NAPOLI FESTEGGIA L’ANNO DEL GALLO Protagonisti delle sfilate gli studenti de L’Orientale

Spettacoli musicali, balli e canti tradizionali, performance di arti marziali dal vivo: così sono cominciati nella mattinata di sabato 28 gennaio i festeggiamenti in occasione del Capodanno Cinese, organizzati dall’Istituto Confucio dell’Università L’Orientale in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Secondo l’antico calendario lunare cinese, il 2017 celebra l’ingresso del nuovo Anno sotto il segno del Gallo. La ricorrenza, altrettanto conosciuta come Festa della Primavera o ‘Chunyun’, cade in corrispondenza con il secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno (tra fine gennaio e metà febbraio) e vuole che a ogni anno sia correlato un animale di buon auspicio tra i 12 dello zodiaco. Location d’eccezione per lasciarsi alle spalle l’Anno della Scimmia e inaugurare le danze per una beneaugurale prosperità è stata, per la seconda volta di seguito, la Casina Pompeiana, immersa nel cuore verde della Villa Comunale. Un evento ormai irrinunciabile per la città che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, napoletani curiosi di indagare le radici del folclorismo e interagire con la comunità cinese presente sul luogo. Due ore di intrattenimento in cui il pubblico ha preso attivamente parte a laboratori di calligrafia e pittura e osservato le esibizioni di esperti in ritagli di carta e decorazioni, manifattura di origami e aquiloni, arte e tecnica dei nodi. Autentici protagonisti delle sfilate a suon di ghuzeng sono stati, invece, gli studenti de L’Orientale che hanno fatto sfoggio di sfavillanti costumi tradizionali in stile cinese. “Un’edizione strepitosa. È stato bello per noi partecipanti, amanti della lingua cinese, constatare una
notevole affluenza, il che significa che Napoli è aperta e desiderosa di approcciarsi a culture differenti. Moltissimi anche i turisti che hanno assistito alla kermesse e ci hanno chiesto di farci foto con loro!”, racconta Fabrizia Candido, neolaureata in Lingue, Lettere e Culture Comparate e adesso iscritta al corso di Lingua Cinese IV all’Istituto Confucio. “A differenza degli anni passati, maggiore è stata la calorosità con cui gli studenti hanno contribuito volentieri all’organizzazione. Abbiamo lavorato in breve tempo ma con grande voglia di fare,
principalmente perché motivati dai docenti cinesi”. Una festività molto significativa per loro, per certi versi simile al nostro Natale, poiché rappresenta una delle rare occasioni per riunirsi con la famiglia, scambiarsi i regali, mangiare i prodotti tipici. Il tutto all’insegna del colore rosso e di alcuni riti propiziatori per allontanare la cattiva sorte. “Per
le strade delle metropoli asiatiche in queste settimane si appendono le lanterne rosse, si regalano buste colorate, le hongbao, con soldi e biglietti d’auguri. Di solito, la Vigilia si annuncia con spettacoli pirotecnici e la famosa danza del Leone. Lo so perché l’anno scorso ero a Pechino”, spiega Fabrizio Orefice, studente di Archeologia a L’Orientale, innamorato della spettacolarità visiva delle feste popolari cinesi. Non a caso, oggetto della sua tesi di laurea è stata un’indagine approfondita sui reperti archeologici attestanti tradizioni secolari, quali il culto degli antenati, nella Manciuria nord-est. C’è, invece, chi, neofita delle usanze diffuse presso tale civiltà millenaria, esprime il suo immenso stupore. “Sono un frequentatore assiduo del Confucio, ma è la prima volta che partecipo al Capodanno da quando sono a Napoli. Sono stato catapultato in una realtà diversa già dall’inizio dei preparativi e oggi ho vissuto in prima persona l’emozione della cultura di appartenenza cinese”, afferma Nicolò Cornacchia, trasferitosi da Bari a L’Orientale per iscriversi al Corso di Laurea in Lingue e Culture Orientali e Africane. “La prof. ssa Yang Xiaoting ci ha dato carta bianca riguardo le performance da eseguire, ma abbiamo scelto di concentrarci sul langsong, ovvero la recitazione di poesie classiche, una di Du Fu e l’altra di Li Bai, recitate rispettivamente da me e Luigi Sagnella”, riprende Fabrizia. Insomma, massimo coinvolgimento da parte di tutti gli aspiranti sinologi
in un’atmosfera variopinta ricca di momenti di condivisione e solidarietà collettiva. “Gli studenti del corso di Business Chinese, insieme a quelli di Cinese III, hanno organizzato una ‘tammurriata’ per simboleggiare il gemellaggio tra le due culture”, prosegue la studentessa. “Uno scorcio a mio avviso molto interessante, poiché alle danze ha preso parte anche la docente madrelingua cinese. È stato un punto di incontro lampante tra due identità così forti”, afferma Michele Orabona, laureato in Lingue, Lettere e Culture Comparate. Che insieme a un gruppo di altri studenti del Confucio – Nicolò, Maria Paola Violi e Adele Cecere – si è dilettato nell’interpretazione di una canzone dai ritmi moderni, in sottofondo l’arrangiamento musicale curato dalla studentessa Aurora di Noia. Inoltre, si sono unite ai festeggiamenti all’aperto anche diverse associazioni partenopee specializzate nelle arti marziali, “adulti che hanno praticato il taijiquan e bambini che si sono esibiti nel kung fu”, sottolinea Nicolò. La manifestazione si è conclusa con un rinfresco a base di tipiche pietanze portafortuna, come i jiaozi, i famosi ravioli, e i classici involtini primavera.
Sabrina Sabatino
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