Napoli 1949, una vedova di guerra è costretta a lasciare i suoi quattro figli al Real Albergo dei Poveri, fra questi i due bambini Gaetano e Pasquale che, essendo quasi coetanei, vengono messi nello stesso dormitorio, dove dovranno imparare a difendersi imparando il senso dell’amicizia e dell’unione. È in estrema sintesi la trama de ‘Il serraglio’, edito da LFA Publisher, il primo romanzo scritto da Gennaro Rollo, 32 anni, napoletano, laureato in Chimica Organica alla Federico II, con un passato da ricercatore al CNR e primo classificato all’edizione 2016 del ‘Premio Nanà: nuovi scrittori per l’Europa’, assegnato da una giuria di esperti scegliendo fra quattro romanzi, selezionati da una giuria composta dai ragazzi delle scuole di tutta Italia fra cinquanta volumi loro proposti. Dopo la presentazione alla libreria IoCiSto, il 5 novembre c’è stato il primo incontro con i lettori nei luoghi in cui è ambientato. “È una storia ispirata ai racconti del nonno della mia compagna, che è stato un bambino dell’Albergo. Il resto è una trama narrativa di mia invenzione. Per realizzarlo ho studiato il napoletano, con il quale ho scritto interi passaggi per renderlo più realistico, e, cosa che non mi aspettavo, è piaciuto molto ai ragazzi, anche a quelli non napoletani che, dopo aver superato le prime difficoltà, si sono appassionati. Anzi, alla premiazione ho avuto i complimenti di un gruppo di studenti di Como – dice Gennaro che scrive, e con un discreto successo, fin delle scuole superiori, o come dice lui ‘da quando ero giovane’ – A scuola avevo un gruppo musicale e scrivevo canzoni; con il tempo, mi sono avvicinato alla letteratura, e durante gli anni dell’università ho scritto diversi racconti brevi, vincendo anche dei premi”. Considera le due passioni per la scienza e la letteratura aspetti complementari della sua curiosità, la Chimica per scoprire il mondo, la letteratura per comprendere l’essere umano e la società: “Sono stato ricercatore nel campo degli imballaggi innovativi per alimenti ed ora lavoro per un’azienda farmaceutica. Non sono ancora pienamente affermato dal punto di vista lavorativo e non mi illudo di poter essere uno scrittore che vive solo scrivendo. Se capitasse non mi dispiacerebbe, ma ho sempre amato molto anche il laboratorio. Come lo scrivere, mi fa stare bene”.
Simona Pasquale
Simona Pasquale