Riorganizzazione della didattica, dibattito in Consiglio di Facoltà

Consiglio di Facoltà importante, quello che si è svolto ad Economia il 15 ottobre. Tra comunicazioni e animate discussioni su ordinamenti e programmi da rinnovare, si apre un anno che sarà caratterizzato, per tutti, da un’intensa attività. 
L’argomento principale del Consiglio: la discussione sulle proposte per il rinnovo degli ordinamenti. Il documento, fin qui formulato, prevede che i preesistenti cinque percorsi triennali appartenenti alle classi economiche e aziendali, vengono ridotti a tre. Verranno istituiti, un Corso di Laurea in Economia e Commercio, uno in Economia Aziendale ed un ulteriore percorso aziendalistico, appartenente alla classe finanziaria. A questi, bisogna aggiungere i percorsi in Statistica per L’Economia e in Scienze del Turismo. “Credo che quel sentimento di inadeguatezza collettivo, relativo all’offerta nella sua completezza, si possa ritenere attenuato” dice il Preside Achille Basile introducendo l’argomento. Separazione fra triennio e magistrale e maggiore omogeneità della formazione di base, con 103 crediti comuni. Sono queste le principali linee di tendenza. La nuova organizzazione, prevederà delle prassi molto rigide per la formazione dei Corsi di Laurea. Due i requisiti da rispettare: dodici docenti, per ciascun corso di laurea triennale, metà dei quali strutturati e almeno nove insegnamenti, con relativi docenti, replicati ogni 230 studenti. 
Magistrali: il
Preside propone
prove di ammissione
Per le specialistiche, varranno le stesse regole, proporzionate ai numeri. “Il problema delle afferenze è una cascata. Dobbiamo cominciare ad assegnare, a ciascuna materia, un nome ed un cognome. Sarà più facile per le materie di base, ma è un passo che dobbiamo cominciare a fare” sottolinea Basile che non manca di rivolgere alla Facoltà una proposta di un certo peso. “Vogliamo prevedere delle prove di ammissione alla laurea magistrale? Non parlo di istituire il numero chiuso, ma delle prove reali. Per non avere persone nel limbo. Andiamo incontro ad un progressivo aumento delle domande, che rischia di farle esplodere”. Gli interventi e i commenti sono molti. “C’è un eccesso di rigidità nella scelta delle materie. Avrei voluto che ci fosse un confronto tra i nostri laureati e gli altri in termini di occupazione” dice il prof. Alfredo del Monte. L’impostazione del Corso di Laurea in Economia e Commercio suscita molte avversità. Fondato su tre pilastri – uno economico, uno quantitativo ed uno giuridico- prevede un quarto ‘pilastrino’ rappresentato da alcune materie aziendali. Inserite all’interno di un percorso economico, darebbero agli studenti le basi per poter, in seguito, optare anche per una Magistrale di tipo aziendale. Questa scelta ha suscitato le critiche di molti docenti dell’area aziendale. “L’omogeneizzazione facilita, ma non riesco a capire un corso come quello di Economia e Commercio. Non è in linea con le richieste internazionali. Gli studenti potrebbero non comprendere le differenze. Dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte. La chiarezza tra le materie è un criterio europeo. Questa è l’organizzazione di quando io ero studente” sostiene nel suo intervento il prof. Riccardo Mercurio. “Rischiamo una falsa differenziazione” interviene il prof. Paolo Stampacchia. “Molte facoltà hanno istituito un corso di Economia e Commercio, ma si rischia di ingenerare confusione. Che ci fa un profilo aziendale nel percorso formativo? Inoltre, se c’è uno zoccolo di materie comuni, prevedere delle prove non mi sembra opportuno. Non abbiamo risorse illimitate, non possiamo rifasare l’offerta in base alla domanda che si presenta”, interviene il prof. Riccardo Viganò. “I trienni devono essere o molto omogenei o molto differenziati. Il mercato, inizia a dare risposte positive per i laureati triennali, ma è indispensabile capire che la laurea magistrale deve essere diversa nelle metodiche. Porta, naturalmente, alla diversificazione” afferma il prof. Sergio Sciarelli. Il prof. Guido Cella difende il Corso in Economia e Commercio. “Ha un’anima composita. Spero che gli interventi si basino sulla conoscenza dei contenuti”. “Trovo poco condivisibili le critiche a questo Corso. È opportuno, per uno studente, avere tutti gli strumenti per accedere ad una qualunque laurea specialistica” aggiunge dal canto suo il prof. Antonio Blandini. Anche i giuristi, non sono soddisfatti. “Ho appreso, con incredulità, che il Diritto Pubblico e con esso la conoscenza dello Stato, sono spariti dal corso di laurea principale. Non si tratta di un plus valore, è un insegnamento con profonde radici tecnico scientifiche. In questo modo, mancheranno agli studenti gli elementi per capire come si muovono i mercati e tutto il settore legato al diritto dell’economia” afferma il prof. Alberto Lucarelli. “Stiamo organizzando studio e sapere perché vogliamo essere sul mercato, ma la nostra è una grande facoltà, dobbiamo avere un profondo rispetto della tradizione e dello Stato, i cui fallimenti sono stati alla base degli studi che hanno caratterizzato tutti gli ultimi premi Nobel per l’economia” interviene il prof. Ermanno Bocchini. 
Solo 1.000 laureati
su 5mila iscritti
Infine, non mancano interventi di valutazione generale. “Le parole chiave del documento del comitato di vigilanza sono trasparenza, efficienza ed efficacia. Significa utilizzare il personale docente in base all’esperienza e non avere fuori corso. Su 5 mila studenti iscritti da quando è entrata in vigore la riforma, se ne sono laureati solo 1000. Abbiamo lavorato inutilmente, facendo errori enormi” afferma il prof. Francesco Balletta. “L’esperienza di questi anni è stata aberrante. Non penso che aumentare la libertà di scelta sia dequalificante. Il saper fare non è una questione di discipline, ma di metodo” dice il prof. Nicola De Ianni, rivolgendosi un po’ a tutti i presenti. “Ho l’impressione che la tendenza sia di soddisfare la domanda del mercato. Entro certi limiti sono d’accordo, ma seguire pedissequamente questa tendenza, mi sembra discutibile. Data un’offerta che consideriamo qualificante, dovremmo vedere cosa fare nel medio periodo. Per quanto riguarda le materie e i corsi, penso che di ogni piano di studi si debba legittimare il contenuto” interviene il prof. Ugo Marani. “Dopo che avremo approvato gli ordinamenti, vedremo come tutte queste indicazioni si trasformeranno in insegnamenti. Se guardassimo i contenuti prima, rischieremmo di bloccare la riforma e dovremmo abbandonare l’idea di partire già dall’anno prossimo. È chiaro che per materie che appartengono alla tradizione di questa Facoltà, sarà meno difficile immaginare dei percorsi. Andiamo avanti con pazienza ed equilibrio” conclude alla fine il Preside. La lettura del documento sul bilancio personale docente e sulle risorse disponibili, in seguito agli avvicendamenti, conclude la seduta. La prossima è fissata per il 29 ottobre. 
Simona Pasquale
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