Scienze del Servizio Sociale

Anche quest’anno il corso di Diritto Penitenziario, nell’ambito del Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale, punterà, come spiega il prof. Pasquale Troncone ad integrare la teoria con “stimoli applicativi ed esperienze dirette”. Il corso -che si svolgerà nel secondo semestre tutti i giovedì mattina a partire dall’8 marzo- si è sempre basato sull’integrazione delle lezioni teoriche con incontri seminariali e visite a strutture appartenenti al mondo delle istituzioni penitenziarie. Metodo che sembra essere stato finora apprezzato dagli studenti, dato il numero di frequentanti piuttosto alto. 
Oltre alle lezioni quindi spetterà agli incontri seminariali approfondire di volta in volta temi particolarmente interessanti – “uno degli incontri verrà sicuramente dedicato alla legge sull’indulto e ai suoi effetti”, afferma Troncone – grazie anche all’intervento di ospiti esterni, da parte dei quali si attendono le ultime conferme in questi giorni – di sicuro ci sarà  l’intervento di un esponente del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, ma Troncone in passato ha cercato di ampliare il più possibile l’orizzonte dei seminari, intrattenendo rapporti anche con personaggi come Adriano Sofri, che come pochi può incarnare le contraddizioni e problematicità del nostro sistema penitenziario. 
Altro punto  fermo del corso rimane la convenzione diretta con il Ministero della Giustizia, che oltre a facilitare l’accesso a fonti e istituzioni nell’ambito del sistema penitenziario – per fare un esempio, la possibilità per i ragazzi di poter accedere a fonti statistiche ministeriali per le tesi di laurea in materia –  garantisce anche la formazione successiva, permettendo ad esempio di svolgere attività di tirocinio in strutture di competenza ministeriale.
Una materia, quella del Diritto Penitenziario in continua evoluzione – per fortuna – grazie soprattutto alle pressioni esercitare sul nostro governo dalla Comunità Europea. “Sto seguendo la legge in via di approvazione al Ministero sull’istituzione di una figura di ‘garante per i diritti dei detenuti – spiega il professore- Si tratta di un provvedimento nazionale che segue a recenti modifiche introdotte dalle regioni (in Campania lo scorso luglio) e che attualmente è al vaglio della Camera”. La legge prevede l’istituzione di una figura istituzionale da inserire in quelle che dovranno essere vere e proprie commissioni per i diritti umani, all’interno delle strutture penitenziarie, che avrà il compito di informare e sostenere il detenuto riguardo ai suoi diritti fondamentali: dal diritto alla corrispondenza, ai colloqui, all’accesso assistenza sociale e agli strumenti legali. “Una figura quindi di formazione giuridica ma che lavorerà in integrazione con assistenti sociali”. 
Ma uno dei punti di forza principali del corso rimane probabilmente quello delle visite esterne che permettono ai ragazzi di farsi per lo meno una primissima idea di esperienza sul campo: prima di tutto un penitenziario napoletano, quest’anno Poggioreale; poi la visita a Roma al Museo Criminologico  e all’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe), centro di assistenza sociale che si occupa di monitorare i condannati a pene extramurarie, ai quali è stata assegnata ad esempio un’attività lavorativa. Il  centro è stato visitato ogni anno, e diversi ragazzi lo scorso anno lo hanno scelto per svolgervi il tirocino previsto dal piano di studi. 
Anche le visite alle vere e proprie strutture penitenziarie sono state molto seguite durante gli altri anni del corso. Visite che offrono la possibilità di vedere gli uffici, la direzione e la parte accessibile delle celle, oltre ovviamente al centro interno degli assistenti sociali, che svolgono nella struttura un servizio stabile di assistenza ai detenuti cui si aggiungono eventualmente a seconda del caso anche altre figure professionali come psicologi o sociologi. “Dopo una di queste visite,  una studentessa ha realizzato uno studio sulla redistribuzione degli assistenti sociali nella struttura carceraria – racconta il prof. Troncone- che è stato inviato – e molto apprezzato al carcere di Isernia, in quel periodo in fase di riorganizzazione”. 
Viola Sarnelli
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