Medicina, un percorso di sacrifici ma ci si laurea nei tempi regolari

Erano oltre quattrocento, provenienti da diciotto scuole superiori, i giovani che hanno affollato, il 2 aprile, l’Aula Magna del complesso di Santa Patrizia in via Armanni, sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli, in occasione della manifestazione ‘ApriLe Facoltà’.
“Coloro che si laureano in Medicina troveranno senz’altro un impiego nel settore della Sanità, sia pubblica che privata”: è il Preside della Facoltà di Medicina, prof. Giovanni Delrio, a rassicurare i futuri allievi, le cui maggiori perplessità riguardano appunto gli sbocchi occupazionali. Il numero programmato di iscrizioni ogni anno dipende proprio “dal fabbisogno dei laureati in Medicina o nelle Professioni  Sanitarie”. Delrio ha ridotto al minimo la permanenza dei ragazzi in aula: “sicuramente è importante ascoltare i consigli dei docenti, ma è altrettanto necessario che vi rendiate conto di persona di quello che sarà il vostro lavoro in futuro”.  Ai ragazzi intervenuti è stata data, infatti, la possibilità di visitare gli stand informativi, allestiti nell’atrio interno e nel cortile.
Il prof. Bartolomeo Farzati, Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, ha fornito dati molto positivi relativamente ai tempi in cui uno studente medio riesce generalmente a concludere il proprio percorso di studi. “Il 70% circa degli iscritti riesce a laurearsi nei tempi. La media è di 6-8 anni: in questo lasso di tempo la maggior parte degli studenti riesce a laurearsi con successo”. E poi sottolinea: “chi si iscrive a Medicina deve sapere che il percorso sarà pieno di sacrifici. Sarebbe inutile dire che tutti possono farcela e per questo non vogliamo dare false speranze. Tuttavia, l’impegno e la costanza permettono agli allievi davvero motivati di andare avanti”. Un avvertimento: “non è più possibile trascorrere tanti anni all’università prima di laurearsi. I fuoricorso non potranno iscriversi oltre il dodicesimo anno, ossia non si potrà più superare il doppio degli anni che ci vogliono per completare il corso di studi in regola”.
Tanti i Corsi di Laurea triennali dell’area sanitaria attivati presso la Facoltà. La loro caratteristica comune è che sono altamente professionalizzanti. “Il Corso in Informatore Medico Scientifico non è a numero chiuso e ha una buona percentuale di occupati – ha spiegato il prof. Libero Berrino, coordinatore del Corso – Non solo al nord, ma anche nelle regioni del sud si riesce a trovare lavoro. E’ importante sottolineare, inoltre, che la nostra è l’unica Facoltà di Medicina in tutta Italia in cui si tiene questo Corso. In genere è attivato dalle Facoltà di Farmacia”. 
Ad illustrare le caratteristiche del Corso in Scienze Infermieristiche, il prof. Nicola Colacurci. Anche lui ha interpretato le perplessità più diffuse da parte dei ragazzi, spiegando che specialmente in Campania c’è attualmente una grande necessità di infermieri: “Il lavoro si può trovare anche non allontanandosi troppo da casa. Naturalmente, è necessario metterci tutto l’impegno e la passione che la professione richiede. Ognuno di voi sa cosa sono gli infermieri. Molti, tuttavia, ignorano o sottovalutano le mansioni che essi svolgono. Si tratta di un ruolo fondamentale e non marginale all’interno delle strutture sanitarie”. Il prof. Colacurci ha spiegato anche l’articolazione del Corso in Ostetricia, di cui è Presidente. “L’offerta formativa è dislocata su tre Poli: Napoli, Caserta e Salerno, per un totale di quarantacinque posti disponibili. Nell’immaginario comune, quella dell’ostetrica è una professione prettamente femminile. Ciò non corrisponde a verità, in quanto proprio nel nostro Ateneo ci sono molti uomini iscritti a questo Corso. E’ una professione davvero interessante e con grosse responsabilità. Agli ostetrici viene infatti delegato un delicato compito: quello del controllo completo del benessere materno e fetale”.
A Infermieristica Pediatria 
“molta pratica”
Uno degli stand più affollati è stato proprio quello di Ostetricia. Alcuni degli studenti degli anni successivi al primo si sono occupati di dare delucidazioni ai ragazzi delle scuole. “Ci vuole tanto impegno, ma se la passione è forte ciò non costituisce un grande sacrificio – ha detto Luca – Non scoraggiatevi se qualcuno vi dice che qui si entra solo per raccomandazione: il mio è uno dei casi in cui lo studio è stato premiato. E se anche non doveste riuscire ad entrare subito, non disperate perché c’è sempre da sperare nello scorrimento delle graduatorie”. 
Test di ingresso, il grosso cruccio per gli aspiranti studenti di Medicina. I ‘più anziani’ hanno esortato a non scoraggiarsi: “Non bisogna ridursi a preparare l’esame di ammissione dopo il diploma. Se ci si mette sin da ora a studiare seriamente, si hanno più possibilità di superare brillantemente i test”. Oltre alle materie come Chimica, Fisica e Biologia, si consiglia di non sottovalutare e di prepararsi bene anche in Cultura generale. 
Gettonato lo stand di Infermieristica Pediatrica. I giovani che si sono avvicinati sono stati incuriositi soprattutto dagli oggetti esposti. “Abbiamo pensato di spiegare come funziona questo mestiere, mostrando i dispositivi sanitari di uso più comune in reparto – ha detto Salvatore, studente al primo anno di Infermieristica Pediatrica – Ad esempio, tutto l’occorrente per un’alimentazione non proprio usuale di un bambino”. Buste di latte in polvere ad alta digeribilità, vari prodotti ipoallergenici, sfigmomanometro e provette per la raccolta delle urine: anche uno studente del primo anno come Salvatore dimostra già dimestichezza con questo tipo di arnesi. “Il motivo per cui conosciamo già abbastanza bene gli ‘strumenti del mestiere’ è perché da noi si fa molta pratica. Oltre allo studio sui libri, ciò che impariamo proviene direttamente dalla cosiddetta esperienza sul campo”. Francesca, anche lei studentessa al primo anno, si è detta soddisfatta di questo primo semestre di corsi: “Stare accanto ai bambini e aiutarli nei loro percorsi, a volte molto duri, è ciò che ho sempre sognato di fare. E’ un desiderio che finalmente si realizza”.
Il post-lauream: la curiosità dei ragazzi interessati al Corso in Logopedia. “Le possibilità di impiego sono elevate soprattutto nei centri di riabilitazione privati – hanno spiegato gli addetti all’orientamento – Anche nel settore pubblico si trova lavoro, ma in percentuale minore. Per lavorare, insomma, bastano i tre anni. E’ possibile completare il percorso con i due anni aggiuntivi: questo se si desidera intraprendere una carriera nell’area manageriale, ad esempio pensando di aprire un proprio centro di riabilitazione privato”.
Anna Maria Possidente
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