Nessuno disturbi la lezione!

Comportamento in aula. È l’insolito titolo di una comunicazione rivolta agli studenti pubblicata sul sito istituzionale dal prof. Roberto Tizzano, docente di Economia Aziendale e Ragioneria al primo anno anno di Economia. Una breve lettera dai toni severi, sulla partecipazione alla lezione e la condotta in aula. “Il docente informa gli studenti che la lezione universitaria è libera. Il docente non rileva le presenze e la prova di esame non contempla meccanismi premiali per i frequentatori delle lezioni. Per cui gli studenti sono autenticamente liberi di valutare l’utilità delle lezioni e decidere se frequentarle o meno, senza alcun rischio di subire discriminazioni all’atto della prova di esame”. Si legge nell’introduzione. Questo, però, “non implica anche la libertà di tenere comportamenti non rispettosi dell’attività svolta dal docente e dello sforzo di concentrazione dei colleghi. Nessuno ha il diritto
di disturbare la lezione”. In particolare, ‘accedendo tardivamente in aula’ e ‘forzando le porte di accesso chiuse’. “Gli studenti presenti in aula, se, da un lato, sono invitati a partecipare attivamente alla lezione, proponendo domande e chiedendo chiarimenti, non possono, dall’altro lato, discutere ‘fra loro’ di qualsiasi argomento, nemmeno della lezione, se non espressamente autorizzati dal docente”. Il quale: “si vede costretto ad informare gli studenti che comportamenti come quelli sopra esemplificati non saranno tollerati e che coloro che se ne renderanno attori saranno costretti a risponderne disciplinarmente, dinanzi alle competenti autorità accademiche”. Dichiarazioni che non lasciano dubbi, ma qualche domanda sulle motivazioni, sì. “Insegno alle matricole dal 1990 e so bene che ci si deve aspettare persone che non hanno ancora ben capito che l’università non è il loro mondo, oppure senza forti motivazioni”, dice il prof. Tizzano introducendo il casus belli. Il corso si svolge nell’aula T1 di Monte Sant’Angelo che comunica con il cortile esterno attraverso delle grandi porte antipanico tenute chiuse
durante le attività didattiche per consentire l’accesso solo dal fondo di quello che si presenta come un vasto auditorium. “Le faccio chiudere per evitare transumanze di studenti, ma qualche settimana fa un gruppo di quattro-cinque ragazzi ha cercato di forzarle a calci. Un comportamento limite intollerabile”. La lettera pubblicata non rappresenta quindi la manifestazione di un rigido ed estremo rigore ma, come lo definisce lo stesso professore, un monito di civiltà. “Insieme con la crescente difficoltà di reggere una concentrazione prolungata, la platea studentesca si va deteriorando anche da questo punto di vista. La vivacità è comprensibile, così come si comprende benissimo che ci siano dei disagi intorno a noi. Per principio non segno le presenze e non ho mai discriminato fra chi segue il corso e chi no, ma non si deve tollerare l’inciviltà di chi arriva in ritardo e, invece di sedersi in ultima fila, pretende di accomodarsi in terza, facendo alzare i colleghi, o peggio. Insegniamo materie in cui il rigore sequenziale è fondamentale, le continue distrazioni rappresentano un danno per delle lezioni che dovrebbero svolgersi con trenta persone, mentre ce ne sono almeno centocinquanta”.
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