Mobilità studentesca verso gli Atenei del Nord: progetto di ricerca tra diversi Atenei

Come si comportano gli studenti del Mezzogiorno al momento dell’immatricolazione e del passaggio alla Magistrale? Scelgono di studiare nella propria regione o emigrano? E quali sono i motivi dei loro spostamenti? Proprio di mobilità studentesca, dal Sud verso il Centro e il Nord del nostro Paese, si parla in un progetto di ricerca partito nel 2016 grazie ad un protocollo di intesa tra il Miur e le Università di Palermo, Cagliari, Firenze, Napoli Federico II, Sassari, Siena e Torino. Dal 2019, poi, il progetto è supportato anche dai fondi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale). Oggetto di questo studio sono le carriere universitarie, dall’immatricolazione alla Magistrale, di tre coorti di immatricolati, anni accademici 2008-9, 2011-12 e 2014-15, analizzate attraverso i dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti che contiene informazioni su immatricolazioni, iscrizioni e lauree degli Atenei italiani. Nota distintiva del lavoro è il fatto che queste analisi si basino sui dati individuali in forma anonima e non solo sui dati aggregati. Quello della mobilità universitaria è un tema di grande rilevanza. “Con i giovani istruiti, laureati, che lasciano il Sud e le isole si crea un depauperamento di capitale umano che impoverisce e invecchia la società del Mezzogiorno – premette il coordinatore del progetto, Massimo Attanasio, che è docente di Statistica all’Università di Palermo – Dal lavoro condotto è emerso che, in media, circa il 22% degli studenti lascia il Sud al momento dell’iscrizione alla Triennale mentre circa il 30% lo fa per la Magistrale. Bisogna precisare, però, che il flusso in uscita non tocca allo stesso modo tutte le regioni meridionali e ha alla base fattori diversi”. Ad avere la maggiore fuoriuscita sono la Basilicata, che ha un’offerta didattica ridotta rispetto ad altri Atenei, la Sicilia, dalla quale i giovani emigrano soprattutto perché convinti di dover comunque trovare lavoro fuori dalla regione, la Calabria e la Puglia. “Quanto alle regioni che registrano un maggior flusso in entrata – prosegue il docente – negli ultimi anni c’è stato un forte incremento per Milano e Torino mentre resta stabile, sempre con un grande afflusso, Bologna. Torino sta operando una particolare attrazione, probabilmente perché il costo della vita è minore rispetto a quello nelle altre due città. Bisogna considerare, comunque, che l’economia italiana si è assestata proprio sull’asse Milano-Torino-Bologna”. La mobilità studentesca “tocca tutte le università e le regioni – prosegue il prof. Giancarlo Ragozini, docente di Statistica sociale e coordinatore del gruppo di lavoro dell’Ateneo federiciano – Ma il problema è che al Sud è a senso unico, il che comporta una serie di conseguenze. Meno studenti significa, per le università, ricevere meno fondi statali e, inoltre, le famiglie del Sud investono al Nord quote di reddito per mantenere i loro fi gli che studiano lì e che probabilmente rimarranno lì per lavoro determinando quindi una perdita di capitale umano”. Il docente si sofferma, poi, sulla situazione della nostra regione partendo da dati che fanno riferimento all’anno accademico 2018/2019 che ha registrato circa 27mila studenti campani immatricolati nelle università italiane. C’è un dato positivo perché la Campania si presenta come la regione che riesce a trattenere più studenti: “Nell’anno 2014/2015, il 15% dei ragazzi campani si era immatricolato fuori dalla sua regione. Lo scorso anno, invece, al netto degli iscritti alle Telematiche, siamo scesi al 12%. Per le Magistrali va fuori il 28%. Possiamo fare, ad esempio, un confronto con la Sicilia che ha in uscita il 25% degli studenti per le Triennali e il 40% per le Magistrali”. Ma quali sono i motivi di questi spostamenti? Chi decide di immatricolarsi fuori dalla Campania lo fa per varie ragioni come “il non riuscire ad entrare in un Corso campano a numero chiuso. Questo si nota, in particolare, ad esempio, per le Professioni sanitarie. Un’altra ragione riguarda la prossimità geografi ca e i trasporti: possiamo fare l’esempio di chi vive a Cassino e sceglie il Lazio meridionale o chi dal beneventano va in Molise. La Regione Campania sta facendo molti investimenti sui trasporti proprio con lo scopo di trattenere studenti, ma ci sono ancora zone fortemente scollegate. Non dimentichiamo, poi, l’attrazione che esercitano le università private che, spesso, vengono percepite come maggiormente prestigiose”. È un’altra, invece, la motivazione che spinge un laureato Triennale della nostra regione a migrare per la Magistrale: “Lo fa principalmente per una questione di opportunità perché pensa che dovrà spostarsi, comunque, al momento della ricerca del lavoro e anticipa il trasferimento”. Questa tendenza, in ogni caso, può essere contrastata: “I nostri ragazzi sono intelligenti e capiscono quando le cose cambiano. Bisogna continuare a lavorare per migliorare l’offerta formativa, i trasporti e le residenze universitarie. Ancora, si può incrementare il sistema delle Academy, dei Corsi ad alta specializzazione connessi con le multinazionali per contrastare l’idea che per trovare lavoro si debba andare necessariamente al Nord”.
Carol Simeoli
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