Bocche cucite dopo la dura presa di posizione dei giorni scorsi. “Stiamo lavorando di comune accordo per trovare una soluzione equilibrata”, riferisce l’11 maggio il Preside della Facoltà di Medicina Giovanni Delrio. La mina vagante: un’imminente chiusura del Policlinico paventata dall’Assessorato Regionale alla Sanità. Nonostante le decine di migliaia di ricoveri ordinari ed in regime di day hospital e le numerose prestazioni a carattere ambulatoriale, anche con carattere di alta specializzazione, il nosocomio universitario ha sforato i paletti imposti dal patto per la salute nel 2008 che ha registrato extracosti per 15 milioni di euro. Il vecchio Policlinico, insomma, a causa anche delle gravi carenze strutturali (il reparto di Ortopedia è inattivo ormai da sei mesi, e poi c’è l’allarme lanciato dai docenti del Dipartimento chirurgico diretto da Umberto Parmeggiani sul blocco degli interventi chirurgici per mancanza di bisturi elettrici), per la Regione andrebbe dismesso. Non è efficiente e spende troppo. I circa 300 posti letto secondo alcune voci dovrebbero distribuirsi su diversi presidi ospedalieri, anche presso il Policlinico federiciano–ipotesi peraltro fermamente respinta dal Preside della Facoltà collinare Giovanni Persico. Una iattura per i pazienti. Un dramma per la didattica e la ricerca della storica Facoltà medica. Andrebbero allo sbando 6000 studenti, gli oltre 1.300 iscritti delle 52 Scuole di Specializzazione, i 130 dottorandi di ricerca che afferiscono ai 16 Dipartimenti, le 2.000 unità di personale di cui 550 docenti e ricercatori. Che fine farà tutto questo se tutta l’attività didattica frontale è espletata nelle strutture del Centro Storico, le uniche dotate dei presidi necessari (aule, biblioteche, laboratori didattici, aule studio etc..)?: “Gli studenti non possono vagare da una parte all’altra della città e della Campania”, commenta Delrio.
Subito dopo le prime dichiarazioni dell’Assessore Mario Santangelo, il Consiglio di Facoltà di Medicina, il 4 maggio, in una affollata riunione (come non si vedeva da tempo), ha deliberato un documento in cui si legge “la Facoltà respinge in maniera ferma ed irrevocabile una simile ipotesi di chiusura, che determinerebbe di fatto l’oggettiva interruzione delle diverse attività istituzionali espletate, e ritiene inaccettabile la metodologia utilizzata, che ha generato disinformazione e grande sconcerto tra docenti, studenti e pazienti, oltre che nell’opinione pubblica”. La Facoltà ha, quindi, chiesto l’apertura di un confronto con l’Assessorato per “la ricerca di idonee soluzioni a breve e medio termine” proprio mentre Santangelo dichiarava alla stampa: “i protocolli d’intesa vanno rivisti con nuovi finanziamenti (quello tra Sun e Regione è scaduto da un anno) ma le strutture devono essere disponibili a cambiare organizzazione e ruolo. Finora, l’Università ha contribuito pagando il personale, parte delle attrezzature e mettendo a disposizione i locali, mentre ora le varie figure professionali che vanno in pensione non sono state sostituite. Adesso gli atenei, chiedendo alla Regione di assumersi l’onere economico del ricambio di personale, risparmia su quei fondi prima destinati a questa voce. Va bene la richiesta, ma la Regione ha tutto il diritto di gestire i Policlinici, inquadrandoli nel rispetto delle esigenze dell’Accademia e nell’ambito del sistema sanitario regionale”.
La Facoltà si dice, dunque, “consapevole delle attuali gravi criticità della Sanità in Campania, che si riflettono in maniera largamente negativa anche sui Policlinici Universitari”, ma ribadisce l’importanza “della propria funzione nel processo di formazione dei professionisti della sanità e dei ricercatori”.
Lo stesso Rettore Francesco Rossi, in una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, nell’ammettere che entrambi i policlinici napoletani vivono in un momento di grande criticità, sottolinea però che la Facoltà di Medicina “nonostante le difficoltà e le carenze logistiche, grazie soprattutto al lavoro di tanti, docente e personale tecnico-amministrativo, continua a formare migliaia di giovani apprezzati in Italia e all’estero”. E aggiunge, la Facoltà “porta avanti un’intensa attività di ricerca, del tutto proiettata nel futuro, che vede in prima linea i ricercatori dei vari dipartimenti universitari e quelli dei centri di competenza regionale”. Un esempio: il Complesso di Sant’Andrea delle Dame, che, dice il Rettore, “con i suoi laboratori e i suoi tantissimi giovani che vi lavorano ogni giorno, è diventato uno dei centri più importanti della ricerca scientifica nella nostra Regione e di tutto il territorio nazionale”.
Vale la pena, però, ricordare che la situazione non sarebbe così grave se fossero stati portati a termine i lavori per la nuova struttura del Policlinico a Caserta, prevista per il 2009, e che probabilmente non sarà disponibile neanche per la prospettata data del 2012, dopo il fallimento dell’azienda impegnata nei lavori.
Subito dopo le prime dichiarazioni dell’Assessore Mario Santangelo, il Consiglio di Facoltà di Medicina, il 4 maggio, in una affollata riunione (come non si vedeva da tempo), ha deliberato un documento in cui si legge “la Facoltà respinge in maniera ferma ed irrevocabile una simile ipotesi di chiusura, che determinerebbe di fatto l’oggettiva interruzione delle diverse attività istituzionali espletate, e ritiene inaccettabile la metodologia utilizzata, che ha generato disinformazione e grande sconcerto tra docenti, studenti e pazienti, oltre che nell’opinione pubblica”. La Facoltà ha, quindi, chiesto l’apertura di un confronto con l’Assessorato per “la ricerca di idonee soluzioni a breve e medio termine” proprio mentre Santangelo dichiarava alla stampa: “i protocolli d’intesa vanno rivisti con nuovi finanziamenti (quello tra Sun e Regione è scaduto da un anno) ma le strutture devono essere disponibili a cambiare organizzazione e ruolo. Finora, l’Università ha contribuito pagando il personale, parte delle attrezzature e mettendo a disposizione i locali, mentre ora le varie figure professionali che vanno in pensione non sono state sostituite. Adesso gli atenei, chiedendo alla Regione di assumersi l’onere economico del ricambio di personale, risparmia su quei fondi prima destinati a questa voce. Va bene la richiesta, ma la Regione ha tutto il diritto di gestire i Policlinici, inquadrandoli nel rispetto delle esigenze dell’Accademia e nell’ambito del sistema sanitario regionale”.
La Facoltà si dice, dunque, “consapevole delle attuali gravi criticità della Sanità in Campania, che si riflettono in maniera largamente negativa anche sui Policlinici Universitari”, ma ribadisce l’importanza “della propria funzione nel processo di formazione dei professionisti della sanità e dei ricercatori”.
Lo stesso Rettore Francesco Rossi, in una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, nell’ammettere che entrambi i policlinici napoletani vivono in un momento di grande criticità, sottolinea però che la Facoltà di Medicina “nonostante le difficoltà e le carenze logistiche, grazie soprattutto al lavoro di tanti, docente e personale tecnico-amministrativo, continua a formare migliaia di giovani apprezzati in Italia e all’estero”. E aggiunge, la Facoltà “porta avanti un’intensa attività di ricerca, del tutto proiettata nel futuro, che vede in prima linea i ricercatori dei vari dipartimenti universitari e quelli dei centri di competenza regionale”. Un esempio: il Complesso di Sant’Andrea delle Dame, che, dice il Rettore, “con i suoi laboratori e i suoi tantissimi giovani che vi lavorano ogni giorno, è diventato uno dei centri più importanti della ricerca scientifica nella nostra Regione e di tutto il territorio nazionale”.
Vale la pena, però, ricordare che la situazione non sarebbe così grave se fossero stati portati a termine i lavori per la nuova struttura del Policlinico a Caserta, prevista per il 2009, e che probabilmente non sarà disponibile neanche per la prospettata data del 2012, dopo il fallimento dell’azienda impegnata nei lavori.