Un parterre gremito di fan ha accolto il 6 marzo, in un vivo clamore di applausi, l’arrivo di Serena Autieri presso l’Aula DSU 4 nella sede del Dipartimento federiciano di Studi Umanistici. Una location insolita in cui quasi 200 studenti, buona parte iscritti al Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna, hanno avuto il privilegio di incontrare l’attrice. Nata a Soccavo, la Autieri, volto noto del panorama artistico attuale, è un talento poliedrico e versatile che non ha bisogno di presentazioni. In scena fino al 12 marzo al Teatro Augusteo, si cimenterà nei panni di ‘Diana & Lady D’, prima opera teatraleù sulla vita della Principessa del Galles a 20 anni dalla sua prematura scomparsa. L’iniziativa, organizzata dall’Augusteo in collaborazione con il quindicinale di informazione universitaria Ateneapoli e l’Università Federico II, vuole essere “un segnale di conferma della vicinanza tra le istituzioni culturali, il Teatro in primis,e il tessuto sociale, ma anche dell’interazione possibile tra arte e città in ambito universitario, avamposto quest’ultimo di tradizione e contemporaneità”, esordisce il prof. Andrea Mazzucchi, Coordinatore del Corso in Filologia Moderna, porgendo inoltre in apertura i suoi sinceri ringraziamenti a Gennaro Varriale, Direttore di Ateneapoli. “Obiettivo precipuo del Dipartimento è portare un’attenzione sensibile, ma non soloteorica, alle arti performative incrociando le personalità che animano il mondo dello spettacolo”, continua il filologo dantesco, cogliendo l’occasione per rammentare il recente debutto alla Federico II di un Corso di Laurea Magistrale in ‘Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria’, nonché la presenza di un Master di II livello – attivo da diversi anni – in ‘Drammaturgia e Cinematografia’, coordinato dal prof. Pasquale Sabbatino. Al centro del dibattito con l’attrice non vi è di certo una lezione professorale, bensì “la riflessione collettiva su uno spettacolo dedicato a un’icona pop così cara all’immaginario mondiale – riprende Mazzucchi – sulla cui memoria numerosi semiologi ed esperti di Visual Studies hanno fatto convergere i propri studi includendola tra le figure cruciali del nostro tempo”. Tale è la premessa d’intenti che calza a pennello con gli argomenti esplorati dalla prof.ssa Adriana Mauriello nel suo corso di Letteratura Italiana. “Quella di oggi è un’occasione speciale per mettere a confronto la tradizione teatrale con un testo drammaturgico moderno. La pièce, infatti, si presenta come un interessante esperimento di analisi di un profilo femminile altamente enigmatico”, afferma la docente paragonando Diana a un’eroina tragica realmente vissuta, prima di cedere il microfono alla famosa interprete. C’è chi approfitta del tema per farle una domanda tout court: “Lady D ha un corrispettivo drammaturgico nell’universo shakespeariano?”. “Dovrei pensarci, potrebbe essere Giulietta per certi versi, Desdemona per altri. Certamente la sua storia ha tutta la stoffa del mito letterario classico”. Il racconto di Lady D: un inno alla vita, all’amore, alle donne Non solo una dedica alla principessa, ma un autentico inno alla vita emerge nel racconto della favola amara impersonata dalla Autieri,
nella recitazione e nel canto. “Pur essendo in cattedra, mi sento più dalla vostra parte – rivela l’attrice – poiché ogni volta che devo affrontare un provino o un copione anch’io mi sento sotto esame. Tuttavia, mi sforzo di adempiere al mio compito con professionalità e una massima da tenere bene a mente: ‘lo studio ti salva’”. Un lavoro arduo, infatti, durato due anni, quello compiuto dall’attrice per entrare nelle due anime della Spencer, la Lady D pubblica e la Diana privata (lo stesso titolo dello spettacolo evoca due donne). “Interpreto sia la principessa di facciata, l’icona planetaria più glamour dei rotocalchi, sia colei che si abissa con la sua fragilità in un naufragio esistenziale”. Una voce in sala chiede incuriosita: “Si dà più spazio a una Diana sottomessa agli eventi e vittima della pressione mediatica o alla sua immagine anticonformista?”. “A entrambe, in egual misura. A una Diana prigioniera della gabbia dorata si affianca una Diana ribelle, che vuole uscirendal sistema imposto dalla Corona. Si pensi al suo impegno sociale e umanitario. Certamente, l’autore ha voluto tirare fuori la parte intima,mche non tutti conosciamo, per salvarla e riscattarla”. Accolto finora dalla critica e dal pubblico con grande entusiasmo, ‘Diana & Lady D’ è anche un pretesto per parlare delle donne, in particolare di “quelle che non riescono ad avere voce e hanno
vite complicate, mortificate nell’indifferenza”. Argomento che giunge puntualmente in concomitanza con la ricorrenza dell’8 marzo. “La donna ha un ruolo complesso, perché testimonia la difficoltà di vivere una vita sola e abbracciarla tutta. Non lo dico da femminista, ma in quanto madre e lavoratrice, impegnata come altre
in tanti altri ruoli da ricoprire con sacrificio, coraggio, amore”. Maria Vittoria, studentessa, domanda a tal proposito: “Qual è la sua opinione in merito alla condizione attuale di donne costrette ancora oggi a subire soprusi?”. “Mi crea immenso dolore. Malgrado l’emancipazione, nella nostra società si verificano ogni giorno casi di femminicidio. Noi abbiamo un solo antidoto: comunicare, attraverso l’arte, dei messaggi, primo tra tutti la libertà femminile”. Dopo un duello senza esclusione di colpi in cui si sdoppiano e si sovrappongono due identità in collisione, avviene sul finale la riconciliazione tra le due personalità di Diana. “Le due donne si incontrano, si perdonano, si prendono per mano e arrivano alla morte insieme”, anticipa la Autieri per poi incantare la platea in un monologo a due voci sull’amore. Scroscia ancora un lungo applauso, seguito da un’ultima domanda del prof. Matteo Palumbo: “Dopo più di 10 anni di lavoro in teatro, televisione, musica e cinema, in quale di queste espressioni artistiche si riconosce di più? Quante anime ha Serena Autieri?”. “Infinite – lei risponde – e tutte indissolubili. Tv, fiction, cinema, in qualche modo si accomunano, poiché si è come ingranaggi di una macchina. Invece il palcoscenico è una sfida unica. Non ci sono filtri né montaggio, ma tu sola a dimostrare quanto vali”. “E il doppiaggio?”, insiste il docente di Letteratura Italiana. “Ci vuole una dizione perfetta e uno studio costante, ma è stata una mia grande soddisfazione”, continua l’attrice. L’ovazione del pubblico la convince a intonare un pezzo della colonna sonora del film di animazione Disney ‘Frozen’, in cui la Autieri ha prestato la voce, nonché le sue eccelsi doti canore, al personaggio di Elsa. Un selfie di gruppo incornicia la conclusione dell’incontro, mentre gli studenti si accalcano in massa per non lasciarsi scappare l’attrice per un autografo o una foto ricordo prima di rivederla col diadema in una performance che – si vocifera – è in trattativa per giungere al cospetto dei principi britannici.
Sabrina Sabatino
nella recitazione e nel canto. “Pur essendo in cattedra, mi sento più dalla vostra parte – rivela l’attrice – poiché ogni volta che devo affrontare un provino o un copione anch’io mi sento sotto esame. Tuttavia, mi sforzo di adempiere al mio compito con professionalità e una massima da tenere bene a mente: ‘lo studio ti salva’”. Un lavoro arduo, infatti, durato due anni, quello compiuto dall’attrice per entrare nelle due anime della Spencer, la Lady D pubblica e la Diana privata (lo stesso titolo dello spettacolo evoca due donne). “Interpreto sia la principessa di facciata, l’icona planetaria più glamour dei rotocalchi, sia colei che si abissa con la sua fragilità in un naufragio esistenziale”. Una voce in sala chiede incuriosita: “Si dà più spazio a una Diana sottomessa agli eventi e vittima della pressione mediatica o alla sua immagine anticonformista?”. “A entrambe, in egual misura. A una Diana prigioniera della gabbia dorata si affianca una Diana ribelle, che vuole uscirendal sistema imposto dalla Corona. Si pensi al suo impegno sociale e umanitario. Certamente, l’autore ha voluto tirare fuori la parte intima,mche non tutti conosciamo, per salvarla e riscattarla”. Accolto finora dalla critica e dal pubblico con grande entusiasmo, ‘Diana & Lady D’ è anche un pretesto per parlare delle donne, in particolare di “quelle che non riescono ad avere voce e hanno
vite complicate, mortificate nell’indifferenza”. Argomento che giunge puntualmente in concomitanza con la ricorrenza dell’8 marzo. “La donna ha un ruolo complesso, perché testimonia la difficoltà di vivere una vita sola e abbracciarla tutta. Non lo dico da femminista, ma in quanto madre e lavoratrice, impegnata come altre
in tanti altri ruoli da ricoprire con sacrificio, coraggio, amore”. Maria Vittoria, studentessa, domanda a tal proposito: “Qual è la sua opinione in merito alla condizione attuale di donne costrette ancora oggi a subire soprusi?”. “Mi crea immenso dolore. Malgrado l’emancipazione, nella nostra società si verificano ogni giorno casi di femminicidio. Noi abbiamo un solo antidoto: comunicare, attraverso l’arte, dei messaggi, primo tra tutti la libertà femminile”. Dopo un duello senza esclusione di colpi in cui si sdoppiano e si sovrappongono due identità in collisione, avviene sul finale la riconciliazione tra le due personalità di Diana. “Le due donne si incontrano, si perdonano, si prendono per mano e arrivano alla morte insieme”, anticipa la Autieri per poi incantare la platea in un monologo a due voci sull’amore. Scroscia ancora un lungo applauso, seguito da un’ultima domanda del prof. Matteo Palumbo: “Dopo più di 10 anni di lavoro in teatro, televisione, musica e cinema, in quale di queste espressioni artistiche si riconosce di più? Quante anime ha Serena Autieri?”. “Infinite – lei risponde – e tutte indissolubili. Tv, fiction, cinema, in qualche modo si accomunano, poiché si è come ingranaggi di una macchina. Invece il palcoscenico è una sfida unica. Non ci sono filtri né montaggio, ma tu sola a dimostrare quanto vali”. “E il doppiaggio?”, insiste il docente di Letteratura Italiana. “Ci vuole una dizione perfetta e uno studio costante, ma è stata una mia grande soddisfazione”, continua l’attrice. L’ovazione del pubblico la convince a intonare un pezzo della colonna sonora del film di animazione Disney ‘Frozen’, in cui la Autieri ha prestato la voce, nonché le sue eccelsi doti canore, al personaggio di Elsa. Un selfie di gruppo incornicia la conclusione dell’incontro, mentre gli studenti si accalcano in massa per non lasciarsi scappare l’attrice per un autografo o una foto ricordo prima di rivederla col diadema in una performance che – si vocifera – è in trattativa per giungere al cospetto dei principi britannici.
Sabrina Sabatino