Ha 25 anni ed è la più giovane vincitrice dell’edizione 2010 del premio L’Oréal Donne per la Scienza, promosso dalla multinazionale dei cosmetici e dall’Unesco per incoraggiare il talento femminile in ambito scientifico. In palio ogni anno cinque premi da 15mila euro ciascuno, destinati a giovani ricercatrici che non abbiano ancora compiuto 35 anni impegnate nell’ambito delle scienze della vita e della materia. Si chiama Marina Faiella, laurea in Chimica ed un dottorato in corso in Scienze Chimiche presso il Dipartimento Paolo Corradini, nel gruppo del prof. Vincenzo Pavone e della prof.ssa Angela Lombardi con un progetto di ricerca sulle metalloproteine, pubblicato a dicembre dalla prestigiosa Nature Chemycal Biology Review. “Si tratta di piccoli enzimi, usati come catalizzatori per riconoscere delle sostanze. Per esempio bioantigeni ed anticorpi. Per gli enzimi naturali il limite di rilevabilità è oggi ancora alto, attraverso questi modelli cerchiamo di legare più molecole ad un anticorpo per avere più reazioni ed implementare un dispositivo in grado di riconoscere più segnali amplificando le potenzialità dell’anticorpo”, dice la giovanissima ricercatrice. È troppo presto per stabilire contro quali malattie si potrà applicare, ma lo studio di queste proteine artificiali ha importantissime ricadute anche in campo energetico ed ambientale e nello studio di nuovi materiali. L’iscrizione al concorso è avvenuta quasi per caso. “Ho visto la locandina in dipartimento ed ho pensato di tentare. Si trattava di inviare il curriculum e il mio progetto di ricerca. Non avevo nemmeno detto niente qui in laboratorio. Così giovane, non credevo di farcela. Pensavo che ci sarebbero state molte ricercatrici con più esperienza”.
Figlia di due chimici, ha cominciato a coltivare la passione per le scienze in famiglia. “Mi ricordo di essere stata fin da piccola molto curiosa. Anche a scuola ero contenta quando potevo affrontare argomenti che in qualche modo mi spiegassero come funzionava il mondo intorno a me e la Chimica mi è sempre sembrata la materia più completa. Mi piaceva anche la Medicina, soprattutto la chirurgia d’urgenza, ma poi ho pensato che attraverso la Chimica avrei potuto dare un contributo maggiore. Nessuno immagina quanta ricerca di base e quanta chimica ci sia dietro una scoperta medica o un farmaco”. Sogna di continuare a fare ricerca e di lavorare a Napoli. “Finito il dottorato, mi piacerebbe trascorrere un periodo all’estero, per crescere e lavorare con tranquillità, per poi ritornare e riportare quanto più possibile qui e crescere ancora insieme. Ma lo sappiamo, la situazione per la ricerca in Italia è difficile. Ho la fortuna di avere un dottorato con borsa e questo premio mi permetterà di avere un minimo di sicurezza, perché per ora non ho la testa di cercare nulla. Voglio solo concludere il mio progetto, per quanto si può dire chiuso un progetto del genere”. Ha selezionato il suo ambito di ricerca guardandosi intorno e scegliendo il gruppo in cui secondo lei si facevano le cose più interessanti. “Questo è un gruppo internazionale in cui è possibile raggiungere livelli veramente alti, nonostante la carenza di fondi e la difficoltà a procurarsene. Il premio è del gruppo”. Da anni lavora come assistente della prof.ssa Lombardi e svolge il tutorato in Chimica Inorganica per gli studenti del primo anno: “È stato un modo per istituzionalizzare un impegno di anni. È bello interagire con i ragazzi, sono ancora una di loro. Se posso dare una mano mi fa piacere. È bello avere davanti qualcuno della propria età con cui parlare, magari in maniera scientifica, sarebbe piaciuto anche a me. Alcuni studenti presentano carenze gravi di Matematica elementare, questo è un deficit della scuola, non della nostra didattica”. Per intraprendere questi studi consiglia di avere consapevolezza dell’impegno richiesto. “Si sta tutto il giorno in Dipartimento e molto tempo è dedicato all’attività di laboratorio, ma se si è convinti viene dato tanto perché con i docenti si ha un rapporto quasi personale”.
Marina in passato ha studiato pianoforte, oggi continua a coltivare la passione per la musica nel Coro dell’Università da mezzo soprano solista. “Fuori dell’università mi piace lo sport, al liceo ero velocista, ma allora potevo stare due ore al campo d’allenamento”.
Figlia di due chimici, ha cominciato a coltivare la passione per le scienze in famiglia. “Mi ricordo di essere stata fin da piccola molto curiosa. Anche a scuola ero contenta quando potevo affrontare argomenti che in qualche modo mi spiegassero come funzionava il mondo intorno a me e la Chimica mi è sempre sembrata la materia più completa. Mi piaceva anche la Medicina, soprattutto la chirurgia d’urgenza, ma poi ho pensato che attraverso la Chimica avrei potuto dare un contributo maggiore. Nessuno immagina quanta ricerca di base e quanta chimica ci sia dietro una scoperta medica o un farmaco”. Sogna di continuare a fare ricerca e di lavorare a Napoli. “Finito il dottorato, mi piacerebbe trascorrere un periodo all’estero, per crescere e lavorare con tranquillità, per poi ritornare e riportare quanto più possibile qui e crescere ancora insieme. Ma lo sappiamo, la situazione per la ricerca in Italia è difficile. Ho la fortuna di avere un dottorato con borsa e questo premio mi permetterà di avere un minimo di sicurezza, perché per ora non ho la testa di cercare nulla. Voglio solo concludere il mio progetto, per quanto si può dire chiuso un progetto del genere”. Ha selezionato il suo ambito di ricerca guardandosi intorno e scegliendo il gruppo in cui secondo lei si facevano le cose più interessanti. “Questo è un gruppo internazionale in cui è possibile raggiungere livelli veramente alti, nonostante la carenza di fondi e la difficoltà a procurarsene. Il premio è del gruppo”. Da anni lavora come assistente della prof.ssa Lombardi e svolge il tutorato in Chimica Inorganica per gli studenti del primo anno: “È stato un modo per istituzionalizzare un impegno di anni. È bello interagire con i ragazzi, sono ancora una di loro. Se posso dare una mano mi fa piacere. È bello avere davanti qualcuno della propria età con cui parlare, magari in maniera scientifica, sarebbe piaciuto anche a me. Alcuni studenti presentano carenze gravi di Matematica elementare, questo è un deficit della scuola, non della nostra didattica”. Per intraprendere questi studi consiglia di avere consapevolezza dell’impegno richiesto. “Si sta tutto il giorno in Dipartimento e molto tempo è dedicato all’attività di laboratorio, ma se si è convinti viene dato tanto perché con i docenti si ha un rapporto quasi personale”.
Marina in passato ha studiato pianoforte, oggi continua a coltivare la passione per la musica nel Coro dell’Università da mezzo soprano solista. “Fuori dell’università mi piace lo sport, al liceo ero velocista, ma allora potevo stare due ore al campo d’allenamento”.
Si.Pa.