A Psicologia due canali al primo anno

Tante novità riguardano da quest’anno i due Corsi di Laurea, Triennale e Magistrale, in Psicologia. A partire dal numero dei posti messi a concorso: “dopo enormi sforzi abbiamo deciso, col sostegno del Rettore, di estendere il numero di iscritti a fronte di una richiesta mediatica pressante proveniente dalla platea di potenziali studenti”, afferma con entusiasmo il prof. Orazio Miglino, Coordinatore didattico dei Corsi, all’indomani della pubblicazione delle graduatorie. “1.100 candidati hanno sostenuto la prova per l’accesso a Scienze e Tecniche Psicologiche, ma potremmo accoglierne d’ora in poi solo un terzo”. 400 studenti, infatti, hanno dovuto provvedere a immatricolarsi entro i primi di ottobre. Alla scadenza delle immatricolazioni farà seguito la probabilità di ‘scorrimento’. Tuttavia, “rispetto a qualche anno fa, in cui avevamo fissato il limite a 250 posti, adesso ci sono maggiori possibilità, con un rapporto più alto tra aspiranti studenti e posti disponibili”. Lo stesso dicasi per il percorso Magistrale in Psicologia, riformato in via sperimentale a partire dallo scorso anno – “un lavoro possibile anche grazie al contributo del Coordinatore che mi ha preceduto, prof. Francesco Palumbo” – e diviso in due curricula fortemente intrecciati (Psicologia Clinica e di Comunità; Psicologia dei Processi di Sviluppo e di Apprendimento), che vedrà nel 2019 i suoi primi laureati. “Sono pervenute 328 domande – in larga misura provenienti da studenti che non hanno conseguito la Laurea Triennale presso il nostro Ateneo – per 120 posti disponibili” (in passato ne erano 107). Nel complesso una risposta incoraggiante e sorprendente che, però, ha immediate ricadute sul piano didattico, per cui “si è resa evidente un’esigenza di razionalizzazione della formazione”. Sul triennio, per esempio, “abbiamo deciso di smistare i corsi del primo anno in due canali, ognuno pronto ad accogliere 200 persone, in modo da semplificare la gestione complessiva delle lezioni”. Altro che test d’ammissione, “sarà proprio il primo anno la vera prova di orientamento. Questo non solo a Psicologia, è la discontinuità insita nell’età evolutiva a rendere difficoltoso il passaggio scuola-Università. Nessun segreto da condividere con le matricole se non quello di essere pronti a sondare i propri interessi: le discipline devono appassionare, altrimenti è inutile andare avanti”. 
Ottime le valutazioni 
per la Magistrale
Dopo il suo primo anno di vita, la nuova Magistrale ottiene ottimi riscontri, rilevati attraverso questionari di valutazione nei quali risulta uno scarto notevole tra le opinioni degli studenti del vecchio e del nuovo Corso. Quest’ultimo, infatti, “è stato accolto molto bene con indagini sopra la media di Ateneo. Tra gli aspetti più apprezzati, sicuramente, una maggiore aderenza dei piani di studio ai percorsi formativi (in linea con l’offerta presente in altre regioni), la distribuzione più equilibrata del carico didattico e il focus sui laboratori e tirocini, i quali rappresentano da sempre un assaggio della professione. Il tutto in un’ottica interdisciplinare”. A questo proposito, da sfatare un falso mito: “lo psicologo non lavora solo sui casi patologici, bensì possiede competenze professionali a largo spettro, che possono essere assorbite da vari enti e strutture: centri di riabilitazione cognitiva, case famiglia, associazioni e cooperative di sviluppo, settori dell’apprendimento, di sostegno alla comunità, sino alla branca più tecnico-scientifica della ricerca applicata alla progettazione di software”. Forse il Corso è troppo onnicomprensivo? “Ci siamo posti questo problema. Ebbene, l’uomo è oggetto di fenomeni complessi per cui è necessario moltiplicare le finestre di osservazione per studiarne i comportamenti”. Nel frattempo, in questa fase di riassetto organizzativo generale, si lavora al potenziamento di più aree, in primis con “l’ingresso di nuovi giovani colleghi che andranno a rivestire posizioni apicali all’interno dei corsi e che contribuiranno in maniera significativa a ottenere risultati scientifici rilevanti. Avremo nuovi strutturati sul settore delle Neuroscienze, della Psicologia sociale, della Psicometria, della Psicologia generale e dello sviluppo”. 
La psicoterapia
non è l’unica strada
I continui cambiamenti fanno dei due Corsi di Psicologia una comunità molto attiva nell’ambito del Dipartimento di Studi Umanistici. “Nuovi docenti, nuovi studenti, un nuovo Corso: tutto molto entusiasmante, ma faticoso. Il Collegio conta circa 25 docenti e ciascuno segue almeno 1000 studenti. Per non parlare dei vincoli logistici, la carenza di risorse, una sede nel Centro storico. Con un ulteriore svantaggio: non siamo molto presenti sul web”. Tra meno di due mesi (prima di Natale), perciò, “avremo un sito vetrina in cui spiegare nel dettaglio l’offerta, presentare le informazioni in maniera più sistematica, facilitare i contatti diretti”. Persiste, intanto, nell’aria un dibattito sul numero chiuso: conviene aumentare i posti disponibili se il mercato del lavoro è già saturo? La risposta del docente: “un’Università statale deve essere quanto più inclusiva, ma allo stesso tempo deve garantire la dignità dello studio. Non ha senso allargare i posti, per esempio, se poi i nostri studenti a lezione si siedono per terra. L’inclusione va fatta per bene, anche quella dei docenti a servizio: non possiamo accoglierli e tenerli qui ultraprecari”. Psicologia, inoltre, forma profili professionali flessibili e adattabili a un ampio ventaglio di possibilità, “richieste che neanche immaginiamo. L’uomo ha bisogno di essere accompagnato a 360 gradi a vivere la sua quotidianità, a essere curato e acculturato. Fino a quando l’uomo continuerà ad esistere per le professioni che lo riguardano ci sarà sempre futuro”. Soprattutto sul Corso Magistrale, “offriamo tutti quegli strumenti, teorici e metodologici, inclusi nella cassetta degli attrezzi dello psicologo da intervento in vari contesti applicativi: formali, come la scuola, informali, come la famiglia, e nelle emergenze sociali, come l’accoglienza immigrati, oppure nelle fasi della formazione, sia della persona e del suo sviluppo tipico e atipico che della formazione, per esempio, in azienda”. Insomma, la psicoterapia non è l’unica strada. “Le Scuole di specializzazione hanno un costo elevato, è vero, perché il 95% di quelle presenti sul nostro territorio sono private. Il paradosso è alle porte: l’Università pubblica non può aprirle, i vincoli sarebbero enormi”. Tre gli obiettivi su cui puntano le prossime direttive: “internazionalizzazione della didattica con l’aumento degli scambi Erasmus, cooperazione con strutture esterne, territoriali e nazionali, per favorire esperienze non solo accademiche grazie a tirocini che possano fungere da gancio con la società e, infine, la nascita di laboratori didattici permanenti”.
Sabrina Sabatino
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