze personali necessariamente non possono spostarsi più di tanto, come Rita Citarella, 27 anni, laureata in Scienze internazionali e diplomatiche all’Orientale. “Il master mi è piaciuto molto, è stato utile – dice- Stoà ci segue e non ci abbandona neppure dopo la conclusione del corso. L’unica cosa che si potrebbe migliorare è la localizzazione dei contatti con le imprese, troppo pochi in Campania”. E’ una questione sulla quale gli esponenti del mondo politico e produttivo intervenuti alla cerimonia non hanno mancato di esprimersi. Il dott. Mario Colantonio, amministratore delegato di Stoà, ha moderato l’incontro, ricordando che l’occasione del giorno era una vera e propria festa per congratularsi e complimentarsi con i diplomati e le loro famiglie. Federico Rossi, presidente della Scuola, ha parlato del successo dell’iniziativa, dovuto a “un’azione corale e armonica fra tutte le sue componenti”. In rappresentanza del Comune di Napoli, socio di maggioranza dello Stoà, era presente l’assessore alle Politiche del personale, Bruno Terracciano, che ha sottolineato quale grande opportunità rappresenti per i giovani la presenza di una scuola di studi di alta formazione in Campania, e ha auspicato che la formazione di alto livello possa presto essere indirizzata in maniera specifica anche verso la dirigenza del settore pubblico. E’ stato il presidente della Camera di Commercio di Napoli, Gaetano Cola, a precisare che l’affermazione fatta dal dott. Colantonio, che ha parlato dei diplomati Stoà come di risorse da immettere sul mercato nazionale, andava in qualche modo corretta. “Speriamo che questi giovani vengano inseriti nello scenario locale, più che nazionale – ha detto Cola- sul nostro territorio sono presenti 500.000 aziende, il 60% delle quali non riesce a crescere come dovrebbe perché non ha rapporti con l’estero. Il fatto è che non le abbiamo sapute seguire con il personale adatto”. Vincenzo Pagliarulo, dirigente del settore Affari sociali e Politiche giovanili della Regione, ha confermato che Stoà è sempre stata la stella polare dell’alta formazione in Campania. “Lo era già quando mi laureai io – ha raccontato- e suggerisco di unire, dopo la laurea, la pratica al lavoro accademico e di formazione superiore”. L’ufficio del dott. Pagliarulo lavora tra l’altro sui finanziamenti e le borse di studio per la formazione post lauream. “I prossimi obiettivi sono l’anticipazione della borsa di studio rispetto alla frequenza del master e il finanziamento diretto alle Scuole, tenendo presente che abbiamo sgomberato il campo da esperienze di scarsa qualità e che teniamo in considerazione anzitutto i risultati riportati da scuole ed enti in sede di certificazione qualitativa dei corsi”. Per l’Unione Industriali è intervenuto l’ing. Vincenzo Greco, che ha nuovamente sottolineato la necessità di tarare i contenuti dei master sulle specifiche esigenze delle imprese meridionali, mentre per l’Associazione delle Piccole Imprese era presente l’ing. Giuseppe Zimbardi che ha sottolineato: “il costo di un giovane in formazione per la collettività è alto, ma il giacimento che se ne ricava è enorme. Non disperdiamo quest’opportunità”. A seguire, la consegna dei diplomi. Quelli in Direzione e Gestione di Impresa sono stati consegnati direttamente dal direttore Lando, dopo il saluto finale da parte del coordinatore Massimiliano Esposito, che ha ricordato ai ragazzi l’enorme valore di questo biglietto da visita. Quelli in Human Resource Management, Master giunto alla quarta edizione, sono stati consegnati dal dott. Francesco Cipriano. 
Laureati in
Economia, ma
non solo
Il Master in Direzione e gestione di impresa, è il corso post lauream ad hoc per chi vuole orientare in direzione manageriale le proprie conoscenze. La maggior parte dei diplomati proviene da studi di carattere economico-aziendale, e trova nel master qualcosa che all’università non aveva mai avuto modo di sperimentare. Vincenzo Mennella, 26 anni, laureato in Economia da due anni, ha deciso di frequentare il corso di Stoà dopo aver svolto un periodo di pratica da commercialista. Oggi lavora in banca Opi come analista finanziario, a Roma. “L’esperienza a Stoà mi ha dato soprattutto una nuova apertura mentale – dice- Ho imparato a relazionarmi con gli altri, a parlare in pubblico, a dare il meglio di me nelle situazioni. Nei colloqui di lavoro si riconosce subito chi ha svolto un valido periodo di formazione post lauream”. Dello stesso avviso Giuseppe Gentile, 28 anni, laureato tre anni fa in Economia alla Parthenope. Per frequentare il master ha rinunciato all’assunzione come capo reparto alla Auchan. E non ne è affatto pentito. “Ho acquisito una nuova consapevolezza – afferma- ho avuto la possibilità di svolgere lo stage nella multinazionale farmaceutica Astra Zeneca e adesso, anche se sono in stand by, sento di poter benissimo competere per altre posizioni con chi ha frequentato un master alla Luiss o alla Bocconi. E’ già successo che qualcuno di noi dello Stoà sia stato preferito a loro in sede di colloqui”. Ma non soltanto le conoscenze economiche possono essere indirizzate al settore manageriale. Vincenzo Lanzetta, 32 anni, si è laureato in Chimica nel 2004. Ha lavorato alla tesi di laurea per due anni, in laboratorio, giungendo a realizzare un prodotto di alto livello. Non tutti i laureati in materie scientifiche sono però destinati alla carriera accademica. “Ad un certo punto andava colmato un gap- dice Vincenzo- Ho voluto frequentare questo master per sdoganare la figura del chimico, che secondo me non ha nulla di meno rispetto a quella dell’ingegnere gestionale. Solo che la formazione universitaria del chimico non contempla alcuna nozione di carattere economico-aziendale, ed è per questo che in azienda gli ingegneri vengono visti come potenziali manager mentre i chimici no”. Lanzetta ha giocato bene le sue carte e oggi lavora al Cantiere del Mediterraneo. “Il master è obbiettivamente utile soprattutto per la rete di contatti che offre. E’ fatto anche di testimonianze in aula, hai modo di avvicinare direttamente dirigenti cui presentarti e proporti. Insomma, offre delle opportunità in più”.
La storia 
del leone
affamato
Per festeggiare non solo i diplomati di quest’anno, ma anche il bel traguardo della quindicesima edizione del master MDGI, il prof. Marcello Lando ha fornito alcuni dati. Fino ad oggi si contano oltre 700 diplomati, con una percentuale di placement del 99% entro i dodici mesi. Le aree funzionali di inserimento sono il marketing e commerciale (30%), l’amministrazione e controllo (22%), le risorse umane (15%), la produzione e logistica (12%), la finanza (10%); la pianificazione strategica (6%), aree varie (5%). I risultati sono lusinghieri ma il Master costa tanto (ben 12.000 euro). Quando agli inizi degli anni Novanta venne istituita Stoà succedeva il contrario, a chi seguiva un corso post lauream veniva offerto un compenso. “I tempi sono cambiati. L’alta formazione è necessaria e costa. E’ come quando uno decide di voler fare dell’attività fisica: la fa sul serio se si iscrive in palestra e paga”, dice il prof. Lando, il quale, dopo una lunga militanza ad Ingegneria del Federico II, è ora docente alla Luiss di Roma. Dunque, un prodotto di qualità non può costare meno di tanto? “E’ così. Il master è uno strumento prezioso per il primo inserimento o anche per il rilancio delle proprie risorse. Consente di crescere, di passare dallo zoom al grandangolare. L’università forma un atleta, il master un decatleta. Racconterò una storiella illuminante sul punto. In una foresta due uomini sono inseguiti da un leone affamato e corrono nel tentativo di sfuggirgli. A un certo punto uno dei due si ferma per infilarsi un paio di scarpe da ginnastica. L’altro, stupefatto, gli dà del folle. Ma l’uomo con le scarpe da ginnastica non si scompone e spiega: non devo correre più veloce del leone, devo correre più veloce di te”.
Sara Pepe
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