Perde la borsa di studio per ritardi altrui

Può uno studente perdere una borsa di studio per colpa di altri? Per meglio dire, può uno studente in perfetta regola con i requisiti previsti dal bando di concorso perdere la borsa a causa di ritardi non a lui imputabili? La risposta, purtroppo, è affermativa. Ed è quanto è accaduto a Matteo Giaccone, studente al secondo anno della Specialistica in Scienze della Produzione Vegetale e Difesa alla Facoltà di Agraria, che si è visto escluso dalla graduatoria definitiva dell’Adisu Federico II per le borse di studio 2005/06 perché “non risulta iscritto per l’anno accademico 2005/06”. Motivazione non affatto veritiera perché Matteo ha regolarmente pagato le tasse universitarie entro la data di scadenza del 31 ottobre. “Al momento dei controlli lo studente non risultava in regola con l’iscrizione”, si difende l’Adisu. Le cose, però, non stanno esattamente così. Fioccano, allora, le polemiche e, immancabili, i ricorsi al Tar. Perché quello di Matteo non è l’unico caso: come lui, altri studenti ritengono di aver subito lo stesso torto.
“Inizialmente – racconta Matteo – risultavo primo sia nella graduatoria provvisoria che in quella predefinitiva; rientravo in entrambe per meriti (ho la media quasi del 29), per crediti conseguiti (56) e per reddito. Il 22 dicembre, però, data di pubblicazione on line degli elenchi definitivi, scopro di essere stato escluso per non aver pagato le tasse. La ricevuta dei versamenti, invece, attesta che ho saldato il 27 ottobre; il certificato della Segreteria studenti della mia Facoltà, inoltre, dimostra che sono regolarmente iscritto all’Università”. Furioso, a gennaio Matteo si reca presso gli uffici dell’Adisu Federico II per avere spiegazioni. “Come me, trovo altri studenti nella mia stessa situazione. Gli impiegati ci dicono che l’unico modo per avere giustizia è ricorrere al Tar, anche se potrebbe non convenirci perché l’azione al Tribunale Amministrativo ci costerebbe un sacco di soldi”. Per nulla soddisfatto, Matteo chiede di parlare con un funzionario dell’ex Edisu. Viene così convocato per il giorno successivo, senza tuttavia riuscire a dialogare con nessuno. “Avrei dovuto incontrare la dott.ssa Annamaria De Rosa. Mi hanno fatto accomodare nel suo ufficio, per poi invitarmi, pochi minuti dopo, ad andar via perché il funzionario non mi avrebbe ricevuto”.
Sino a qui i fatti. Da cui risulta un dato incontrovertibile: al momento della pubblicazione della graduatoria, lo studente Matteo Giaccone era – documenti alla mano – regolarmente iscritto all’Università e, pertanto, aveva tutti i requisiti per l’idoneità alla borsa di studio. “Sebbene il bando di concorso per le borse di studio scadesse il 30 settembre, non era indicata alcuna data entro cui effettuare l’iscrizione. Di questo ne sono certo, perché ho compilato la domanda insieme al mio commercialista”, precisa lo studente.  “Tra l’altro – aggiunge – i bollettini di pagamento neanche arrivano per il 30 settembre… Allora mi chiedo: com’è che risulto escluso?”. “Immagino perché lo studente non fosse in regola al momento dei controlli – prova a spiegare il dott. Pasquale Cappuccio, vicedirettore dell’Adisu Federico II –. Probabilmente, alla data in cui l’Adisu ha prelevato i dati negli archivi dell’Università, la sua iscrizione non era stata regolarmente registrata o, comunque, non era pervenuta all’interno della banca dati dell’Ateneo”. Il punto è che, “a differenza del passato, adesso i controlli vengono effettuati su dati certi, da un lato per evitare di mandare in galera gli studenti che presentavano dichiarazioni mendaci, dall’altro per risparmiare soldi in cause legali per il recupero di fondi assegnati a chi non ne aveva diritto. Per legge, inoltre, siamo obbligati a pubblicare gli elenchi definitivi entro una certa data (dicembre, ndr), altrimenti rischiamo di perdere parte dei finanziamenti ministeriali. Insomma – taglia corto il funzionario – non ci sono abbastanza soldi per tutti; pertanto, se la banca dati della Federico II ci dice che le iscrizioni non sono regolarmente registrate, per forza di cose dobbiamo escludere alcuni studenti”. E per avvalorare la sua dichiarazione, Cappuccio cita un altro esempio: “Può capitare che l’Azienda bocci una pratica perché, nell’effettuare i controlli sul reddito, non riesce a reperire i dati Isee negli archivi dell’Inps, e questo per colpa dei Caf che non li hanno comunicati in tempo (quest’anno, entro il 16 ottobre, ndr)”. 
Perché l’Adisu
non ci ha contattato?
La morale, quindi, è quella che accennavamo all’inizio: per legge, si può perdere una borsa di studio per colpa di ritardi che non dipendono dagli studenti. Tesi contenuta nello stesso bando di concorso, che tra le cause di esclusione contempla proprio i due casi appena citati, aggiungendone un terzo, e cioè la circostanza in cui uno studente si trasferisce ad altro Ateneo e l’Adisu di provenienza, cui inizialmente si è presentato domanda per la borsa di studio, ritarda nel trasmettere i dati alla nuova Azienda di riferimento. 
“È un’ingiustizia – tuona Matteo – Se di ritardo trattasi, perché prima di compilare le graduatorie definitive l’Adisu non ci ha contattato per avere un riscontro sui dati? L’Azienda ha attivato un ottimo sistema di comunicazione attraverso le e-mail: perché non sfruttarlo sino in fondo anche per questi casi?”. Ma è proprio ciò che ha fatto l’Adisu, a sentir parlare Giuseppe Gentile, neo presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda del Federico II, secondo cui, “grazie al dialogo tra Adisu e studenti è stato possibile recuperare molte domande, sospese perché non in regola con i requisiti durante la fase di controllo”. Per Luciano Gaudio, vicepresidente del CdiA Adisu Federico II, “è sì un’ingiustizia, e dispiace per il singolo caso, ma sbavature nel sistema possono pur sempre esserci. Resta un dato positivo: l’introduzione del dialogo via mail tra Azienda e studenti ha fatto scendere i ricorsi dai 7000 dello scorso anno ai 200 di quest’anno. Chiaro è che bisognerà lavorare per eliminare le sfasature del sistema”. 
Per Matteo & company, insomma, resta ben poco da  fare. Sfumati i 2.230 euro di borsa, somma prevista per i pendolari (“Altra beffa – soggiunge lo studente – perché in realtà sono un fuorisede della provincia di Cosenza, ma non ho un regolare contratto di locazione”), ai ragazzi non resta altro che ricorrere al Tar della Campania (unica possibilità prevista in presenza di una graduatoria definitiva). “Mica possiamo togliere i soldi all’ultimo studente in graduatoria?”, nicchia Cappuccio. “È una questione di risorse contingentate: darle ad uno significa toglierle ad un altro”, gli fa eco il prof. Gentile. E se il Tar dovesse dar ragione ai ragazzi? “In quel caso, dovremmo segnare il debito nel bilancio dell’Adisu. In futuro – suggerisce il dott. Cappuccio – per evitare altri episodi di questo genere, il Miur potrebbe darci più tempo per la pubblicazione delle graduatorie, elargendo parte dei fondi in un momento successivo”. 
Paola Mantovano
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