Neruda e Pirandello a braccetto con Paolo Sorrentino in un’Aula Piovani gremita e in penombra

L’ascolto e la visione del silenzio. Un viaggio interiore vissuto nella penombra di un’aula Piovani troppo piccola per così tanti studenti. Corridoi laterali bloccati da ragazzi seduti sul pavimento pur di assistere a un cammino che è partito da un bosco, quello cileno di Neruda, ed è arrivato a un “Silenzio di cosa” rappresentato dagli oggetti di “Serafino Gubbio operatore” di Pirandello. Nel mezzo, tanti film, in un gioco di connessioni tra letteratura e cinematografia. Si è rialzato così il sipario sul seminario “Scritture in transito tra letteratura e cinema”, tenuto dalla prof.ssa Silvia Acocella, docente di Letteratura Italiana contemporanea. L’esordio, che ha avuto luogo il 3 marzo, ha riunito studenti di vari Corsi di Laurea e di diverse università. Ne è un esempio Manuele Battiniello, iscritto al secondo anno di Lingue e letterature straniere a L’Orientale: “sono venuto perché spinto dalla curiosità per il titolo dell’incontro”. Le tre ore in aula “mi hanno convinto a leggere i libri di cui si è parlato. Credo che sarò molto più attento e riflessivo quando mi relazionerò a un oggetto, perché ci hanno spiegato che un gesto banale, come il raccogliere una caramella, ha in realtà implicazioni molto più profonde”. Lo ha capito dagli spezzoni di Youth, l’ultimo film del regista Paolo Sorrentino nel quale il protagonista, un maestro d’orchestra, usava una carta di caramella per riprodurre dei suoni. Un gesto ripetuto pure dagli studenti, come ricorda un collega di Manuele, Ivan Esposito: “mi sono emozionato quando abbiamo fatto rumore con la carta. Sembra una cosa futile, ma è stato bellissimo vedere il senso nuovo dato a un oggetto così semplice”. Un senso descritto attraverso pellicole e pagine. Su questa commistione si è soffermato Antonio, studente di Filosofia: “è stato molto interessante il taglio multidisciplinare dato all’incontro che ha permesso di sottolineare il rapporto tra la letteratura e il cinema, visto come mezzo di supporto delle fonti scritte”. Un altro pollice alzato arriva dai letterati. Il primo appuntamento con il seminario è piaciuto a Lucia Abatiello: “avevo visto la locandina da uno dei nostri gruppi Facebook. È la prima volta che ne ho preso parte e ne ho avuto un’ottima impressione. Credo che continuerò a partecipare. È stato bello capire come gli oggetti, relazionandosi all’uomo, prendano vita e interagiscano con l’uomo stesso”. 
“Uno spioncino
in più sul ‘900”
Ha risposto presente anche un’altra letterata, Sara Stifato: “ho seguito il corso con la prof.ssa Acocella. L’iniziativa odierna è stata un modo per proseguire un percorso iniziato a lezione”. Inoltre: “mi sono iscritta per approfondire una tematica legata al cinema. Può essere interessante visto che, nel linguaggio del ‘900, la cinematografia è importantissima. L’università, diversamente da altri Atenei, non ci dà la possibilità di sostenere esami in merito”. Una lacuna sottolineata pure da Domenico Vitale: “la Federico II in genere non offre tante opportunità extra didattiche. Questa è una delle poche occasioni per coltivare passioni diverse dalla letteratura, che alla lunga può anche annoiare”. Si può fare ancora di più per Alessandra Vardano: “l’evento è stato molto interessante, ma mi aspettavo una presenza maggiore della parte cinematografica. Forse avrebbero potuto riferirci prima le pellicole che sarebbero state proiettate, così da venire maggiormente preparati. Potrebbe essere un accorgimento per i prossimi incontri”. Sui film proiettati: “abbiamo visto qualche spezzone di ‘Ogni cosa è illuminata’, dove il raccoglimento è coinciso con il recupero delle cose. Siamo arrivati poi a ‘Youth’ di Paolo Sorrentino”. Per Alessia Sicuro la giornata ha aiutato a capire meglio il secolo scorso: “dal punto di vista didattico occasioni del genere ci danno maggiori riferimenti, unendo varie forme d’arte. Adesso abbiamo uno spioncino in più sul ‘900”. Uno spioncino che, secondo Pasquale Valentino, è stato ben costruito: “mi è piaciuta molto la concretezza data agli argomenti affrontati. Non ci si è persi in chiacchiere che potevano anche risultare noiose. La docente crea sempre molto empatia, l’importante è riuscire a raggiungere le sue frequenze”. Le ha raggiunte Vincenzo, al primo anno di Filologia Moderna: “mi ha colpito molto l’atmosfera, compreso quel gioco di luci in base al quale oggi siamo stati in penombra. Sono rimasto estasiato. Mi sono sentito voluto bene”. A suo avviso, il seminario “è un’occasione per tutti noi studenti. C’è l’obbligo per noi di seguirne uno per acquisire quattro crediti, ma di certo non è la motivazione della mia partecipazione oggi. È bello entrare in comunicazione con chi ha tanti stimoli da offrire. Ci sono altri seminari, ma ho preferito questo sia per la personalità della prof. sia per i contenuti, perché adoro il cinema”. Non sono mancati i veterani. Ne è un esempio Gabriella Diozzi, laureanda in Lettere Moderne e presenza costante già agli incontri dell’anno scorso: “mi sono affezionata sia alla professoressa sia ai miei colleghi che partecipano all’iniziativa. Inoltre, è sempre bello vedere riunite due forme d’arte diverse”. Cosa è cambiato rispetto al passato? “Sono stati ripresi temi dell’anno scorso e affrontati altri nuovi. In aula ho visto molta più gente. L’andamento dei lavori, invece, è sempre lo stesso, e consiste nel dare la parola a tutti noi. Forse adesso ci soffermeremo molto di più su film europei che americani”. Agli altri appuntamenti il compito di stabilire dove porterà il viaggio interiore tra letteratura e cinema.
Ciro Baldini
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