Quarantena e problemi agli occhi per tutte le età, come evitarli

Senza dubbio l’epidemia del Coronavirus ha modificato notevolmente i ritmi e la quotidianità della nostra vita. Le famiglie sono costrette a vivere chiuse in casa, in gran parte anche per lavorare e studiare, facendo lievitare notevolmente le ore trascorse davanti ai dispositivi elettronici. Si registra quindi un importante incremento delle ore di visulazzazione di display che, secondo gli esperti del settore, porterà conseguenze negative sulla vista, soprattutto su quella dei bambini, che usciranno dalla quarantena con un maggior affaticamento e rischio di accentuazione dei disturbi visivi. Per questi motivi abbiamo posto le domande frequenti ad uno specialista napoletano in Oftalmologia, il dott. Paolo Lepre, tra i fondatori dell’AsCG, Associazione Campana Glaucoma (www.studiolepre.it). Videolezioni e Smart Working, non eravamo abituati ad utilizzare per tante ore il computer; a fine giornata, si presenta anche il mal di testa. Cosa fare? Il lungo periodo di isolamento domestico che ha scandito le nostre esistenze durante la pandemia da Covid 19 si è accompagnato ad un enorme aumento del numero di ore trascorso davanti ad uno schermo lcd, che sia quello del televisore o quello del laptop, oppure del tablet, fi no allo smartphone. In questo modo, tutti abbiamo mantenuto intatto, o quasi, il senso di partecipazione alla propria comunità sociale, anche se mediato dallo schermo di un computer. Ovviamente l’organo che più ha risentito di questa impennata imprevedibile e fuori misura di applicazione al video è stato quello della vista, sottoposto ad un incredibile sovraccarico “lavorativo”. Non dimentichiamo che l’osservazione prolungata di uno schermo di computer o televisione si accompagna inevitabilmente ad un aumento della “fatica visiva”, a sua volta strettamente legata al meccanismo intrinseco della messa a fuoco dell’occhio. Quanto più piccolo e ravvicinato è lo schermo osservato, tanto più questo meccanismo, detto “accomodazione”, viene stimolato ed il muscolo coinvolto in questa attività, il muscolo ciliare, va incontro ad un forte affaticamento. Contemporaneamente a questa attività, i bulbi oculari, impegnati specie se impegnati in una osservazione da vicino, “convergono” grazie alla super attività dei muscoli oculari interni a cui fa seguito una sintomatologia di stanchezza e dolenzia oculare. Il mal di testa spesso accompagna uno sforzo visivo prolungato al video e frequentemente rappresenta l’esito di una difficoltà di messa a fuoco continua, a volte determinata da un difetto rifrattivo (in genere, nei bambini, miopia o astigmatismo) e spesso da una correzione ottica inadeguata. In questi casi, non conviene affrontare il mal di testa con farmaci antinfiammatori o antidolorifi ci, utili per risolvere momentaneamente la sintomatologia ma potenzialmente nocivi per l’organismo, bensì verificare, attraverso un controllo medico oculistico, la necessità di una correzione ottica adeguata. L’oculista sarà in grado di determinare l’entità del difetto e porvi rimedio. Attraverso il suo apporto tecnico, inoltre, sarà possibile scovare eventuali anomalie di posizione del capo o del corpo durante la visione al video, predisponenti al mal di testa, o addirittura situazioni ambientali inidonee. I bambini fanno videolezioni, utilizzano senza interruzione anche lo smartphone, il tablet e la tv e sempre di più tendono a strizzare gli occhi. Cosa sta accadendo? Spesso i bambini manifestano un fenomeno oculare che spaventa molto i genitori: strizzano continuamente gli occhi, a volte in modo parossistico. Questo fenomeno, assolutamente benigno, si accentua nello sforzo o nell’impegno visivo ma anche nell’impegno mentale legato allo studio o ad una attività di gioco molto eccitante. Nella stragrande maggioranza dei casi questo sintomo accompagna la crescita del bambino, rappresentandone l’espressione di una “crisi” di crescita, caratteristica del passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale. Questo periodo di “clausura” obbligata ha visto accentuarsi fortemente questi fenomeni nei bambini sottoposti ad un duplice stress, visivo e psicologico, il secondo dalle motivazioni ben comprensibili. Niente paura: la prima cosa da “non fare” è manifestare preoccupazione al bambino, qualsiasi approccio in questo senso provocherebbe, infatti, l’effetto contrario accentuando il difetto; rassicurare il bambino, con dolcezza allontanarlo il più possibile dagli impegni visivi e distrarlo con attività di gioco e coinvolgimento familiare ed utilizzare qualsiasi possibilità di svago all’aria aperta. Anche in questo caso sarà comunque opportuna una successiva valutazione oculistica generale. Con quale frequenza e con quale intensità si può utilizzare telefono e tablet senza danneggiare la vista? Questa domanda è quella che più frequentemente ricevo da genitori esasperati per l’attaccamento morboso che i loro piccoli manifestano al tablet o allo smartphone: la risposta a questo quesito non esiste. La nostra unica certezza è rappresentata dagli innumerevoli studi sulla patologia oculare secondaria al Videoterminale che possono essere così riassunti: “Tutti gli studi e le indagini epidemiologiche sinora svolte portano ad escludere per chi si applica al video rischi specifici derivanti da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti”. Quindi l’attività al video non provoca lesioni all’organo della vista. Tuttavia, altrettanto certi sono gli effetti sintomatologici che un utilizzo sconsiderato di questi moderni device può comportare: bruciore oculare, secchezza oculare, prurito, arrossamento, lacrimazione, fotofobia, cefalea, ecc…; tutti sintomi non irreversibili ma che, a lungo andare, possono causare un problema insormontabile per i piccoli pazienti. Per questi motivi, il consiglio che do ai genitori dei miei piccoli pazienti, consiglio che probabilmente li mette ancora più in crisi, è quello di indurre i bambini ad un uso quanto più limitato ed indispensabile possibile, inducendoli a shiftare verso attività di svago all’aperto ed attività sportiva e di gruppo. Non, quindi, una frequenza o intensità di uso “sicura” ma “utile”. Per lavoro o svago, cosa scegliere tra tv, computer, tablet e smartphone? Tutti i device hanno oggi una imprescindibile doppia funzione, anche se televisione e smartphone, per le loro caratteristiche, vengono utilizzati molto più frequentemente per un uso ludico o non prettamente lavorativo. Sicuramente la grandezza dello schermo di un laptop esprime una qualità di immagine visiva ed una grandezza dei caratteri che, anche grazie alla distanza di utilizzo ravvicinata (certamente molto inferiore a quella del televisore) ne permettono una più valida, utilizzazione professionale e lavorativa. In un individuo adulto, di età media, l’utilizzo di un laptop, rispetto a smartphone o tablet, diviene indispensabile a causa della presbiopia, ossia la riduzione della capacità di messa a fuoco da vicino, che si accompagna al crescere dell’età. La presenza di caratteri più grandi, ed in generale la migliore qualità ergonomica della postazione al laptop, rende l’utilizzo del computer molto più compatibile con l’età crescente. In caso di manifesto aumento di miopia, cosa va fatto per i nostri figli? Come monitorare lo stato dei nostri occhi? Quali sono i consigli principali da adottare? Il problema della miopia nei piccoli adolescenti fortemente impegnati al video si è accentuato in questo periodo di quarantena forzosa a cui si è accompagnato un aumento esponenziale del numero di ore trascorse davanti al monitor, attività resa ancora più necessaria dall’avvento della didattica online adottata dalla stragrande maggioranza delle scuole. In Europa, negli ultimi tempi, la crescita dell’opzione miopica ha interessato anche gli adulti; si stima che i miopi di età tra i 60 e i 65 anni siano il 16%, mentre i 20- 30enni, quasi il 50%. Il controllo oculistico regolare e periodico permette di monitorare il difetto e correggerlo adeguatamente nel suo progredire. Ma occorre spiegare alle persone che sta diventando indispensabile un radicale cambio di rotta nella propria salute visiva, che deve cominciare già all’interno della famiglia, dove i piccoli miopi vanno indotti a pratiche salutari di decongestione visiva e di distacco periodico e regolare dall’utilizzo del monitor: trascorrere due ore al giorno all’aria aperta in una condizione di riposo accomodativo, ossia di visione da lontano, non ravvicinata, può indurre una riduzione nella progressione della miopia. Gli adolescenti impegnati al videoterminale dovrebbero adottare pause regolari e frequenti, della durata di almeno un minuto ogni venti di attività (Cfr. Com. Stampa SOI, 27- 04-2020). La pausa è un momento fondamentale: il paziente dovrebbe guardare all’infinito, cioè al di là dei tre metri, affinché la accomodazione si rilassi completamente e l’occhio riposi in modo effi cace. I monitor da utilizzare dovrebbero essere collocati ad una distanza di circa 80 cm, in questo modo si ridurrebbe lo sforzo di messa a fuoco responsabile nell’immediato dei sintomi di stress visivo già descritti sopra e nel futuro un potenziale aumento della miopia nei soggetti geneticamente predisposti. Esiste una terapia farmacologica per i problemi visivi dei bambini? E quale tipo di alimentazione è consigliabile? Sgombriamo subito il campo da suggestive ipotesi: la miopia, come qualsiasi altro disturbo rifrattivo, non è una malattia, ma un disturbo fisiologico della rifrazione, e non può quindi essere trattata così come si fa per una infezione batterica, con la compressa di antibiotico. Ricordo con affetto il mio oculista (sono un miope anche io!!) che a fine visita elencava a mia madre gli alimenti più utili per la mia miopia, inducendole una risata fragorosa: essendo di buon appetito assumevo in abbondanza tutti quegli alimenti che mi venivano prescritti, ma la mia miopia continuava a crescere!! Beh, le cose non sono molto cambiate da allora ed anche io mi ritrovo a ripetere alle giovani madri dei miei piccoli pazienti, con devozione, le stesse parole del mio oculista: “una alimentazione quanto più variata possibile, ricca in fibre, in vitamine, latte e derivati e tanta frutta e verdura”. Tuttavia, la ricerca scientifica ha fatto grandi passi e, se obiettivamente non esiste un farmaco “antimiopia”, esistono in commercio integratori alimentari che hanno dimostrato di assecondare il benessere dell’occhio miope. Ne sono un esempio le antocianine e la luteina, appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, pigmenti presenti in natura e nell’occhio, che migliorano la sensibilità visiva e retinica nei videoterminalisti, o le proantocianine, flavonoidi anch’essi, favoriscono il trofismo del tessuto retinico grazie alla loro azione vasoattiva. L’eleuterococco, in grado di rendere l’occhio più resistente allo stress visivo, grazie alla sua efficacia adattogena. L’utilizzo controllato e regolare di questi prodotti aiuta certamente uno sviluppo salutare dell’occhio del bambino.
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