Pallavolo femminile, squadra rinnovata e ottimi risultati

Una squadra rinnovata, con ragazze determinate, unite e con tanta esperienza alle spalle, è quella di pallavolo femminile del CUS formata dal Mister Andrea Gambardella. Sta collezionando vittorie al Campionato di serie C e in Coppa Campania. Le nuove arrivate, a dare manforte alla vecchia squadra, raccontano i loro percorsi di vita. Il capitano Sabina Cerullo gioca centrale e si è laureata in Architettura alla SUN. “Gioco da 17 anni. Oggi ne ho 29. La pallavolo mi piace da quando a 12 anni guardavo i cartoni animati. Un professore di educazione fisica mi notò e mi prese in squadra a Caserta. Da lì non ho più mollato questo sport, perché ho sempre visto miglioramenti nel mio modo di giocare e ho cercato di volta in volta di superare i limiti”. Dal punto di vista fisico, non si definisce la giocatrice tipo: “sono magrolina, non ho le gambe muscolose delle pallavoliste e di altezza media: limitata per la serie B2, bassa per la B1, giusta in C. Oggi faccio anche l’allenatrice alle bambine e sono architetto. Alle piccole dico sempre che solo in caso di febbre alta possono saltare gli allenamenti, poiché i buoni risultati si vedono solo se ci si impegna costantemente e con passione. Se ci tieni, fai sacrifici. Ti alleni tre volte alla settimana più la partita; l’organizzazione a tutti i livelli è fondamentale in questo sport”. La pianificazione accurata le ha permesso di laurearsi con il massimo dei voti e nei tempi: “il giorno prima della laurea ero in trasferta della B2 a Potenza. Non potendo mancare, ripetevo in autobus alle mie compagne la tesi”. Nonostante sia appena arrivata, è già capitano: “mi è piaciuto subito il progetto del Mister e sono la persona adatta a motivare la squadra. Di solito il capitano viene eletto dalle compagne, nel mio caso ha deciso Andrea, ma tutto è andato bene lo stesso, per fortuna. Ho già legato con tutte le compagne e abbiamo vinto contro la squadra Caffè Partenope 3 a 1. Il set perso è dovuto solo a un calo di concentrazione, di cui hanno approfittato le giovani avversarie. Siamo un gruppo misto per quanto riguarda l’età: la più piccola ha 17 anni, la più adulta 36. Le esigenze sono ovviamente diverse, ma domina lo spirito di gruppo”. È necessario comunque un lavoro di amalgama: “mettere dodici teste insieme non è facile. Mi auguro comunque di fare il meglio, poiché ci sono buoni nomi su carta e ci possiamo aspettare grandi risultati. C’è tanta voglia di lavorare nello spogliatoio, restando sempre con i piedi per terra”.
La schiacciatrice Valeria Ricciardi è la più anziana del gruppo, con 36 anni di esperienza alle spalle: “la pallavolo è il mio lavoro. Gioco da una vita, dividendomi tra Matera, Civitanova, Roma, Cattolica e tanti altri posti in giro per l’Italia in serie B. L’anno scorso ho deciso di tornare a Vairano, vicino casa. In questi ultimi due anni sono scesa di categoria, arrivando alla C. Questo perché la crisi ha colpito lo sport e stare lontani da casa non conviene più economicamente”. A 20 anni Valeria era già fuori casa a giocare da professionista: “tutti pensano che lo sportivo sia sempre felice, perché può giocare per vivere. Non è così. Lo sport è un lavoro costante, fatto con il corpo. Il fisico deve essere sempre al top, non esistono feste, né gite, ma principalmente sacrifici, come l’alimentazione corretta, poiché il corpo è il tuo bigliettino da visita. Oltre ai tre allenamenti canonici in settimana, faccio anche preparazione atletica in sala pesi”. Alta 1,77, è giusta per giocare in serie C: “quando giocavo in serie A, ero la più bassa”. Nonostante i sacrifici, rifarebbe la stessa scelta: “questo sport regala tante soddisfazioni, come i play off, la vittoria a un Campionato, gli autografi e le gigantografie. Ti viene la pelle d’oca quando entri nel Palazzetto e tutti gridano il tuo nome. Ciò non toglie che si debba sacrificare la vita privata. La persona che ti sta accanto deve assumere la mentalità dello sportivo, cioè non si può arrabbiare se il venerdì sera si va a letto presto perché il sabato c’è una partita. L’impegno degli allenamenti è costante e va rispettato”. Valeria si augura di continuare a giocare ancora per tanti anni: “è ovvio che se incontrassi l’uomo della mia vita e diventassi mamma, smetterei. Per ora no”.
Anche Irene Pichierri ha una carriera da pallavolista. Gioca nel ruolo di opposto ed ha girato l’Italia, come Valeria, in serie B: “ora non giro più tanto, perché ho 32 anni e famiglia, per questo ho accettato di giocare al CUS”. Si è ambientata tranquillamente nella squadra: “le cose finora vanno molto bene, ma i veri problemi emergono quando si inizia a perdere. I ruoli nella squadra sono molto cambiati rispetto a quando io ero piccola. Esistevano infatti regole non scritte. Le ragazze al primo anno di serie B prendevano i carrelli con i palloni, raccattavano le palle e riempivano le borracce. Ora la più piccola è la più coccolata. Questo succede anche perché la serie C non è la B, quindi non giochi per lavoro, ma per hobby il più delle volte”. Anche Irene ha verificato sulla sua pelle la crisi nel mondo sportivo: “quando ero bambina le giocatrici del mio livello attuale, in serie B, guadagnavano anche 3.000 euro al mese, ovviamente la retribuzione dipendeva dalla squadra e dall’atleta. Oggi non si vedono più quelle cifre, infatti non consiglio la mia stessa scelta di vita. La pallavolo non può essere l’unico lavoro, ma va affiancata a una professione stabile. Nelle categorie minori la crisi si sente molto, per questo motivo, a mio avviso, si è abbassato il livello delle prestazioni”.
Ha infatti rinunciato alla serie B per l’impegno universitario l’attaccante Roberta Scalzone, tra le più piccole della squadra: “sono al secondo anno di Ingegneria Aerospaziale alla Federico II e non potevo permettermi di stare lontano da casa, dovendo studiare. Giocavo al Centro Ester di Barra, ora al CUS. Il gruppo attuale mi piace, alcune compagne già le conoscevo, altre le sto conoscendo. A spese del primo anno, ho imparato a conciliare studio e sport, anche perché l’impegno in serie C è diverso da quello in B e ho trovato il meccanismo, ovvero studiare ininterrottamente fino agli allenamenti, dalle 20.30 alle 22.30”. Se sei motivato puoi affrontare l’impegno in serie C, a qualunque Corso di Laurea ti sia iscritto: “ogni Corso ha le sue difficoltà. Dare otto esami al primo anno e 10 al secondo è impegnativo per chiunque, non solo per gli sportivi. Non sacrifico la vita privata, in quanto studio in gruppo, quindi tra una chiacchiera e un caffè, la giornata non è fatta solo di studio e pallavolo. Non sono in regola con gli esami, ma presto mi rimetterò in carreggiata”.
Allegra Taglialatela
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