Privato, Commerciale, Procedura Civile e Penale: i quattro dell’Apocalisse

Diritto Privato, Diritto Commerciale, Procedura Civile e Procedura Penale sono i quattro esami ‘terribili’ del secondo semestre. Che ci si ritrovi al primo anno o alla fine del percorso, fra ultime lezioni e prime prove delle discipline, gli studenti escogitano piani per ‘sopravvivere’. C’è chi studia notte e giorno dimenticando il mondo esterno, chi si aiuta con dispense suggerite da studenti che ce l’hanno fatta e chi, invece, invoca il miracolo affidandosi a Santi di fiducia. 
Il manuale
come una
seconda pelle
Diritto Privato. I anno, inesperienza e paura di non farcela. “L’11 giugno sarò in aula per affrontare la prova. Al primo anno non si è mai pronti per una disciplina del genere, tuttavia, fra nozioni e codici, meglio tentare che restare indietro. Purtroppo ciò che si ascolta in giro fa paura, mi sento nell’inferno degli esami, condannato all’insuccesso. Saranno settimane che non esco per studiare, se dovesse andare male, non so come reagirei”, Giovanni Donnarumma. “La paura si è impossessata di me – afferma Valeria Esposito – mi sento sfiduciata e soprattutto impreparata. Se dovessi scommettere su di me, a pochi giorni dalla fine delle lezioni, mi darei il 20% a favore e l’80% contro. Forse dovrei aspettare luglio per studiare ancora di più”. Ma cos’è che fa così terrore? “Gli Istituti giuridici e gli articoli da imparare a memoria – commenta Francesco Liccione – Lo scorso marzo ho assistito ad alcuni esami, giusto per farmi un’idea. Devo dire che con una preparazione nella media, per questo tipo di materia, non si va da nessuna parte. Le cattedre ricercano l’eccellenza, un solo vuoto di memoria pregiudica la prova. Per questo, ho deciso di rimandare l’esame a luglio, voglio avere più tempo per aumentare le mie possibilità di riuscita”. “Più il tempo passa e più crescono le paure – ribatte Agata Izzo – Caratterialmente, sono per l’affrontare le cose a caldo, senza perdere tempo. In questi giorni sono ancora all’università per seguire i seminari, contemporaneamente studio, anche se sono in metropolitana o a pranzo. Il manuale è sempre con me, una seconda pelle. Credo che attendere luglio farebbe solo crescere la mia sfiducia. Voglio provare Privato a breve”. Lo studio da solo non basta, occorre fiducia nelle proprie capacità ed anche un po’ di sfrontatezza. “Non ho seguito le lezioni – racconta Valentino Cuccaro – dopo le prime due settimane impossibili, ho deciso di restare a casa e studiare da solo. Un azzardo, più volte non sono riuscito a decifrare alcuni articoli. Quando poi ero sul punto di mollare, sono andato a ricevimento per ottenere spiegazioni e conforto. Questa strategia mi ha aiutato, non avendo lo stress delle lezioni, ho studiato con calma e metodo. A breve vi saprò dire com’è andata, ma credo molto nelle mie capacità. Penso che ho un buon 70% di riuscita”. “Non punterei mai così in alto – dichiara Federica Di Rienzo – Con gli esami non si può mai fare una previsione, sono un terno a lotto. A febbraio, ad esempio, ero convinta di superare Costituzionale ed invece non è andata bene. Per questo sono molto in dubbio con Privato, vorrei darlo a luglio, ma non ho ancora finito il programma”. I giorni passano e le tensioni aumentano. “Ormai in casa nessuno mi può più rivolgere la parola – ammette Giorgio D’Alterio – Ripeto solo all’infinito, girovagando con il codice in mano. Sono settimane ormai che studio ininterrottamente, senza mai sentirmi davvero preparato. So che ho il 50% di possibilità, mi sento sul baratro”. “O la va o la spacca – dice Pietro Trotta – Sono mesi che studio e ripeto, fare di più andrebbe al di là dei limiti umani. So che sarà difficile, le statistiche parlano chiaro, è più probabile la bocciatura che il successo”. 
I panchinari e
la tremarella
Diritto Commerciale al II anno incute terrore solo se si pronuncia. Numerose le ‘vittime’ in sede d’esame, nella maggior parte dei casi, gli studenti si affacciano alla disciplina in odore di laurea. “A lezione siamo quasi tutti panchinari – dichiara Matteo Failla, al V anno – Durante il percorso universitario, siamo sempre in attesa di scontrarci con quest’esame, come in panchina, aspettando l’occasione giusta per scendere in campo. Purtroppo, non ci si sente mai preparati, con 25 esami alle spalle ho la tremarella come una matricola”. “Da corsisti – afferma Gabriella Capobianco – non possiamo far altro che studiare. Potrà sembrare pure una banalità, ma è l’unico modo per non restarci secchi. Da quando ho deciso di cimentarmi con la materia, studio 12 ore al giorno, con intervalli solo per le cose essenziali. Devo laurearmi a breve, non posso permettermi la bocciatura”. Seguire le lezioni, per la maggior parte degli studenti, è un passo obbligatorio, per riuscire bene in sede di prova. “Il corso mi ha aiutato tantissimo – commenta Vincenzo La Volla – mi ha fatto capire alcuni Istituti per me incomprensibili. Però mi è costata molta fatica studiare di pari passo, praticamente da marzo ho solo la domenica come giorno libero”. Incalza Antonio Tortora: “i numeri di Commerciale danno bene l’idea della precarietà della riuscita. Sono in stand by, ad un passo dalla tesi, a breve ripeterò la disciplina per la seconda volta. Sono l’esempio lampante che il solo studio non basta, il fattore fortuna è determinante”. Ci si scontra con la cattedra, con il collaboratore, con il manuale più o meno difficile ed i grandi numeri. “Sono spaventata dalla capacità della mia memoria – sottolinea Giulia Diodato – Il più delle volte regge, ma in questo caso proprio non so come andrà a finire. Troppe informazioni tutte insieme. Le lezioni, seppur mirate, sono state brevi, il lavoro grosso l’abbiamo fatto a casa da soli. Se dovessi darmi una percentuale di riuscita, mi darei un 30%. Ho studiato ma non sono sicura di nulla”. “Sono un veterano dell’insegnamento – racconta Antonio Papa – praticamente da un anno, ad ogni sessione, compare il mio nome fra quelli che dovrebbero sostenere la prova. Le prime due volte sono stato bocciato, le altre, invece, non mi sono presentato per la paura di sbagliare. Ormai mi manca solo questa disciplina e a luglio tenterò il tutto per tutto. Credo di conoscere a memoria anche i numeri dei paragrafi del testo, però continuo a ripetere, le sconfitte lasciano sempre un brutto segno”. Situazione simile quella di Armando D’Agostino, con una bocciatura alle spalle è difficile affrontare la prova. “Dopo lo smacco di febbraio – racconta lo studente – mi sono attrezzato ed ho imparato a studiare su più fronti. Il solo manuale non basta, occorre la dispensa che riassume gli appunti del corso e un libro che commenti articoli e sentenze. Così la mole da studiare raddoppia, ma si moltiplicano pure le possibilità di successo. Allo scorso appello mi davo il 50% di speranza, ora è scesa al 30%, ma solo perché sono un tantino impaurito e deluso”. Non esiste un segreto per riuscire bene, secondo Miriam Di Vico: “Basta saper studiare con costanza. Se si pensa di poter completare la preparazione in due mesi si è fuori strada. Ne occorrono almeno 4 per ripetere bene il tutto”. Laura Ditto: “ogni volta che sento il nome del prof. Carlo Di Nanni sobbalzo. La cattedra è tosta e, seppur sono a 4 mesi di studio, so che un buon 50% dell’esame non dipenderà dalle mie capacità. Spero solo che studio, dedizione e competenza basteranno, in più cerco quel pizzico di fortuna che non guasta. Per scaramanzia indosserò gli stessi vestiti con cui sono stata promossa a Procedura Civile”. 
Il gruppo
dei disperati
Un esame corposo e ‘massacrante’ che traccia il confine tra laurea e fuori corso: Procedura Civile, al III anno, è la disciplina più impegnativa del percorso universitario. “A lezione di Procedura – dice Elena Contumacio – non ho mai visto ragazzi del terzo anno. Il corso è frequentato da studenti prossimi alla laurea, il più delle volte da disperati. Io faccio parte del gruppo dei disperati, è la seconda volta che preparo la disciplina. La prima, a febbraio, è andata malissimo, con poche domande e una bocciatura a freddo. Fra qualche giorno, spero di riscattarmi, mi manca solo quest’esame e la tesi”. Commenta Michela Poggianti: “studio Civile da ben 4 mesi, senza toccare nessun’altra materia. Ormai io e il manuale siamo un tutt’uno, eppure non saprei dire come sto messa. Ora come ora, mi darei un 40% di possibilità, di più proprio non me la sento”. “Come si fa a ragionare in modo lucido, quando in giro si ascoltano racconti terribili? – chiede Giacomo Castiglia – Ho affrontato lo studio già con la paura, la prossima settimana andrò in seduta tremante, come uno scolaretto alle prime armi. Insomma, questa disciplina deve essere affrontata prima psicologicamente. Occorre convincersi che l’esame non è poi così impossibile”. Più facile a dirsi che a farsi. “Sono mesi che ripeto a me stesso che è un esame come tanti altri – racconta Luigi Merone – Per affrontare le grandi paure occorre esorcizzarle, ed è proprio questo che cerco di fare, tutti i giorni. Seguendo le lezioni, ho capito che spaventarsi non serve, aggrava solo lo stato mentale e compromette la prestazione”. La speranza inizia a vacillare quando: “ad una passo dalla laurea, viene sbattuta la porta in faccia – spiega Alessandra Caruso – Sono una studentessa modello, media alta e in regola con gli esami. Purtroppo, lo scorso semestre, come capita a tutti, mi sono cimentata con Procedura civile. La più brutta esperienza universitaria da quando frequento il Dipartimento. Credevo che i racconti sulla disciplina fossero esagerati, sono andata all’esame più che convinta. Purtroppo il collaboratore che mi ha esaminato ha trovato delle lacune nella preparazione, invitandomi a ritornare. Addio laurea a marzo, addio soldi delle rate universitarie, addio lavoro”. “L’esame va preparato con lo studio e una buona dose di zen – dichiara Luca Zifarelli – Ogni giorno, mentre ripeto a voce alta, cerco di tranquillizzarmi, meditando su ciò che andrò a fare in seduta. In questo modo, i concetti restano fissi nella memoria, l’agitazione tende a sparire e i risultati non tardano ad arrivare. Quando tutt’intorno vedi nero, la forza devi cercarla dentro. Almeno questa è la mia filosofia, la mia tattica vincente”. Una buona predisposizione mentale aiuta, ma non basta, secondo Rachele Perna: “Lo studio dettagliato di ogni singola nota del testo è fondamentale. I particolari fanno la differenza e permettono di non cadere davanti ai bombardamenti della commissione d’esame. Il mio primo approccio alla materia, la scorsa sessione, è stato sbagliato e mi ha portato alla bocciatura. Rileggendo il manuale, ho notato che anche le virgole e le note sono importanti, danno fluidità e senso continuo allo studio. Mi sono messa sotto ed ho capito l’errore: mai essere approssimativi, le cose occorre saperle a macchinetta”. “Sono pronta ad accogliere qualsiasi risultato – ammette Giordana Pertinelli – Il mio dovere di studentessa, fra corsi, seminari e studio, è esaurito. Se fosse per me, per lo sforzo fatto, mi darei l’80% di possibilità, sogno di terminare gli studi con un buon risultato. Per ora, non resta che rimettermi nelle mani della corte. Speriamo che il suo giudizio sia clemente”. 
Poca noia,
mille insidie
Procedura Penale chiude, al IV anno, il percorso degli esami ostici. “Quando ho iniziato a studiare – dice Ida Di Meglio, studentessa al V anno – pensavo di dovermi confrontare con argomenti corposi, ma comunque fattibili, rispetto alle cosiddette bestie nere. Invece, durante i mesi, mi sono accorta che Procedura penale nasconde mille insidie. Le fasi del processo sono lunghe e dettagliate, si richiede uno studio per schemi, altrimenti risulta impossibile ricordare per bene le varie fasi”. “È proprio sulle fasi del processo che sono caduta nella scorsa sessione – racconta Carlotta Amodio – Credevo di aver studiato bene ed invece le domande sono state più dettagliate di ciò che pensassi. Purtroppo la disciplina è talmente affascinante che ti fa sembrare le cose semplici”. Il numero, non sempre appariscente degli studenti bocciati, trae spesso in inganno. “A lezione – commenta Christian Carannante – ci sono tanti studenti alle prese con la materia per la seconda volta. Ho ascoltato i racconti di chi è stato bocciato per articoli del Codice sbagliati, sentenze dette in modo impreciso, procedure spiegate troppo in generale. Credo che la cura dei dettagli, la precisione e l’assenza di incertezze siano il modo giusto per affrontare la commissione”. “La disciplina è caratterizzante il Corso di studi – sottolinea Andrea Balestriere – è normale che vi siano domande specifiche. Ciò che però non accetto è la bocciatura per cavilli, solo perché magari si fa un po’ di confusione tra sentenze. La mole di studio è veramente tanta, come si può ricordare tutto?”. Eppure, della pericolosità della disciplina se ne parla poco fra ragazzi. “Gli studenti sono terrorizzati dalle materie di diritto civile – spiega Gianni Carotenuto – Il più delle volte queste discipline fanno paura perché lo studio è tedioso. Con Penale la noia non arriva. Certo, stare su dei manuali che sembrano mattoni non è mai semplice. Eppure, per Procedura penale lo sforzo appare minore”. “Non è che la materia sia meno faticosa rispetto alle altre – ribatte Morena Sassone – solo che si presta più facilmente agli schemi. Ad esempio, il mio studio è molto riassuntivo, preparo gli argomenti con l’aiuto degli appunti, del Codice e della dispensa. Quest’ultima aiuta a scremare le nozioni, rendendo l’approccio alla disciplina più concreto. Da sola non basta, tuttavia è utile per chi come me ha una mente che coglie il senso generale, ma che non sa chiudere il discorso. All’esame domandano cose precise, spero di essere all’altezza della situazione”. La sessione estiva non è molto lunga, lo sa bene Rosita Vitagliano, che ha deciso di sostenere solo questa disciplina: “A luglio, se dovesse andare male, fra corsi, seminari e studio, avrò perso la bellezza di 5 mesi. Il pensiero mi fa inorridire, dopo aver sprecato un anno per Procedura civile, non reggerei un’altra batosta con il Penale. Per questo ho deciso di dedicarmi più del dovuto, a dicembre dovrei laurearmi”. “Studio più che posso, senza lasciare nessun argomento scoperto. All’esame non si ammettono incertezze, me l’ha insegnato la precedente bocciatura. Nessun compromesso con la commissione, o si è preparati o si va a casa – conclude Gianluigi Matola – L’ansia da prestazione gioca brutti scherzi, è il nemico numero uno da abbattere, più dell’esame stesso”. 
Susy Lubrano
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