Malessere durante il lockdown con alti livelli di stress per il 17,5% degli studenti

Una crisi senza precedenti e le stringenti misure di contenimento contro il virus, tra cui la quarantena e la chiusura di scuole e università, hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, un importante rischio al benessere mentale delle persone e alle funzionalità psicosociali. Le università hanno dovuto rapidamente reinventarsi, mettendosi alla prova con la didattica a distanza. Questo ha rappresentato una nuova sfida per gli studenti, che hanno dovuto rivedere i loro metodi di studio, la propria autonomia e hanno vissuto in un costante clima di incertezza. Proprio l’incertezza, infatti, è stata il filo rosso di tutti questi mesi di emergenza sanitaria, accompagnata dalle puntuali notizie sulla crescente gravità della situazione. È incentrato proprio sul benessere mentale degli studenti universitari durante la fase iniziale della pandemia lo studio condotto dalle docenti di Psicologia Sociale e del Lavoro dell’Università Federico II Daniela Caso, Vincenza Capone, Anna Rosa Donizzetti e Fortuna Procentese, pubblicato recentemente sulla rivista internazionale Sustainability. L’attenzione delle docenti è rivolta alle variabili che hanno potuto influire negativamente sul benessere mentale degli studenti, partendo dal presupposto che l’università gioca un ruolo centrale nella vita dei giovani. Diversi studi – sottolineano le professoresse – dimostrano che fronteggiare un percorso accademico ha delle complessità di per sé e può rappresentare una fonte di stress anche al di fuori di situazioni di emergenza. In alcuni casi lo stress può rappresentare una naturale e necessaria reazione per sopravvivere in un contesto caratterizzato a volte da competitività e ostacoli da superare, ma in altri casi rischia solo di interferire con la preparazione accademica dello studente, minando la sua sicurezza. In quest’ottica è quindi realistico aspettarsi un impatto dell’emergenza COVID e del distanziamento sociale sugli studenti riguardo a stress accademico e benessere personale. Lo studio, spiegano le autrici, mira a rispondere a diverse domande, tra le quali “come gli studenti affronteranno il loro percorso di studi in questo delicato momento?” e “come la percezione del rischio influenzerà il loro benessere individuale e accademico?”. Tra le variabili che le docenti prendono a riferimento per la loro indagine ci sono il senso di appartenenza all’ambito accademico, la soddisfazione del Corso di Laurea, lo stress accademico e la ricerca di informazioni per tenersi aggiornati rispetto alla situazione. Infatti, lo studio fa emergere che quando le persone maturano una consapevolezza della situazione e di ciò che essa può implicare, responsabilizzano anche i propri atteggiamenti, tengono maggiormente sotto controllo il rischio e assumono un approccio più positivo. Cercare informazioni avrebbe potuto comportare preoccupazioni ma, dai risultati della ricerca, coloro che si sono più informati sulla pandemia e sui rischi a essa connessi sono gli stessi che hanno vissuto un maggiore stato di benessere mentale. Altre variabili che hanno dato risultati molto positivi sono quella del senso di appartenenza al proprio ambito universitario, che ha permesso ai ragazzi di continuare a sentirsi parte di una comunità più grande nonostante la distanza fisica, e quella della soddisfazione per il proprio percorso di studi, che permette di mantenere una motivazione alta, nonostante momenti di crisi come quelli recentemente vissuti. Questi ultimi due punti sottolineano l’importanza dell’istituzione accademica che deve puntare ad implementare i propri servizi allo scopo di mantenere sempre alto questo senso di soddisfazione negli studenti, la rilevanza delle scelte che si intraprendono anche in momenti di emergenza. In totale sono stati più di mille coloro che hanno risposto, volontariamente, al questionario elaborato dalle docenti su una piattaforma online. La maggioranza si è rivelata essere campana, molti studenti sono iscritti alla Federico II, diversi anche i partecipanti di altre università italiane. Dai dati risulta che soltanto il 17.5% degli studenti dichiara di trovarsi in una situazione di basso livello di benessere, il 22.3% afferma di aver sperimentato alti livelli di benessere mentale, con particolare riferimento al picco della fase pandemica, mentre la maggioranza – il 52.9% – si è trovato in una condizione intermedia. Questi dati vengono confermati dal confronto delle docenti con i propri studenti: “alcuni miei alunni sottolineavano come il doversi svegliare la mattina ad un certo orario per seguire le lezioni ha dato loro modo di sperimentare una routine, di cadenzare le proprie giornate”, racconta la prof.ssa Daniela Caso. La docente continua: “non sapevamo bene cosa aspettarci, ma diciamo che le ipotesi iniziali erano abbastanza negative. Invece è venuto fuori che molti studenti hanno continuato a sostenere gli esami con un rendimento positivo, alcuni perfino migliore del solito. Ovviamente non è un dato che vale per tutti, come mostra quel 17.5%”. Un lavoro che nasce come progetto di gruppo dall’inizio alla fine, dalla scelta delle domande da inserire nei questionati, alla distribuzione dei questionari fino all’elaborazione dei risultati. Dati che certamente potranno essere utili all’istituzione accademica per progettare di rinforzare alcuni servizi o pensare a nuovi interventi per la promozione del benessere dei propri studenti.
Agnese Salemi

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