Matricole in affanno: ai corsi si corre per completare i programmi

“Giurisprudenza non è come l’immaginavo. Mi avevano descritto un posto frenetico, dove seguire sarebbe stato impossibile. Ad un mese dall’inizio dei corsi, posso affermare, invece, che le lezioni sono tranquille e l’ambiente non è per nulla dispersivo. L’affanno lo avverto, però, durante le spiegazioni. I docenti corrono per ultimare il programma e da matricola mi manca il fiato per stare dietro a tante nozioni giuridiche”, così Michele Looz, studente al primo anno, racconta il suo impatto con il Corso di Laurea. Anche Luigi Lamberti fa notare una sorta di frenesia dei docenti nel terminare il programma. E poi “il mercoledì siamo a lezione dalle 8.30 alle 18.30, un  delirio; seguiamo anche il giovedì ed il venerdì pomeriggio, in pratica non abbiamo tempo per riordinare le idee”. Commenta Suna Gallo: “stare tanto all’università, per quanto possa essere stimolante, limita il tempo della ripetizione pomeridiana. Siamo ad un mese e mezzo dagli esami, dubito che, con questi ritmi, fra gennaio e febbraio si possano sostenere gli esami delle tre discipline previste nel piano di studi. I più fortunati inizieranno il secondo semestre con due prove superate”. Suna cerca “di stare al passo” ma anche i docenti si lamentano del poco tempo a disposizione, “corriamo insieme, solo che per noi è più difficile, siamo pur sempre dei novellini”. Giulia Dell’Anna racconta dell’affollamento negli orari di ricevimento dei docenti (“ho sperimentato la confusione di cui parlano gli studenti più anziani; non ricordo quanti ragazzi eravamo in fila, fra matricole e tesisti, così ho atteso un’ora e sono scappata”) e di qualche momento di sconforto: “a lezione sembra di aver capito una buona parte degli argomenti, quando si studia a casa da soli cambia tutto e ci si scoraggia e viene la voglia di mollare. Io cerco di farmi forza e soprattutto vado ai corsi per studiare con gli amici. Al primo anno credo che sia il gruppo a dare il supporto necessario per andare avanti”. Giulio Mottola confessa: “dopo i primi 15 giorni di lezione volevo scappare via perché mi sembrava di non avere alcuna affinità con questo mondo. Il diritto che si studia alle superiori è cosa ben diversa, qui si va veloce, o segui o sei fuori. Sono andato fortemente in crisi e solo grazie ad alcuni amici non ho mollato”. Si studia insieme, anche se si appartiene a cattedre diverse. Il vero problema a Giurisprudenza, sottolinea lo studente, “è più la corsa per prendere il posto a sedere, come mi raccontava mio cugino che si è laureato cinque anni fa. La vera scommessa oggi è riuscire a terminare il programma, studiarlo e zipparlo in tre mesi. Se dovessi riuscire nell’intento anche solo di dare due esami su tre, potrò ritenermi soddisfatto”. La nuova realtà però esercita fascino. “Giurisprudenza mi fa sentire ‘grande’ – ammette Paola Del Viscovo – A lezione trattiamo argomenti importanti come la politica del Paese e riesco finalmente a sentirmene parte. In questo mese sono cambiata, rispetto alle superiori ho acquisito un metodo di studio più dinamico, incentrato su esempi e cose concrete che mi aiutano a memorizzare. Ho imparato a studiare ovunque, nei miei lunghi tragitti in treno sistemo gli appunti e ripeto. Se non facessi così, con questi orari assurdi, a gennaio potrei già diventare una fuoricorso”. Per Graziella Buonomo: “Essere in un luogo dove il diritto è stato d’ispirazione per tantissime generazioni mi fa sentire fortunata. Come ci è stato detto nelle prime settimane, siamo qui per scrivere il futuro del Paese ed io ci credo”. Certo, “rispetto a settembre mi sento molto più stanca”, tra “lezioni mattina e pomeriggio e lo studio a casa. Le uscite sono limitate al sabato, tre discipline da quasi 1000 pagine ognuna non si possono studiare in poco tempo. A ridosso della prima sessione di esame immagino un Natale trascorso con i libri sotto l’albero”.
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