Gli esami si avvicinano e i corsi sono ormai entrati nel vivo, con prove intercorso e preappelli che presso tanti Corsi di Laurea cominceranno già a fine mese. “Non abbiamo mai avuto un calendario d’esami, in genere ci si accorda con il docente ma, in questo modo, si sa che si deve sostenere una prova solo pochi giorni prima”, dice Onofrio, iscritto alla Laurea Magistrale in Ingegneria Edile. “Il calendario degli esami è tragico. Abbiamo prove concentrate in pochi giorni. Tutti prevedono, al tempo stesso, lo scritto e l’orale e, se non si riesce a stare perfettamente in regola, c’è sempre il rischio che le date si accavallino. Anzi, spesso con gli esami di anni diversi succede. Eppure anche i migliori hanno un esame o due in arretrato. Solo un paio di persone su quattrocento riescono a stare perfettamente nei tempi”, racconta Rosaria Plaitano, terzo anno di Ingegneria Edile. Al centro dei suoi pensieri, in vista della sessione estiva, c’è l’esame di Scienza delle Costruzioni. “È il più duro di tutti, stiamo seguendo il corso in queste settimane e sosterremo l’esame a giugno – dice la collega Maria Perez De Vera – Per ora la sensazione prevalente è che ci sia ancora tanto da studiare e da comprendere”. Stessi pensieri anche per Giordana Palumbo, iscritta ad Ingegneria Meccanica: “Scienza delle Costruzioni è la materia che desta le maggiori preoccupazioni, soprattutto l’orale. Il programma è già corposo di suo, poi all’esame il docente fa una lunga e molta intensa interrogazione, quindi non è consentito avere alcuna lacuna. Lo scritto, invece, è stimolante e interessante”. Per la collega Simona Paparo, invece, tutte le preoccupazioni si concentrano su Costruzioni di Macchine: “per la ragione opposta, non abbiamo mai visto un esercizio e non sappiamo cosa aspettarci. Manca un mese all’esame ma di pratica, fino ad ora, ne abbiamo fatta zero”. Sapevamo già che il professore stringe tutto alla fine, in pratica a cinque giorni dallo scritto, ma non abbiamo nemmeno un testo di riferimento. Ce ne sono stati proposti una decina, uno dei quali anche in inglese, ma nessuno sul quale esercitarci”, sottolinea la compagna di studi Anna Maria Cuomo.
Una nota dolente, per una Scuola che ha grandi numeri e le cui sedi devono accogliere una quantità sempre crescente di studenti, è rappresentata dalle strutture. “È sempre molto difficile trovare posto nelle aule studio o in biblioteca. Anche le aule di lezione sono spesso carenti ed insufficienti, soprattutto all’inizio di ogni semestre”, sostiene Angelo Petraglia, iscritto alla Triennale in Ingegneria Edile. Chi può cerca di non fermarsi in Facoltà, evitando lo stress della ricerca di un posto. “Non abito lontano, per cui, finite le lezioni, torno a casa. Qui non sai mai dove sistemarti, gli spazi sono sempre sovraffollati e la struttura, nel suo complesso, non offre molte opportunità per studiare. Anche in biblioteca è complicato, certe volte trovi il banco ma manca la sedia, perché qualcuno se l’è portata ad un altro tavolo per studiare in gruppo con persone che non fanno che parlare”, dice Monica Emyno, iscritta ad Ingegneria Meccanica. Su una panchina dell’aiuola interna nei pressi dell’Aula Acquario, al piano terra di Piazzale Tecchio, incontriamo Raffaele, uno studente impegnato a lavorare sul proprio portatile, in condizioni alquanto precarie: “nell’aula studio non c’è mai posto e l’aula da disegno al piano superiore, che viene utilizzata come vitale spazio per studiare, è chiusa. Capita quando a qualche docente viene in mente di averne bisogno per ragioni sue. Così, finché dura la batteria, sto qui. Poi me ne vado a casa”.
Una nota dolente, per una Scuola che ha grandi numeri e le cui sedi devono accogliere una quantità sempre crescente di studenti, è rappresentata dalle strutture. “È sempre molto difficile trovare posto nelle aule studio o in biblioteca. Anche le aule di lezione sono spesso carenti ed insufficienti, soprattutto all’inizio di ogni semestre”, sostiene Angelo Petraglia, iscritto alla Triennale in Ingegneria Edile. Chi può cerca di non fermarsi in Facoltà, evitando lo stress della ricerca di un posto. “Non abito lontano, per cui, finite le lezioni, torno a casa. Qui non sai mai dove sistemarti, gli spazi sono sempre sovraffollati e la struttura, nel suo complesso, non offre molte opportunità per studiare. Anche in biblioteca è complicato, certe volte trovi il banco ma manca la sedia, perché qualcuno se l’è portata ad un altro tavolo per studiare in gruppo con persone che non fanno che parlare”, dice Monica Emyno, iscritta ad Ingegneria Meccanica. Su una panchina dell’aiuola interna nei pressi dell’Aula Acquario, al piano terra di Piazzale Tecchio, incontriamo Raffaele, uno studente impegnato a lavorare sul proprio portatile, in condizioni alquanto precarie: “nell’aula studio non c’è mai posto e l’aula da disegno al piano superiore, che viene utilizzata come vitale spazio per studiare, è chiusa. Capita quando a qualche docente viene in mente di averne bisogno per ragioni sue. Così, finché dura la batteria, sto qui. Poi me ne vado a casa”.