“Per iscriversi a Scienze Politiche non c’è bisogno di una vocazione stretta come per altre Facoltà quali Medicina o Veterinaria; da noi si ha il vantaggio di non dover fare scelte professionali immediate. Inoltre, se è una Facoltà ben offerta, è tra quelle che maggiormente risponde alle esigenze del mondo attuale, considerati i processi internazionali in atto (conflitti, globalizzazione, ecc.). Scienze Politiche, inoltre, è la vera Facoltà multidisciplinare, Facoltà che consente di avere nozioni più ampie dei fenomeni e di acquisire una serie di strumenti interdisciplinari”.
Questa l’opinione del suo Preside, il prof. Amedeo Di Maio. All’incirca tremila iscritti, più di cinquecento matricole lo scorso anno accademico, secondo il docente si preferisce Scienze Politiche de L’Orientale alle omonime campane “per la tipicità che contraddistingue il nostro Ateneo. Scienze Politiche de L’Orientale, infatti, è nota per la sua antica tradizione nel settore delle relazioni internazionali e per i suoi studi areali, a differenza di altre, nate come corsi di laurea di Giurisprudenza e volte esclusivamente alla formazione nell’ambito diplomatico”. Una Facoltà, Scienze Politiche, a portata di tutti, purché “si abbia un’elevatissima apertura mentale”. Non solo. “Bisogna essere curiosi dei fatti del mondo ed è indispensabile leggere i giornali tutti i giorni. È altresì necessario avere spiccate capacità interdisciplinari: chi si iscrive qui sa che dovrà studiare materie diverse, passando dal diritto alla storia, alla sociologia, all’economia, alle lingue, tutte discipline che richiedono un approccio metodologico di volta in volta differente”.
Un curriculum studiorum ricchissimo, la punta di diamante della Facoltà. E Di Maio ne va orgoglioso. “Oltre al campo delle relazioni internazionali, annoveriamo studi peculiari sulla storia e il diritto dell’Europa, studi economici che cominciano ad essere specifici per ciascuna area, l’intero bagaglio di conoscenze dell’Ateneo su ogni parte del mondo, specialmente l’Oriente”. “L’eccellenza – aggiunge Di Maio – è anche data da chi insegna queste discipline”. Di contro, “malgrado ultimamente la Facoltà sia molto migliorata nella logistica, le infrastrutture restano il nostro tallone d’Achille, con le aule che continuano ad essere affollate”. A detta del Preside, non c’è però nessuna pecca dal punto di vista dell’organizzazione: “Non si verificano accavallamenti di corsi ed esami; la Biblioteca è ben fornita; l’uso di internet si sta intensificando; il rapporto studenti/docenti è mediamente positivo sia sul piano numerico che sul piano personale”.
Due i Corsi di Laurea triennali attivati in Facoltà: Relazioni internazionali e Scienze Politiche. “Entrambi appartengono alla stessa classe di laurea. Ciò significa che la mobilità interna è agevolissima”. In altre parole, se non si è convinti del CdL cui ci si è iscritti, si può passare all’altro senza debiti formativi. Una scelta voluta, quella della mobilità interna, “per non rendere irreversibili le decisioni degli studenti, visto che in genere arrivano all’università con asimmetrie informative”. Il primo anno e mezzo, dunque, è pressoché identico, tranne per il curriculum Asia ed Africa di Relazioni internazionali, dove sin da subito si studiano arabo e cinese. Relazioni internazionali e Sviluppo e cooperazione, gli altri due indirizzi di questo CdL, laddove l’uno prepara per la carriera diplomatica, l’altro forma agenti per lo sviluppo locale.
Scienze Politiche si caratterizza per avere meno studi areali e più concettuali. Anche qui ci sono tre orientamenti: Identità ed integrazione dell’Europa, specifico, appunto, sull’ambito europeo; Politica ed economia delle istituzioni, il cui obiettivo è modellare un economista esperto di fatti che vanno oltre l’economia; Politiche e territorio, indirizzato a chi volesse diventare un analista del territorio per lo sviluppo di zone locali, per esempio le regioni.
Insomma, per Di Maio una laurea in Scienze Politiche conserva oggi più che mai una sua valenza sul mercato del lavoro. A proposito di sbocchi occupazionali, “in base ad una ricerca condotta da Almalaurea, Scienze Politiche non è messa così male come erroneamente si pensa. I dati dicono che questi laureati cominciano a lavorare dopo tre anni dal conseguimento del titolo. E un buon 60%, dopo occupazioni precarie, riesce a trovare un impiego coerente agli studi intrapresi”. Se si vuole una formazione qualitativamente più elevata e, di conseguenza, un lavoro di un certo livello, “va da sé che è preferibile completare gli studi con una Specialistica”. Politiche della cooperazione allo sviluppo, Politiche ed economia delle istituzioni, Politiche ed istituzioni dell’Europa, Relazioni ed istituzioni dell’Asia e dell’Africa, Relazioni e politiche internazionali, quelle attivate in Facoltà. E per essere più competitivi, un’esperienza Erasmus potrebbe essere la carta vincente. “Il ‘circolare’ fa bene – sostiene il Preside – la cultura non si fa in un’aula, ma nel mondo, a contatto con più persone”.
I corsi cominceranno il 17 ottobre; Palazzo Giusso e Palazzo del Mediterraneo le sedi delle lezioni. “Frequentate e cominciate a studiare subito – ammonisce il docente – e abbandonate quanto prima il comportamento scolastico”.
Questa l’opinione del suo Preside, il prof. Amedeo Di Maio. All’incirca tremila iscritti, più di cinquecento matricole lo scorso anno accademico, secondo il docente si preferisce Scienze Politiche de L’Orientale alle omonime campane “per la tipicità che contraddistingue il nostro Ateneo. Scienze Politiche de L’Orientale, infatti, è nota per la sua antica tradizione nel settore delle relazioni internazionali e per i suoi studi areali, a differenza di altre, nate come corsi di laurea di Giurisprudenza e volte esclusivamente alla formazione nell’ambito diplomatico”. Una Facoltà, Scienze Politiche, a portata di tutti, purché “si abbia un’elevatissima apertura mentale”. Non solo. “Bisogna essere curiosi dei fatti del mondo ed è indispensabile leggere i giornali tutti i giorni. È altresì necessario avere spiccate capacità interdisciplinari: chi si iscrive qui sa che dovrà studiare materie diverse, passando dal diritto alla storia, alla sociologia, all’economia, alle lingue, tutte discipline che richiedono un approccio metodologico di volta in volta differente”.
Un curriculum studiorum ricchissimo, la punta di diamante della Facoltà. E Di Maio ne va orgoglioso. “Oltre al campo delle relazioni internazionali, annoveriamo studi peculiari sulla storia e il diritto dell’Europa, studi economici che cominciano ad essere specifici per ciascuna area, l’intero bagaglio di conoscenze dell’Ateneo su ogni parte del mondo, specialmente l’Oriente”. “L’eccellenza – aggiunge Di Maio – è anche data da chi insegna queste discipline”. Di contro, “malgrado ultimamente la Facoltà sia molto migliorata nella logistica, le infrastrutture restano il nostro tallone d’Achille, con le aule che continuano ad essere affollate”. A detta del Preside, non c’è però nessuna pecca dal punto di vista dell’organizzazione: “Non si verificano accavallamenti di corsi ed esami; la Biblioteca è ben fornita; l’uso di internet si sta intensificando; il rapporto studenti/docenti è mediamente positivo sia sul piano numerico che sul piano personale”.
Due i Corsi di Laurea triennali attivati in Facoltà: Relazioni internazionali e Scienze Politiche. “Entrambi appartengono alla stessa classe di laurea. Ciò significa che la mobilità interna è agevolissima”. In altre parole, se non si è convinti del CdL cui ci si è iscritti, si può passare all’altro senza debiti formativi. Una scelta voluta, quella della mobilità interna, “per non rendere irreversibili le decisioni degli studenti, visto che in genere arrivano all’università con asimmetrie informative”. Il primo anno e mezzo, dunque, è pressoché identico, tranne per il curriculum Asia ed Africa di Relazioni internazionali, dove sin da subito si studiano arabo e cinese. Relazioni internazionali e Sviluppo e cooperazione, gli altri due indirizzi di questo CdL, laddove l’uno prepara per la carriera diplomatica, l’altro forma agenti per lo sviluppo locale.
Scienze Politiche si caratterizza per avere meno studi areali e più concettuali. Anche qui ci sono tre orientamenti: Identità ed integrazione dell’Europa, specifico, appunto, sull’ambito europeo; Politica ed economia delle istituzioni, il cui obiettivo è modellare un economista esperto di fatti che vanno oltre l’economia; Politiche e territorio, indirizzato a chi volesse diventare un analista del territorio per lo sviluppo di zone locali, per esempio le regioni.
Insomma, per Di Maio una laurea in Scienze Politiche conserva oggi più che mai una sua valenza sul mercato del lavoro. A proposito di sbocchi occupazionali, “in base ad una ricerca condotta da Almalaurea, Scienze Politiche non è messa così male come erroneamente si pensa. I dati dicono che questi laureati cominciano a lavorare dopo tre anni dal conseguimento del titolo. E un buon 60%, dopo occupazioni precarie, riesce a trovare un impiego coerente agli studi intrapresi”. Se si vuole una formazione qualitativamente più elevata e, di conseguenza, un lavoro di un certo livello, “va da sé che è preferibile completare gli studi con una Specialistica”. Politiche della cooperazione allo sviluppo, Politiche ed economia delle istituzioni, Politiche ed istituzioni dell’Europa, Relazioni ed istituzioni dell’Asia e dell’Africa, Relazioni e politiche internazionali, quelle attivate in Facoltà. E per essere più competitivi, un’esperienza Erasmus potrebbe essere la carta vincente. “Il ‘circolare’ fa bene – sostiene il Preside – la cultura non si fa in un’aula, ma nel mondo, a contatto con più persone”.
I corsi cominceranno il 17 ottobre; Palazzo Giusso e Palazzo del Mediterraneo le sedi delle lezioni. “Frequentate e cominciate a studiare subito – ammonisce il docente – e abbandonate quanto prima il comportamento scolastico”.