Parteciperà alla scuola predottorato che si svolgerà ad agosto a Saarbrucken, in Germania, promossa dalla Cornell University, dalla University of Maryland e dal Max Planck. Roberta De Viti, 25 anni, laureanda alla Magistrale in Ingegneria Informatica, vivrà una esperienza certamente stimolante ed importante per la sua formazione. La scuola inizierà l’otto agosto. Ci saranno ragazze e ragazzi – circa una trentina – provenienti da ogni parte del mondo. “Mi ha consigliato di presentare domanda – racconta la studentessa – il prof. Domenico Cotroneo, relatore della tesi di laurea che sto preparando. È stata una
bella iniezione di fiducia. Mi sono candidata e sono stata selezionata, sono rientrata in quel 30% di ammessi, tra coloro i quali avevano inoltrato richiesta di partecipare. Mi aspetto di vivere giornate intense e significative, sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vistaumano”. La tesi alla quale sta lavorando riguarda lo studio dei fenomeni di sovraccarico nei sistemi informatici, che provocano disservizi e minano la funzionalità dei medesimi. I
fenomeni di overload – sottolinea la laureanda – sono problematici. Quando si verificano, il sistema non offre più un buon servizio agli utenti. “Questo significa anche una forte perdita economica: quando Dropbox non funziona o è troppo lento, la società perde soldi. C’è quindi un forte interesse nel voler mitigare quanto più possibile questi fenomeni, ma per farlo bisogna studiarli. Anzitutto, ci accorgiamo di un overload in un sistema perché è lento nel rispondere a delle richieste, ma il sistema è a più livelli. Dov’è l’overload? Una volta individuato il livello, qual è il sottoinsieme di nodi coinvolti? Infatti, per mitigare l’overload bisogna iniziare a scartare richieste degli utenti, ma certo non possiamo scartarle tutte, perché nel frattempo dobbiamo continuare a offrire un buon servizio; per questo bisogna individuare e isolare i nodi in overload. Dunque, quali richieste scartiamo? Quante? Per quanto tempo bisogna continuare a scartare richieste? Secondo quale algoritmo?”. Aggiunge: “Le problematiche non sono banali e una soluzione generale ed efficace, allo stato dell’arte, ancora non è stata trovata”. In attesa di partire per la Germania e mentre in laboratorio affila le armi per la discussione della tesi, De Viti traccia un bilancio della sua esperienza universitaria e fornisce qualche suggerimento a chi ha appena intrapreso il percorso in Ingegneria Informatica. “Gli ingredienti per arrivare bene al traguardo – dice – sono due. Il primo, banale, è la passione. Aiuta a sopportare la fatica anche quando, come sta accadendo a me in questa fase di preparazione della tesi, si esce dai laboratori alle otto e mezza di sera e si inizia a studiare alle dieci e mezza di mattina. Il secondo ingrediente, non meno importante, è la capacità di gestire al meglio il proprio tempo. È ciò che permette di dedicarsi allo studio senza per questo annullare la propria vita privata. Certo, non esco ogni sera, ma nel fine settimana mi vedo con gli amici, mi dedico ad attività extra universitarie. Insomma, vivo”.Figlia di un ingegnere, studi al liceo scientifico, De Viti non ha scelto Ingegneria senza incertezze. “Mi sarebbe piaciuto – racconta – dedicarmi agli studi umanistici. Alla fine è prevalsa Ingegneria perché partecipai al test di autovalutazione ed ebbi cento, il massimo. Il risultato mi stimolò ad immatricolarmi”. La partecipazione della laureanda alla scuola estiva in Germania è anche un riconoscimento degli sforzi di internazionalizzazione di Ingegneria Informatica. “Grazie a rapporti e collaborazioni con colleghi stranieri – dice il prof. Carlo Sansone, Presidente del Corso di Studi – da anni ospitiamo professori dall’estero, che tengono corsi e seminari qui da noi, oppure siamo ospitati in atenei di altri paesi. Siamo inoltre coinvolti in progetti internazionali. C’è anche un buon livello di mobilità in uscita degli studenti, che approfittano dell’esperienza dell’Erasmus per trascorre periodi di formazione in altri atenei europei. C’è da lavorare per aumentare il numero di allievi che vengono a studiare da noi. Questione che, peraltro, riguarda soprattutto la possibilità di offrire adeguate strutture di accoglienza alle ragazze ed ai ragazzi stranieri che scelgono Napoli”.
Fabrizio Geremicca
bella iniezione di fiducia. Mi sono candidata e sono stata selezionata, sono rientrata in quel 30% di ammessi, tra coloro i quali avevano inoltrato richiesta di partecipare. Mi aspetto di vivere giornate intense e significative, sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vistaumano”. La tesi alla quale sta lavorando riguarda lo studio dei fenomeni di sovraccarico nei sistemi informatici, che provocano disservizi e minano la funzionalità dei medesimi. I
fenomeni di overload – sottolinea la laureanda – sono problematici. Quando si verificano, il sistema non offre più un buon servizio agli utenti. “Questo significa anche una forte perdita economica: quando Dropbox non funziona o è troppo lento, la società perde soldi. C’è quindi un forte interesse nel voler mitigare quanto più possibile questi fenomeni, ma per farlo bisogna studiarli. Anzitutto, ci accorgiamo di un overload in un sistema perché è lento nel rispondere a delle richieste, ma il sistema è a più livelli. Dov’è l’overload? Una volta individuato il livello, qual è il sottoinsieme di nodi coinvolti? Infatti, per mitigare l’overload bisogna iniziare a scartare richieste degli utenti, ma certo non possiamo scartarle tutte, perché nel frattempo dobbiamo continuare a offrire un buon servizio; per questo bisogna individuare e isolare i nodi in overload. Dunque, quali richieste scartiamo? Quante? Per quanto tempo bisogna continuare a scartare richieste? Secondo quale algoritmo?”. Aggiunge: “Le problematiche non sono banali e una soluzione generale ed efficace, allo stato dell’arte, ancora non è stata trovata”. In attesa di partire per la Germania e mentre in laboratorio affila le armi per la discussione della tesi, De Viti traccia un bilancio della sua esperienza universitaria e fornisce qualche suggerimento a chi ha appena intrapreso il percorso in Ingegneria Informatica. “Gli ingredienti per arrivare bene al traguardo – dice – sono due. Il primo, banale, è la passione. Aiuta a sopportare la fatica anche quando, come sta accadendo a me in questa fase di preparazione della tesi, si esce dai laboratori alle otto e mezza di sera e si inizia a studiare alle dieci e mezza di mattina. Il secondo ingrediente, non meno importante, è la capacità di gestire al meglio il proprio tempo. È ciò che permette di dedicarsi allo studio senza per questo annullare la propria vita privata. Certo, non esco ogni sera, ma nel fine settimana mi vedo con gli amici, mi dedico ad attività extra universitarie. Insomma, vivo”.Figlia di un ingegnere, studi al liceo scientifico, De Viti non ha scelto Ingegneria senza incertezze. “Mi sarebbe piaciuto – racconta – dedicarmi agli studi umanistici. Alla fine è prevalsa Ingegneria perché partecipai al test di autovalutazione ed ebbi cento, il massimo. Il risultato mi stimolò ad immatricolarmi”. La partecipazione della laureanda alla scuola estiva in Germania è anche un riconoscimento degli sforzi di internazionalizzazione di Ingegneria Informatica. “Grazie a rapporti e collaborazioni con colleghi stranieri – dice il prof. Carlo Sansone, Presidente del Corso di Studi – da anni ospitiamo professori dall’estero, che tengono corsi e seminari qui da noi, oppure siamo ospitati in atenei di altri paesi. Siamo inoltre coinvolti in progetti internazionali. C’è anche un buon livello di mobilità in uscita degli studenti, che approfittano dell’esperienza dell’Erasmus per trascorre periodi di formazione in altri atenei europei. C’è da lavorare per aumentare il numero di allievi che vengono a studiare da noi. Questione che, peraltro, riguarda soprattutto la possibilità di offrire adeguate strutture di accoglienza alle ragazze ed ai ragazzi stranieri che scelgono Napoli”.
Fabrizio Geremicca