“Le ‘famose’ 808 matricole, a zero esami, non possono lasciarci indifferenti. Il problema c’è ed è evidente, e non è circoscritto al solo anno preso in considerazione. Per questo, oggi più che mai, occorre intervenire”, afferma Tommaso Pellegrino, presidente del Parlamentino studentesco, il quale fa notare: “c’è un connubio perfetto fra difficoltà degli insegnamenti e intransigenza dei professori. Se solo il 28% degli studenti del primo anno supera Privato, il problema va ricercato nella disciplina stessa, nella rigidità dei docenti. Ma il dito non va puntato solo su questa materia, negli anni successivi siamo messi ancora peggio”. Se “l’esame va conquistato e non regalato – continua Pellegrino – credo, però, che i docenti dovrebbero essere meno rigidi. Non si può etichettare un gruppo di 800 studenti come ‘scansafatiche’, lavandosene le mani”. E sottolinea: “In una baraonda come il primo anno, manca un punto di riferimento, un docente non può seguire bene più di 1000 persone”. Una proposta: “chiediamo che negli ex Dipartimenti ci sia sempre un collaboratore di cattedra per il ricevimento studenti. Da lunedì al venerdì”. Migliorare l’accoglienza è per Costantino Diana il punto da cui far partire il ‘recupero’. “All’inizio non serve un fiume di parole sterili – come spesso accade durante gli Incontri Introduttivi – ma occorrono poche e chiare informazioni. La lectio magistrale può andar bene, ma quando si è già ad un livello elevato di conoscenza”. Per questo suggerisce: “Il Dipartimento dovrebbe fornire alle Associazioni strutture adeguate dove poter incontrare gli studenti. Un luogo non angusto come l’Auletta, ma uno spazio in cui si possa cercare un confronto, un aiuto, uno scambio di idee. Da studenti senior conosciamo bene i disagi dei primi mesi e possiamo renderci utili”. Perché: “solo potenziando l’orientamento in ingresso si può evitare la dispersione”. Discorso condiviso da Eugenio Ranieri: “al primo anno, senza aiuti esterni e con professori poco disponibili, il rischio di perdersi è alto. Anche la frequenza alle lezioni non aiuta ma spaventa. La tremarella verrebbe a chiunque”. Le rappresentanze studentesche si mettono a disposizione delle matricole: “possiamo dare il nostro contributo sulla scorta delle nostre esperienze. Ma certo da soli non possiamo farcela. C’è bisogno di gente preparata che sappia seguire le matricole”. Michele Vitiello ritiene che il problema delle matricole non risieda solo nel disorientamento. Bisogna fare i conti anche “con il sovraffollamento. È la massa che spersonalizza e fa perdere tempo”. Per Vitiello “il fatto che Giurisprudenza accolga tutti è deleterio per la frequenza e la didattica”. In questo modo: “la selezione avviene sul campo. Solo durante il percorso, i neo iscritti si accorgono che il diritto non è nelle loro corde. Se, invece, vi fosse uno sbarramento iniziale, le cose potrebbero cambiare. Il Dipartimento, da ‘porto di salvezza’, sarebbe frequentato solo da chi ne ha interesse. Credo che ad ingolfare il sistema siano le persone con scarsa passione. Il primo anno è stato difficile anche per me, però ho superato gli esami e le cose sono migliorate con il tempo. Se una matricola invece resta pigra, timorosa, diffidente, non va da nessuna parte. Il primo passo deve avvenire personalmente, ognuno sa come è meglio per sé”. In quest’ottica, “quando uno studente risulta motivato, è allora che c’è bisogno di un tutoraggio costante e attivo. Uno sportello che dia informazioni utili supportando le matricole nei momenti di smarrimento”. Conclude: “Non esistono professori cattivi o metodi di studio perfetti. Esiste solo la forza di volontà, coadiuvata naturalmente da un supporto universitario. In questo campo il Dipartimento pecca di sicuro, però non può addossarsi tutte le colpe. Ne ho conosciuta troppa di gente demotivata, iscrittasi a Giurisprudenza solo per perdere tempo”.