Management del Patrimonio Culturale, uno dei pochi percorsi in Italia a formare “responsabili di risorse”

Il manager dei beni culturali in Italia è una figura ancora alla ricerca di una propria identità, in piena evoluzione, “pur essendo il nostro Paese ricco di ‘cultural heritage’, sia dal punto di vista storico-artistico, archeologico e paesaggistico-ambientale, sia nei termini di ricchezze immateriali, quali simboli, tradizioni e storie identitarie”, afferma il prof. Francesco Bifulco, docente di Economia e Gestione delle Imprese e Coordinatore di quel Corso di Laurea, la Magistrale in Management del Patrimonio Culturale, che ha proprio l’obiettivo di rispondere concretamente all’esigenza di formare figure professionali che operino nel settore. Sul versante occupazionale, le potenzialità sono altissime. Ma di cosa si occupa, nello specifico, un manager del patrimonio culturale? “Di tutelarlo e valorizzarlo ai fini di una corretta gestione e organizzazione dei servizi, puntando a un’efficace comunicazione e fruizione dello stesso, così che il patrimonio non sia beneficio di pochi, bensì votato a una condivisione (e democratizzazione) della cultura”. In particolare, il profilo “deve essere in grado di progettare e gestire iniziative, dirigere istituzioni culturali, organismi territoriali, e deve saper – ovviamente – parlare un’altra lingua europea”. Competenze di livello intermedio in inglese (almeno B1) sono requisiti d’accesso in un Corso proiettato all’internazionalizzazione e al continuo coinvolgimento degli stakeholders nella didattica, per cui altrettanto necessaria è “la familiarità con le tecnologie digitali”. Un altro tratto saliente del Corso è quello di impartire un mix di conoscenze e capacità multidisciplinari: umanistiche, aziendali, giuridiche.
Di questo e altro si è parlato nel pomeriggio di lunedì 1° ottobre nella meravigliosa cornice dello storico Museo Filangieri in Via Duomo.
100 convenzioni
di tirocinio 
Concluso il primo biennio di attività, si traggono un po’ le somme: a partire dallo scorso luglio si sono laureati i primi studenti. Nel complesso, il numero di immatricolati è tarato su una media di 55 studenti, il dato evidenziato in occasione dell’incontro dalla prof.ssa Francesca Marone, delegata all’orientamento. C’è anche da sottolineare che: “in Italia sono pochi i Corsi di studio appartenenti alla classe di laurea LM-76 (Scienze Economiche per l’ambiente e la cultura) e che dedicano tanta attenzione alla gestione del patrimonio”, riprende il prof. Bifulco. Finora ottimi i risultati ottenuti in vista del nuovo anno didattico, che si annuncia nella prospettiva di “un’apertura all’esterno della proposta formativa”, con l’obiettivo di perseguire la terza missione dell’Università e saldare legami col territorio. Ne sia prova evidente la location in cui sono state accolte le matricole. Una sala piena, circa un centinaio i presenti: “anagraficamente sia giovanissimi che più maturi, perché il Corso attira anche chi già lavora, ma non ha completato gli studi presso un contesto di specializzazione. Forse perché in passato non aveva trovato riscontro in una simile offerta didattica”. La metodologia prevede l’attiva collaborazione in gruppo intrecciando modelli teorici alle esperienze più interattive in contatto con professionalità d’alto profilo. Oltre 100 le strutture convenzionate, secondo “accordi che si rinnovano di anno in anno e monitoriamo efficacemente. Il tirocinio curriculare è obbligatorio e dura 100 ore, spesso però gli studenti si trattengono, consci dell’importanza di avere già durante l’Università un’esperienza in curriculum”, lo conferma la prof.ssa Daniela Savy, delegata ai tirocini. MANN, Museo di Capodimonte, Reggia di Caserta, Parchi Archeologici di Pompei, Paestum, Campi Flegrei, ma anche il Centro di Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus, il Museo di Pietrarsa e Città della Scienza: alcuni dei significativi luoghi fisici con cui il Corso entra in osmosi per seminari tematici, stage curriculari e post-curriculari, project working. E soprattutto attività di tesi. “Già tre anni fa, nell’ottica di favorire l’intesa tra tirocinio e tesi, si è diffusa la pratica di scegliere come argomento l’oggetto delle proprie ricerche sul campo, verificate in situazioni reali, durante le partnership con operatori della filiera del patrimonio culturale”, innestando di conseguenza un circolo virtuoso. In effetti, collaborare già durante il tirocinio con i portatori di interessi rappresenta un viatico per il successivo ingresso nel mondo del lavoro. Dopo il conseguimento della laurea, “i tempi si stanno accorciando: entro 15-18 mesi i nostri laureati assumono già una collocazione entry level nel campo delle attività culturali, habitat naturale dei ‘gestori’, ovvero responsabili di risorse, che qui formiamo”. Inoltre, si prevede entro quest’anno di “canalizzare un’azione più incisiva di supporto al Placement dei laureati e incrementare le possibilità di inserimento rafforzando l’efficacia esterna degli studi svolti presso musei, biblioteche, archivi, parchi archeologici, imprese sociali”, assicura il prof. Stefano Consiglio, delegato al Job Placement. Al di là dei concorsi nel pubblico, “orientiamo gli studenti verso le nuove professioni, specie l’autoimprenditorialità – evidenzia Bifulco – anzi, abbiamo moltissime storie di ragazzi che si sono associati per fondare cooperative o start up culturali, investendo capitali o ricercando finanziamenti attraverso bandi competitivi o fund-raising”. In ultimo, il contributo di Paolo Iorio, Direttore del Museo Filangieri (riaperto nel 2012) e del Tesoro di San Gennaro: “La direzione di un museo rappresenta il punto d’arrivo del manager del patrimonio culturale. Una professione non semplice: il problem solving è nel nostro corredo genetico. Solo sul campo avrete modo di conoscere le problematiche che quotidianamente tocca affrontare e sperimentare formule di successo per risolverle. Il mio è stato un difficile caso di specie: musealizzare un luogo abbandonato a se stesso, non difendibile, ed elaborare tecnologie sofisticate per consentire ai visitatori di fruire dei tesori della nostra città, unici al mondo”.
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