Un personaggio poliedrico che ha fatto la storia della televisione italiana. Attore comico, musicista e regista ‘per caso’, a trent’anni dall’uscita del primo film che lo ha visto dietro alla macchina da presa, Renzo Arbore ha celebrato l’anniversario tenendo un incontro al Suor Orsola Benincasa il 23 aprile. Evento organizzato in collaborazione con la libreria Fnac cui hanno partecipato studenti, docenti e soprattutto molti affezionati fan dello showman pugliese, che ha dedicato la maggior parte della sua produzione artistica al mondo partenopeo.
“Siamo lieti di accogliere Renzo Arbore in un luogo che rappresenta la storia di questa città e che ospita il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – ha detto il ProRettore dell’Ateneo Lucio D’Alessandro – in quanto lui stesso è un personaggio che rappresenta la storia e anche il futuro del nostro Paese”. Presente anche il prof. Valerio Caprara, docente di Storia del Cinema e Critica Cinematografica, che ha presentato il film disponibile per la prima volta in Dvd: “Nella pellicola si coglie lo spirito irriverente di un gruppo di attori che vengono chiamati dal Papa per allietare la televisione Vaticana”. Arbore ha raccontato com’è nata l’idea del film: “E’ stato un sogno – ha detto – in un momento in cui Luciano De Crescenzo ed io stavamo cercando l’ispirazione per una sceneggiatura. Sognai che il Papa mi telefonava per chiedermi di fare la TV del Vaticano e quando lo dissi al produttore, ne fu entusiasta”. Le riprese sono state girate tra Napoli e la suggestiva cornice della Reggia di Caserta.
Arbore ha poi intrattenuto il pubblico con alcuni aneddoti, come ad esempio lo svenimento di una suora alla vista dell’attore che interpretava il Papa (molto somigliante, peraltro) passeggiando tranquillamente nei corridoi della Reggia tra un ciak e l’altro. ‘Il Pap’occhio’ vede riuniti insieme tutti i protagonisti de ‘L’altra Domenica’, la trasmissione pomeridiana ideata e condotta da Arbore su Rai Due dal 1976 al 1979: Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Andy Luotto, Mario Marenco, Diego Abatantuono, Luciano De Crescenzo e molti altri, senza dimenticare un piccolo cammeo di Martin Scorsese.
Sulla censura è intervenuta dalla platea l’attrice Rosaria De Cicco, invitando a riflettere su quanto sia strano un Paese che bacchetta un film come il Pap’occhio e non ha da ridire su alcuni programmi televisivi di dubbio gusto. “Ho saputo in via ufficiosa che il film è stato visto da alti prelati in Vaticano e che è stato anche molto apprezzato – ha detto Arbore – quindi il discorso sulla censura non mi colpisce più di tanto”.
Arbore, nel rivolgersi agli studenti, ha ricordato il periodo universitario, quando da Foggia si trasferì a Napoli per studiare Giurisprudenza. “A quei tempi mi affidavo a Santa Chiara (che è pure la protettrice del cinema!) per riuscire bene negli studi”, ha confessato. Ritornando alla sua carriera tanto diversa da quella dell’avvocatura, Arbore cita personaggi come Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello e “la loro comicità che resiste nel tempo. Le gag tra Vianello e la Mondaini, ad esempio, hanno messo in scena i vizi e le debolezze umane (in questo caso i litigi tra coniugi) che non sono circoscritti al periodo in cui sono stati ideati, ma riflettono situazioni sempre attuali. Per questo motivo è utile che vengano studiati nei Corsi di Scienze della Comunicazione”.
“Siamo lieti di accogliere Renzo Arbore in un luogo che rappresenta la storia di questa città e che ospita il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – ha detto il ProRettore dell’Ateneo Lucio D’Alessandro – in quanto lui stesso è un personaggio che rappresenta la storia e anche il futuro del nostro Paese”. Presente anche il prof. Valerio Caprara, docente di Storia del Cinema e Critica Cinematografica, che ha presentato il film disponibile per la prima volta in Dvd: “Nella pellicola si coglie lo spirito irriverente di un gruppo di attori che vengono chiamati dal Papa per allietare la televisione Vaticana”. Arbore ha raccontato com’è nata l’idea del film: “E’ stato un sogno – ha detto – in un momento in cui Luciano De Crescenzo ed io stavamo cercando l’ispirazione per una sceneggiatura. Sognai che il Papa mi telefonava per chiedermi di fare la TV del Vaticano e quando lo dissi al produttore, ne fu entusiasta”. Le riprese sono state girate tra Napoli e la suggestiva cornice della Reggia di Caserta.
Arbore ha poi intrattenuto il pubblico con alcuni aneddoti, come ad esempio lo svenimento di una suora alla vista dell’attore che interpretava il Papa (molto somigliante, peraltro) passeggiando tranquillamente nei corridoi della Reggia tra un ciak e l’altro. ‘Il Pap’occhio’ vede riuniti insieme tutti i protagonisti de ‘L’altra Domenica’, la trasmissione pomeridiana ideata e condotta da Arbore su Rai Due dal 1976 al 1979: Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Andy Luotto, Mario Marenco, Diego Abatantuono, Luciano De Crescenzo e molti altri, senza dimenticare un piccolo cammeo di Martin Scorsese.
Sulla censura è intervenuta dalla platea l’attrice Rosaria De Cicco, invitando a riflettere su quanto sia strano un Paese che bacchetta un film come il Pap’occhio e non ha da ridire su alcuni programmi televisivi di dubbio gusto. “Ho saputo in via ufficiosa che il film è stato visto da alti prelati in Vaticano e che è stato anche molto apprezzato – ha detto Arbore – quindi il discorso sulla censura non mi colpisce più di tanto”.
Arbore, nel rivolgersi agli studenti, ha ricordato il periodo universitario, quando da Foggia si trasferì a Napoli per studiare Giurisprudenza. “A quei tempi mi affidavo a Santa Chiara (che è pure la protettrice del cinema!) per riuscire bene negli studi”, ha confessato. Ritornando alla sua carriera tanto diversa da quella dell’avvocatura, Arbore cita personaggi come Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello e “la loro comicità che resiste nel tempo. Le gag tra Vianello e la Mondaini, ad esempio, hanno messo in scena i vizi e le debolezze umane (in questo caso i litigi tra coniugi) che non sono circoscritti al periodo in cui sono stati ideati, ma riflettono situazioni sempre attuali. Per questo motivo è utile che vengano studiati nei Corsi di Scienze della Comunicazione”.